«In città ci sono quaranta cadaveri», che è non il macabro titolo dell’ultimo horror del grande schermo. Piuttosto l’annuncio funebre di Lidia Ravera sulla morte di altrettanti cinema della Capitale. Una sorta di necrologio sulla crisi delle sale più che dell’industria del film. Ma uscire dalla crisi si può attraverso una autentica rivoluzione copernicana che trasferisca la magia dello schermo al libro. Più precisamente, che li faccia convivere. Ecco allora che la biblioteca diventa una sala cinematografica, ma soprattutto luogo di incontro per crescere insieme. «Un avamposto di alfabetizzazione per chi non ha consuetudine con la parola scritta», sottolinea l’assessore alla Cultura e alle Politiche Giovanili della Regione Lazio. «Cinema nelle biblioteche», progetto Anac (Associazione nazionale autori cinematografici) che nel Lazio è scattato ieri e si concluderà a settembre, in sedici biblioteche comunali. Quattro nella Tuscia (Viterbo, Soriano, Canepina e Vignanello), trasformate in altrettante sale messe a disposizione delle amministrazioni locali e con il coinvolgimento delle scuole. Una selezione di venti film a basso costo di produzione e scarsa visibilità nella distribuzione tradizionale (www.cinemanellebiblioteche.it). Si è cominciato ieri a Viterbo con ”Biagio” di Pasquale Scimeca, prima opera in cartellone di una antologia che probabilmente non contempla aspirazioni ai prossimi Oscar, che invece ha l’obiettivo di contribuire alla crescita culturale di tanti giovani. Ma non solo. In altre parole, un cinema che non ha interessi commerciali, ma culturali. La biblioteca che diventa luogo di incontro e di dibattito. Dunque di crescita. E, perché no, anche operazione preziosa di salvataggio di tante sale cinematografiche ermeticamente serrate da anni (Viterbo può contare su alcune tristi testimonianze) o che si accingono a proiettare il loro ultimo lungometraggio. «Questo cinema, il nostro cinema – puntualizza l’assessore Ravera in sede di conferenza stampa al Consorzio Biblioteche di Viterbo – spesso ha vita beve, ma offre certamente la possibilità di conoscere un cinema diverso. Bisogna uscire per andare al cinema, uscire per andare in biblioteca. Invece di svenire sul divano mentre, sull’elettrodomestico di sempre, scorrono immagini che non hai scelto. E che non sono state scelte per te». Cultura, ma non solo. Come spiega Paolo Pelliccia, commissario straordinario della Biblioteca consorziale del capoluogo. Evoca il ”Piano Marshall” che nel primo dopoguerra fu determinante per far rinascere il Paese: «In Italia vi sono 7.500 biblioteche che potrebbero essere trasformate in altrettante sale cinematografiche solo che fossero dotate di una copia dei film prodotti. Un autentico patrimonio la cui gestione potrebbe permettere l’assunzione di altrettanti ragazzi. Intanto partiamo con questo progetto e vi assicuro che è soltanto l’inizio».
In foto Assessore alla Cultura Regione Lazio Lidia Ravera con Commissario Straordinario Paolo Pelliccia nella Conferenza di presentazione del 2 marzo.