Tante le iniziative promosse nelle scuole di ogni ordine e grado di Viterbo e provincia, per dire no al bullismo e sì alla costruzione di autentiche relazioni solidali. L’Istituto Orioli espone nodi blu grandi sulle porte degli Istituti, sede centrale e succursale , fiocchi più piccoli sulle porte delle aule.Il bullismo sarà il tema trattato dagli insegnanti di lettere in ogni classe di ogni indirizzo per rendere protagonisti gli alunni di una giornata contro il bullismo e il cyberbullismo che il Miur ha istituito per sensibilizzare al fenomeno la società civile.Il Santa Rosa risponde a questa chiamata all’impegno educativo contro ogni forma di discriminazione, e soprattutto di bullismo e cyberbullismo, aderendo all’iniziativa del tavolo provinciale contro il bullismo e il cyberbullismo coordinato dal Cts Alceo Selvi di Viterbo in collaborazione con il locale provveditorato agli studi. Nello specifico si tratterà di interrompere la normale lezione, al suono definito della campanella (un unico orario per tutta la provincia di Viterbo) per aprire una discussione sulle tematiche del bullismo, cyberbullismo e relativi vissuti e climi di classe.
Ogni giorno in molte scuole si registrano episodi di bullismo e cyberbullismo. Per il Concy (Centro nazionale cyberbullismo), un ragazzo su quattro in Italia tra 11 e 17 anni è stato coinvolto. ll bullo c’è sempre stato ma negli ultimi anni si riscontra maggiore rabbia, aggressività, mancanza di empatia. E si abbassa l’età: prima il bullo aveva dai 14 ai 16 anni; ora si inizia già tra i 7 e gli 8 anni.
Ma qualche segnale positivo c’è. I ragazzi stessi sono più consapevoli di questo fenomeno e hanno un maggior senso di giustizia: l’85,8% ritiene giusto denunciare un comportamento persecutorio a genitori e insegnanti.
La definizione di bullo risale al 1996, allorchè Dan Olweus ha affermato che “uno studente è vittima di bullismo, ovvero è prevaricato e vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, ad azioni offensive da parte di uno o più compagni”. In linea generale sono identificabili tre tipi di comportamento aggressivo, tutti e tre caratterizzati da intenzionalità, persistenza e squilibrio di potere:
-violenza fisica diretta
-violenza verbale
-violenza relazionale (indiretta) caratterizzata da violenza psicologica (diffamare, isolare, escludere la vittima).
Chi è il cyberbullo?
In altri termini, il cyberbullo è molto spesso un bambino o un adolescente che mette in atto prevaricazioni, spesso rafforzato dal gruppo dei bulli gregari (o bulli passivi), che online si configurano come tutti quelli che contribuiscono a diffondere le offese, le discriminazioni o che semplicemente, anche solo con un “like”, confermano il cyberbullo nel suo comportamento discriminatorio. I ragazzi si sentono ancora più forti pensando che la rete garantisca loro l’anonimato. La distanza fisica creata dallo schermo riduce l’empatia, e quindi la capacità di comprendere lo stato d’animo della vittima, amplificandone le conseguenze. Questa forma di bullismo può essere maggiormente nascosta al mondo degli adulti, data la generale maggiore competenza tecnologica dei ragazzi rispetto ai genitori.
Un fenomeno in crescita
Le denunce alla polizia postale per reati connessi al cyberbullismo a danno di minori sono cresciute del 65%, passando dalle 235 del 2016 alle 388 del 2018. Ciò che preoccupa è anche l’età sempre più bassa sia delle vittime che dei cyberbulli, basti pensare che il 70% degli under 14 è presente sui social, come si rileva dai dati del Ministero dell’Istruzione.
Dal 2017 c’è una legge che protegge le vittime di bullismo e cyberbullismo.
www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/06/3/17G00085/sg