Incontriamo Luciano Passini e Renato Moretti nei locali del Palazzo della Cultura di Caprarola. Un ambiente luminoso e modernissimo, a disposizione della collettività e soprattutto dei giovani, che qui possono usufruire di una palestra, una sala video, una biblioteca multimediale e cartacea, di una ventina di computer connessi ad internet, di una scuola di musica e di uno studio di registrazione. Alle pareti, una dettagliata cronistoria illustrata della città, che avvolge le scalinate che portano al piano superiore, dedicato al turismo. Qui si trovano pannelli divulgativi e teche espositive sulla storia, l’arte, la tradizione e la natura di quello scrigno inesauribile di tesori che è Caprarola, antica e gloriosa corte dei Farnese tra il Cinquecento e il Seicento, borgo progettato dal Vignola che oggi sorge anche nei pressi di una splendida Riserva Naturale. In questo luogo proiettato al futuro, parleremo del passato, e di come sia importante rivalorizzarlo e tutelarlo. Passini e Moretti sono rispettivamente presidente e vicepresidente del Centro Studi e Ricerche della cittadina in provincia di Viterbo: entrambi sinceramente appassionati della sua storia e dell’arte che essa custodisce. «La passione per me è esplosa dopo un periodo di lavoro trascorso fuori», esordisce Passini,che è autore di due pubblicazioni su Caprarola. «Ero attratto dalle fonti dirette, gli archivi e le antiche carte. Le trovavo molto più appaganti». «Lui è uno studioso storico, io preferisco definirmi un “curioso” storico», aggiunge sorridendo Moretti, ex comandante dei vigili urbani in pensione. Da venticinque anni, da quando cioè è nato il Centro Studi, Passini, Moretti e altri volontari caprolatti si occupano di valorizzare e tutelare l’ingente patrimonio storico e artistico di Caprarola e di renderlo fruibile per gli abitanti del borgo e per i turisti, che arrivano in gran numero a visitare Palazzo Farnese, le Scuderie e i parchi circostanti. Ma a Caprarola ci sono anche eleganti palazzi rinascimentali tutti da scoprire, e bellissime chiese sconosciute ai più, che contengono ancora capolavori notevoli. «Nella chiesa di Santa Teresa si trova una tela di Guido Reni. E recentemente, nella chiesa della Madonna della Consolazione, è stato individuato un dipinto che probabilmente è da attribuire ad Annibale Carracci», racconta Passini. «Il patrimonio storico e artistico di Caprarola è stato abbandonato a sé stesso per troppo tempo e c’è ancora molto da riscoprire. Quanto alla nostra attività, una quindicina d’anni fa abbiamo cominciato con il portare alla luce affreschi nascosti sotto un intonaco nella chiesa di San Marco. Affreschi che poi sono stati restaurati e restituiti al pubblico. Così abbiamo iniziato». «Quando le persone hanno visto che c’era qualcuno che si dava da fare e otteneva dei risultati, hanno cominciato ad interessarsi, a suggerire altre opere bisognose di interventi. Da lì siamo passati al resto. Non siamo in molti, ma quando vediamo che c’è risposta da parte della cittadinanza, troviamo la forza di andare avanti», continua Renato Moretti, alternandosi con Passini in sintonia. «Nel tempo questo ci ha dato modo di allacciare una serie di rapporti con le istituzioni preposte, e si è innescato un rapporto diretto, positivo con la Sovrintendenza. Ci facciamo promotori di un certo intervento, insistiamo perché si faccia; a volte, siamo soltanto un tramite». I finanziamenti arrivano dalla Regione Lazio, dalla Provincia, dalla Fondazione Carivit, ma non coprono mai il cento per cento del totale necessario. «Il resto lo dobbiamo trovare noi, tramite raccolte di fondi, o sponsor privati attenti al mondo dell’arte. Ma va considerata anche la partecipazione popolare: la vecchietta che ci dà cinque euro, perché magari è devota ad un certo dipinto… i rivoli che vengono dalla collettività hanno ancora più valore», aggiunge Luciano Passini. Il Centro Studi e Ricerche pubblica articoli su riviste specializzate e organizza incontri e convegni. E tramite i suoi volontari, cerca di far promozione turistica tenendo aperti luoghi che altrimenti rimarrebbero chiusi. «La domenica mattina apro la chiesa della Consolazione per farla vedere ai turisti che vengono a Caprarola. Quella chiesa è un gioiello ed è un vero peccato non valorizzarla», afferma Moretti. A Caprarola arrivano soprattutto gruppi di turisti in pulman, organizzati dalle scuole o di terza età. Il punto focale di interesse è ovviamente Palazzo Farnese, che rischia però di monopolizzare l’interesse del visitatore, facendogli trascurare il resto del paese. «Questo è stato un punto su cui ci siamo sempre battuti. Purtroppo Caprarola è una via principale in salita. Un problema per i turisti più anziani. Si dovrebbe studiare un percorso turistico obbligato. Io credo che il Vignola, quando ha progettato il borgo, ha concepito la visita al palazzo in salita, passando accanto ai bei palazzi farnesiani, per vederlo infine in fondo al viale, in tutta la sua magnificenza. Visitare Caprarola come viene fatto oggi secondo me non ha senso. Per i turisti attenti all’arte e ai valori artistici, si potrebbe studiare un pacchetto di due giorni: il primo in visita alle bellezze del lago e della Riserva, il secondo per vedere le bellezze che l’uomo ha creato», conclude Renato Moretti. In un paesaggio monopolizzato dai noccioleti, il Centro Studi si occupa anche di ricostruire il passato. «Quando negli anni Trenta e Quaranta si è iniziato a impiantare le nocciole, si scavava e si trovavano ruderi, resti archeologici… nessuno vi badava. A differenza dei paesi intorno, qui non ci sono emergenze archeologiche. Caprarola è tabula rasa, come se la sua storia cominciasse soltanto con i Farnese. Come associazione, stiamo monitorando il territorio e cercheremo di ricostruire i tasselli. Il nostro passato c’è, nascosto da qualche parte. Dobbiamo solo ricostruirlo».
Luciano Passini e Renato Moretti a Caprarola il luogo di scambio dei saperi e delle esperienze
di Donatella Agostini