La Macchina di Santa Rosa edizione 2019 dalla A alla Z

di Sara Grassotti

Si è appena concluso il Trasporto della Macchina di Santa Rosa, quest’anno cadente in un martedì in cui per molti le ferie erano già finite e così i turisti non sono arrivati numerosi come si auspicava. Il quinto impeccabile trasporto della macchina di Raffaele Ascenzi ha riservato emozionanti girate, suspense a piazza del Comune e il trionfale arrivo al Santuario segnando i momenti di una serata che pur ripetendosi da secoli emoziona sempre come la prima volta.
Abbiamo compilato l’alfabeto di Santa Rosa per evidenziarne fatti e personaggi che hanno distinto questa edizione.

A come Ascenzi Raffaele , l’alfabeto lo inserisce a giusto merito nella prima posizione.
già facchino, ideatore, costruttore di Gloria al suo quinto trasporto, sempre presente, sempre al suo posto, mai fuori le righe: “Il trasporto lo dedico a mia moglie Valeria e alla nostra felicità”. Con un pensiero rivolto a sua sorella Nicoletta che se ne è andata troppo presto . Raffaele custodisce un sogno: l’esposizione per tutto l’anno della Macchina di Santa Rosa. Intanto abbiamo la certezza del prolungamento di un anno di Gloria.

B come Braconcini Gianluca, viterbese vero a cui va il merito di essere il cultore appassionato del dialetto e della memoria storica di Viterbo, attraverso la cultura popolare e letteraria, i toni i generi, le forme che rispolvera e ne fa dono spontaneo alla comunità viterbese, soprattutto ai giovani. In questa Santa Rosa ci ha fatto riscoprire la figura di Rosa Papini prima donna dell’ottocento alla guida della Macchina.

C come Corteo Storico: Annullata l’uscita a causa del maltempo che avrebbe messo a rischio i costumi.

D come divieti: il Comando di Polizia Locale in efficienza organizzativa ha emanato varie disposizioni riguardanti il traffico e la sosta veicolare nelle zone di svolgimento del programma. Sulla viabilità tutto ha funzionato, mentre per quanto concerne i divieti delle sedie lungo il percorso, sono regolarmente comparse, addirittura più ingentilite.

D come De Carolis Marco, assessore al Turismo e alla Cultura non ha mai mancato a un appuntamento pubblico ma troppo silente e sintetico lo vogliamo più loquace e sorridente.

E come Edilnolo: rappresentata in buona sostanza dal costruttore Vincenzo Fiorillo, ha riservato una grande operatività e un grande spirito di collaborazione nel rispetto dei ruoli. Tutto questo ha prodotto quell’armonia indispensabile nell’entourage della Macchina e il risultato è stato reso evidente agli occhi di tutti. Fiorillo c’è sempre.

F come FACCHINO a rappresentare l’essenza degli uomini forti che portano la Macchina ci hanno pensato Mammorappo ed Elia Caprera regalandoci un video, una canzone scritta da Elia Caprera da una idea di Mammorappo. “Il Facchino” è emozione pura, ci descrive il patos di essere facchino reso credibile da chi vive davvero una passione, una devozione, eletto come il vero Inno del Facchino divenuto virale sul web. Il resto solo chiacchiere da bar.

G come Gloria: il Volo d’Angeli di Giuseppe Zucchi e Gloria hanno come unico denominatore quello di aver fatto presa nel cuore dei viterbesi. 28 metri d’altezza dalle spalle dei facchini e 50 quintali di peso, è l’identikit di Gloria. Il progetto è dell’architetto Raffaele Ascenzi, mentre la Edilnolo ne ha curato la costruzione e l’assemblaggio. Cinque trasporti come prevede appalto, con la concessione di uno in più… per l’appuntamento a tutto tondo del 2020.

G come Girata a piazza del Teatro dedicata al regista Zeffirelli e al commerciante vittima del tremendo fatto di cronaca in via Emilio Bianchi

H come Hotel non hanno fatto il pieno come speravano pensando a un weekend lungo, motivo di riflessione che deve portare il Comune verso una programmazione anticipata della Festa sorretta da comunicazione più ammiccante e centrata sui target.

Lux Rosae, 18 “messaggere” per una dedica alla figura femminile hanno portato da Piazza San Pietro di Roma fino a San Sisto la fiaccola che ha acceso gli ultimi lumini di “Gloria”.

M come Mini Facchini, un plotone di piccoli eroi che con l’orgoglio puro dei grandi hanno portato sulle spalle il peso delle Mini Macchine, rappresentative di tre porzioni di una città, che però era tutta per loro. Santa Barbara- Pilastro e Centro Storico

O come Ospiti: sarà stata la crisi di governo in corso che ha posto tutti i politici in posizione allertata, ma di politici se ne sono visti davvero pochi, non è mancato l’affezionato Maurizio Gasparri, presenti gli onorevoli di casa Mauro Rotelli e il senatore Umberto Fusco, c’era Patrizia Nardi della rete grandi macchine a spalla. Claudio Lotito, non è arrivata l’annunciata Virginia Raggi, sindaco di Roma, c’erano Giorgetti e Bussetti, la Soprintendente Margherita Eichberg. Accompagnata dall’Onorevole Fioroni, la ex ministra della salute Beatrice Lorenzin insieme ad altri ospiti in una cena privata da Schenardi.

P come Pioggia, è stata insidiosa e ha accompagnato i due giorni che precedono la Macchina, modificandone a tratti il programma ma il 3 settembre come sempre accade, il Trasporto è stato sfiorato solo da un vento che si è rivelato gradevole per la folla e non insidioso per il Trasporto come ha dichiarato il capo facchino Sandro Rossi.

R come Rosa da Viterbo la Santa Patrona a furor di popolo che aspetta di essere proclamata Santa dagli organi della Chiesa. Nel 1252 papa Innocenzo IV pensa di farla santa e ordina un processo canonico, che forse non comincia mai. Nel 1922 Benedetto XV ha proclamato Rosa patrona della Gioventù Femminile di Azione Cattolica.

S come Spirito di collaborazione: tra costruttore Vincenzo Fiorillo e ideatore Raffaele Ascenzi che ha reso la macchina più bella, perché quando c’è armonia tra chi ha il compito di costruirla e quello di progettarla il risultato è evidente agli occhi di tutti.

Semo tutti d’un sentimento «Ciuffi di Santa Rosa, accapezzate il ciuffo», «Semo tutti d’un sentimento?», «Facchini di Santa Rosa, sotto col ciuffo e fermi…Sollevate e fermi» «Per Santa Rosa, avanti!…Posate piano, adagio sono le parole che Sandro Rossi il capo facchino della Macchina di Santa Rosa ha pronunciato anche ieri a Viterbo come accade ormai da secoli

Salita che, nel massimo sforzo, viene effettuata quasi a passo di corsa, con l’aiuto di corde in aggiunta e di travi dette “leve” che spingono la Macchina posteriormente. L’ultimo sforzo prima che la Macchina con la Santa venga messa a “riposare” davanti al Santuario dove rimarrà in ammirazione per alcuni giorni.

U come Unesco “Il riconoscimento dell’Unesco alla Macchina di Santa Rosa è il premio alla città di Viterbo, a una devozione e una passione che sono straordinari e, come sottolineato dal Comitato delle Nazioni Unite, a un vero e proprio modello da imitare, La Macchina di Santa Rosa lo divide con  Nola, Palmi e Sassari.

V come Viterbo: ricca di bellezze che tutti ci invidiano, un quartiere medioevale autentico si è presentata alla sua santa non con l’abito migliore, per chi si è trovato ad attraversare i vicoli ha trovato le strade ricoperte di buche, del verde pubblico nessuna traccia, la nostra città necessita di un rifacimento delle strade della pulizia dei tombini per evitare che locali e strade si allaghino con i primi acquazzoni, di un rifacimento delle facciate nel centro storico.

Z come Zampilli
delle Fontane in piazza dei Caduti, hanno sostituito i fuochi d’artificio di Valle Faul concedendo ai viterbesi del dopo macchina giochi d’acqua e di luce. Ha rappresentato una delle novità di questa edizione 2019. Non tutti gli spettatori hanno gradito come un papà con il bambino in spalla che ha detto a voce alta, “Spettacolo bello, ma i fuochi di artificio sembra che arrivino dal cielo guardi in alto e sogni”.

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