Perché gli storni amano Viterbo

Alzando gli occhi al cielo in questo periodo dell’anno, di mattina e di sera, può capitare di vedere un gran numero di piccoli uccelli volare in gruppo, disegnando complesse scenografie aeree: sono gli storni, o Sturnus vulgaris secondo la denominazione scientifica, piccoli uccelli migratori di cui esistono tra i 200 e 100 milioni di esemplari nel mondo, in Italia sono stati stimati tra uno e quattro milioni. Se nelle città del nord Italia tendenzialmente passano per migrare più a sud, mentre in altre località del centro come Viterbo  e del sud vivono per tutto l’anno. D’inverno comunque ce ne sono di più, perché la popolazione residente viene raggiunta da stormi che provengono dall’Europa settentrionale e orientale, ma si presume che in generale il loro numero in Italia stia aumentando. In generale non è una specie molto affezionata ai luoghi in cui si trova a fare il nido e a migrare: sia le variazioni climatiche che la disponibilità delle risorse alimentari spingono gli storni a cambiare le proprie abitudini. In Italia i primi storni migratori arrivano a metà agosto, ma il grosso della migrazione, a cui partecipano decine di milioni di uccelli, avviene dalla fine di settembre all’inizio di novembre. Questo periodo comunemente è quello in cui si possono vedere più stormi nelle città del nord Italia, ma vuoi che il cambio climatico abbia disorientato anche loro tanto da creare spostamenti di periodo.

Che animali sono gli storni
Gli storni sono lunghi circa 20 centimetri e hanno le penne perlopiù nere, vagamente iridescenti; quando li si guarda da vicino, d’inverno, si possono notare piccole macchie bianche sul piumaggio che d’estate non ci sono. Quelli con le penne un po’ più marroncine sono gli esemplari più giovani, mentre non ci sono praticamente differenze tra femmine e maschi. Le zampe sono rosa, mentre il becco è nero d’inverno e giallo d’estate. Le uova invece sono azzurrine. Si accoppiano due volte all’anno, in primavera e in estate. Sono uccelli piuttosto rumorosi e gregari: stanno insieme anche di notte, dormendo in aree favorevoli per ospitarne in gran numero, come canneti e alberi cittadini. E sono onnivori: con qualche variazione stagionale, che dipende dalla presenza delle risorse alimentari, mangiano invertebrati, semi e frutti. In volo gli stormi cambiano forma ed estensione frequentemente. Non c’è un uccello che guidi gli altri e ciascuno adatta direzione e velocità in base ai movimenti dei suoi vicini.

I danni causati dagli storni e cosa si può fare per prevenirli

Organizzazioni per la difesa degli animali come la LIPU cercano di risolvere i problemi causati dagli storni senza che sia necessario uccidere parte della popolazione – misura che peraltro si è sempre dimostrata inefficace, proprio perché sono tantissimi: ad esempio allontanandoli dalle zone molto frequentate dalle persone usando dei richiami d’allarme registrati o delle luci fastidiose, oppure sfoltendo i rami degli alberi cittadini per renderli meno accoglienti per gli stormi. Secondo la LIPU ingaggiare falconieri è una misura inutile, mentre può avere senso favorire la presenza di predatori selvatici, come i falchi pellegrini ma anche gufi e altri rapaci, in città. Per farlo si usano cassette-nido per rapaci diurni e notturni, che possano aiutare i predatori a nidificare e quindi ad aumentare di numero per ridurre quello degli storni.
Perché scelgono la città?
Nel corso della giornata sono come pendolari tra città e campagna, ma a differenza delle persone “lavorano” fuori città e ci tornano per andare a dormire.

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