Docenti in quarantena: Giacomo Nencioni, la nuova quotidianità e l’importanza delle piattaforme digitali

di Nicole Chiassarini

All’interno del Dipartimento di Scienze Umanistica, della Comunicazione e del Turismo, dell’Università degli Studi della Tuscia, incontriamo il professor Giacomo Nencioni, docente di Teorie e Tecniche del Cinema Digitale e Scrittura, Storytelling e Produzione Multimediale, il quale come molti altri ha inevitabilmente assistito ad un profondo mutamento della propria quotidianità, in particolare in ambito lavorativo.
“La quotidianità è cambiata molto soprattutto nella conquista di tempi nuovi – ci racconta Giacomo Nencioni. Nell’idea che in qualche modo gli spazi, durante il giorno, siano diventati completamente flessibili, riutilizzabili. Rispetto ovviamente a persone che hanno visto cambiare la propria quotidianità in modo drammatico, nel mio caso c’è stata una riconquista di alcuni spazi e maggiore flessibilità nella gestione delle cose, soprattutto per il tipo di lavoro che faccio che spesso richiede tempi lunghi di decantazione delle cose”.
La possibilità di trovare del tempo per cercare libri, fare lavoro di ricerca, leggere passaggi che di solito non si trovano, scoprire cose che prima non avevano i giusti spazi, sono questi gli aspetti principali che hanno visto un profondo cambiamento nella quotidianità del docente universitario. La vita quotidiana, scandita da un maggiore spazio di decantazione di alcune cose, ha fatto in modo di poter finalmente riscoprire cose che prima non si sapeva di apprezzare, ma anche riuscire a immaginare e progettare cose nuove.
“La necessità di dover organizzare la didattica in forma a distanza e non doverlo fare in orari prestabiliti è stata interessante, in quanto mi ha permesso di avere il tempo adatto per immaginare anche strategie nuove. L’aspetto positivo di avere tempo è che, in questo caso, non potendo fare cose dal vivo ho trovato il piacere di cambiare il mio corso e cambiare le strategie didattiche. Quest’anno il mio corso, approfittando della distanza, si è concentrato di più su forme seminariali della didattica, e ho avuto l’occasione di approfondire tematiche che magari con le lezioni in presenza davo più per scontato”.
Da questo punto di vista Giacomo Nencioni parla di uno stop positivo, che gli ha permesso di riconfigurare il suo insegnamento, di ripensare a interessi o di riprendere in mano progetti che prima era più difficile soppesare. Un’occasione per riprendersi quegli spazi per provare a immaginare delle cose nuove e trarre vantaggio da questa situazione.
Occupandosi essenzialmente di cinema, media e nuove tecnologie, la nuova realtà all’interno delle piattaforme digitali per la didattica è riuscita a favorire il lavoro svolto, offrendo anche l’occasione di usare nel modo migliore gli strumenti a disposizione. Un tipo di didattica particolarmente adatta che ha offerto la possibilità di utilizzare molti più materiali rispetto alle lezioni in presenza. Un percorso che ha creato un database del corso, facendo nascere una library di materiali che raccontano il corso stesso. Da questo punto di vista le piattaforme digitali offerte dall’Università degli Studi della Tuscia, per il lavoro svolto dal docente sono state utili, potendole anche utilizzare nel modo più efficace possibile.
“Chiaramente il problema del non potersi spostare, ha fatto pesare inevitabilmente l’impossibilità di avvicinare particolari affetti, è stato molto complicato. Anche se i rapporti personali sono stati mediati da telefoni, computer e videochat, oggettivamente a lungo ha cominciato a pesare. Mi sono reso conto che un po’ mi sono mancati quei piccoli rapporti quotidiani che si hanno nella vita sotto casa: come le quattro chiacchiere con il barista, che ora sono diventate un po’ macchinose. Mi sono reso conto che questi micro-rapporti quotidiani alla fine avevano un valore”.
In vista della ripartenza, avviata dalla Fase 2, il docente Giacomo Nencioni spiega come, per lui, il nuovo inizio non sarà semplice, facendo notare quanto paradossalmente fosse più facile quando le regole imponevano di restare tra le mura domestiche o piccoli spostamenti controllati. “Ripartire vuol dire riconfigurare un’altra volta una serie di ritmi quotidiani, apparentemente regolari, ma in realtà macchinosi, complessi, retti da una serie di regole. Per cui sarà difficile un po’ per tutti, ovviamente se ci mettiamo d’accordo per poter vivere civilmente attraverso delle regole”.
Ripartenza, quindi, vorrà dire immaginare ancora una specie di vita come prima, ma che inevitabilmente non potrà avere le stesse regole, in un contesto più frustrante. I bar saranno aperti, ma non ci si potrà comportare come prima del lockdown, i parenti saranno nuovamente raggiungibili, ma non sarà semplice gestirli, i parchi per i bambini aperti, ma non interamente, e ovviamente il distanziamento sociale.
Ma la ripartenza, intesa in senso collettivo, Giacomo Nencioni cerca di vederla con l’ottimismo sfociato dal vedere tutti i negozi aperti, nonché un entusiasmo diffuso che oggettivamente riesce a mitigare i dubbi e la sfiducia. Vedere di nuovo la felicità delle persone nel fare il proprio lavoro è una cosa che può insegnare. Tutte le preoccupazioni e dubbi mitigati da una forma di solidarietà e felicità per chi finalmente può riaprire le attività.
“Sarà sicuramente una fase molto complessa, per chi sente un minimo la responsabilità di non ripiombare dentro questa cosa per un altro anno, perché ci costringe a riorganizzare la nostra vita un’altra volta, in un’ottica di serietà, che è la cosa più complicata. Ma il mio approccio è di moderato entusiasmo, di riscoperta di alcune cose molto semplici che hanno a che fare con la vita quotidianità, che fanno tornare un po’ di fiducia nelle persone”.

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