“Ci dovremo rivedere entro la fine dell’anno”. Così il presidente Domenico Merlani, al termine della presentazione del rapporto annuale della Camera di Commercio sull’economia viterbese 2019. Come dire che il Covid ha fatto saltare, comunque ha alterato, bilanci e prospettive. Non poteva essere diversamente. A voler per forza fare sintesi, si può dire che lo scorso anno si è chiuso in chiaroscuro, senza sussulti né in negativo né in positivo, secondo cadenze ormai storiche per la Tuscia. Il dopo Covid ha evidentemente appesantito la situazione mandando in crisi una fetta dell’imprenditoria (rischio di chiusura per circa il 10% delle attività, che vuol dire 4.000 aziende) e concentrando nuvole nere all’orizzonte. . . , e suona come una sentenza. I dati dell’anno che si è chiuso vengono snocciolati dal segretario generale, Francesco Monzillo. Il Pil locale nel 2019 è risultato in crescita dello 0,8% rispetto all’anno precedente, trainato ancora una volta dall’export (+2,3%). Nel primo trimestre 2020 è addirittura salito dell’8,3% rispetto allo stesso periodo del 2018 (agricoltura +7,7%, lavorazione alimentare +25,4%, tessile e abbigliamento +25,2%, ceramica +1.4%). Lo scorso anno era cresciuto, pure se di poco, il numero delle imprese (+0,45%), ma il Covid ha mietuto vittime e altre, purtroppo, ne farà. I numeri che parlano di un incremento del settore turistico, con un +5,5% negli arrivi e un +7,4% nelle presenze, registrato nel 2019 ovviamente sono superati come dimostra lo stato di prostrazione del sistema alberghiero e di quello della ristorazione. Sempre al termine dello scorso anno il tasso di disoccupazione era del 10%, dato identico a quello nazionale. Ma, anche in questo caso, i conti dovranno essere necessariamente rivisti al ribasso, come del resto sta a dimostrare la grafica relativa allo status delle imprese: nel primo trimestre di quest’anno il 77,4% di esse ha dichiarato un calo del fatturato, il 18,8% ha attestato una situazione di stabilità, solo il 3,8% ha fatto registrare un aumento. In calo del -2,6% il volume degli impieghi bancari. Solo il 31,5% delle imprese si è detto interessato a utilizzare gli strumenti messi a disposizione dai vari decreti governativi. Quasi una su due ricorrerà alla cassa integrazione. Comunque quasi un’azienda su tre, il 30,1% per la precisione, pensa che la propria attività dovrà mutare e quasi tutte indicano un cambiamento in negativo. Solo a fine anno però si potrà stilare un bilancio più attendibile: siamo ancora alla metà del guado, tra speranza e sconforto.
Camera di Commercio Rapporto annuale: il coronavirus piega l’economia, a rischio il 10% delle attività
di Luciano Costantini