Chess challenge il torneo di scacchi dedicato a Fabrizio De Santis

Di Veronica Pacifico*

Un torneo come non se ne erano mai visti a Viterbo. Venti sfidanti che come in un sacro rito, giocheranno a scacchi per le prossime diciannove fine settimane. Luogo dell’incontro, il Bistrot del Teatro in via Cavour a Viterbo, che ha visto nascere tale passione in un gruppo di giovani, frequentatori assidui, che hanno dato vita ad un’idea, quella appunto di sfidarsi in uno dei giochi più antichi della storia del mondo. Maschi e femmine, ma anche bambini sono i protagonisti di queste sfide, ciascuna avvincente, ciascuna con una propria storia.

“Mi piace vederli dibattersi”: così confessò, a proposito dei suoi avversari, Bobby Fisher, prima di strappare a Spassky, nel 1972, il titolo di campione mondiale di scacchi. Ed è infatti un piacere vedere questi giovani, a coppie, battersi per il piacere di giocare o di vincere, stretti nella morsa di un silenzio quasi mistico.

Stavolta non si gioca come i grandi, per denaro o per fama, ma per dare uno sprint alla città di Viterbo, ignara di tanta ricchezza. Steinitz, in stati allucinatori giocava con Dio, concedendogli il vantaggio di un pedone e di una prima mossa, Alechin, “il sadico del mondo scacchistico”, Fischer, un genio dalle reazioni spesso incomprensibili, sono alcuni dei grandi da ricordare, e poi ci sono questi giovani che per ragioni personalissime, si son seduti al tavolo ed hanno impugnato la scacchiera mentre il tempo scorreva veloce verso lo scacco matto.

Ti siedi al tavolo, guardi l’avversario per fartene un’idea, poi fissi la scacchiera. Il tempo dell’orologio parte e come una danza, iniziano a muoversi i pezzi. Un quarto d’ora a sfidante, durante i quali ci si gioca l’onore ed il desiderio di primeggiare. Poi arriva lo scacco, e un fremito, e ancora si gioca, ed ancora uno scacco, ma quando è matto, non c’è psichiatra che possa arrestarlo.

La bellezza degli scacchi è molteplice, uno spirito aleggia sulla scacchiera dove lo stile del giocatore è come una vera e propria danza. E ancora, per concludere, è il gioco che non ti permette distrazioni, sei lì e devi pensare solo ai tuoi pedoni perché basta una minima distrazione per perdere il sogno di veder realizzata la propria vittoria.

*Giocatrice Chess challenge

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