“Vita contadina nel dopoguerra”, il libro del prof. Naldo Anselmi

di Antonio Cianchi

Attratto dalla dovizia di particolari, affascinato da una prosa altamente coinvolgente con cui l’autore, il prof. Naldo Anselmi, ha descritto un pezzo di storia dell’Italia che fu, ho voluto rileggere, a distanza di tempo, con ancor più piacere, il suo libro “Vita contadina nel dopoguerra” per gustarne appieno quell’atmosfera ricca di tradizioni, immersa in una cultura dettata da regole antiche ed immutate nel tempo.

L’autore dimostra ampia padronanza del tema trattato essendo stato docente della Facoltà di Agraria dell’Università della Tuscia, innamorato della materia, ma anche per aver vissuto tali esperienze della sua infanzia e della sua fanciullezza in quel periodo e in quei luoghi.

Proprio dalla prefazione scritta a quattro mani dal Rettore e dal Vice Rettore della stessa Università della Tuscia, rispettivamente il Prof. Stefano Ubertini e il Prof. Alvaro Marucci, amici e colleghi dell’autore, si comprende quanto nel libro ci sia di ricordi, di emozioni, di esperienze, di amore verso quel mondo e quanto, invece, di propositivo nel suo guardare al futuro, ai giovani.

Nella autenticità della vita rurale, il Prof. Anselmi ha trovato il modo di esprimere tutta la sua forza caratteriale, di studiare la materia per farne oggetto del Sapere. La sua determinatezza l’ha portato all’insegnamento e a trasferire agli studenti l’amore verso la natura.

L’autore ci permette di immergerci nell’atmosfera di quel modo di vivere, con tutte le fatiche richieste e profuse quotidianamente, ma anche con la speranza di buoni raccolti, con le emozioni di avvenimenti importanti di ogni uomo.

Le famiglie rurali, con i loro fermi ideali e le loro vicende di vita intensamente vissuta, testimoniano un’etica saggia e misurata della quotidianità, dove l’essenzialità, il lavoro, i sentimenti privati divengono delle occasioni, alla luce delle quali, prendono forma le strategie della sopravvivenza finanche ad essere medici di se stessi e veterinari dei propri animali.

Che cosa si vorrebbe amare nel leggere un libro?

Ciascuno può rispondere come vuole; ma in questo libro, che potremmo definire uno spaccato di un periodo che non tornerà più, amiamo la bellezza della sua forma semplice e ben disposta, la sequenzialità, il crescendo delle sensazioni, la particolarità delle descrizioni delle attività agricole e dei suoi personaggi.  Esso genera un sentimento di ammirazione, trasmette la forza di una esperienza e fa vivere la testimonianza di quella generazione.

Allora, l’abbandono delle campagne, per il lavoro in città ha portato all’impoverimento dei sentimenti di amicizia, dell’affievolimento del reciproco aiuto, della mancanza di attenzione e del rispetto dell’altro.

Oggi, forse, anche per il momento “COVID” che tutto il mondo vive, c’è la spinta non a tornare indietro, ma a dare valore ad una vita semplice, sana, all’aria aperta. La meccanizzazione abbinata alla scienza, alla intelligenza di chi si riavvicina all’agricoltura e al sua mondo, ci possono far apprezzare attraverso “i nuovi contadini” ancora di più i valori che offre la natura.

 

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