Il mensile Storia&Battaglie pubblica un articolo sul pilota viterbese Redento Muti

Pubblicato dalla rivista mensile “Storia & Battaglie”, nel numero acquistabile in edicola, un articolo del giornalista e ricercatore storico tarquiniese Silvano Olmi, che narra le vicende di guerra di un pilota viterbese. Il protagonista è Redento Muti, nato a Viterbo nel 1924 e scomparso nel 2015 a Siracusa, città dove ha svolto per tutta la vita la professione di ingegnere.

“La ricerca è nata molti anni fa – racconta Silvano Olmi, esponente del Comitato 10 Febbraio – assieme all’amico Maurizio Federici abbiamo visionato documenti d’archivio e raccolto testimonianze. Alla fine abbiamo individuato 15 tra militari e civili, nati a Viterbo e nei comuni della provincia, che morirono di stenti e malattie nei campi di sterminio comunisti, fucilati dai titini dopo essersi arresi oppure infoibati”.

Tra i nominativi vagliati c’è anche quello di Redento Muti, un ufficiale dell’aeronautica, fatto prigioniero dai comunisti slavi e che ha rischiato la vita per tre volte. Non a caso l’articolo è intitolato “Il pilota che non doveva morire”.

“Lo rintraccio a Siracusa – racconta Olmi – città dove si trasferì nel dopoguerra per motivi di lavoro e mi racconta la sua storia piena di peripezie. Infatti, si salva per ben due volte dalla fucilazione e sfugge per miracolo alla morte nel gulag jugoslavo. Quella di Redento è una storia incredibile – prosegue il giornalista -, orfano di un pioniere dell’aeronautica, all’età di 6 anni perde anche la mamma, Maria Matteucci di Viterbo, e lui viene cresciuto dalla zia Rosina, sposata con un Garbini. Il giovane Redento studia in un collegio per i figli degli aviatori deceduti e nel 1941 entra all’accademia aeronautica, nel corso “Zodiaco”.

Mentre è degente in ospedale a Trieste, viene fatto prigioniero dagli slavi e portato in un campo di concentramento, dove le condizioni di vita sono terribili. Gli stenti e la fame riducono il suo peso corporeo a 42 chili. Scampato per miracolo alla morte nel gulag comunista, rientra a Viterbo il 28 ottobre 1945.  Nel 1952 Muti si sposa ad Amelia, in Umbria, con Maria Luisa Marano, studentessa a Viterbo. Dalla loro felice unione nascono due figli. Ringrazio il collega Antonio Pannullo, direttore di Storia & Battaglie, e la redazione per aver pubblicato il mio articolo – conclude Silvano Olmi – invito tutti a comprare in edicola il mensile e a leggerlo”.

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