Prima indagine territoriale della nuova Camera di Commercio, la disoccupazione risale oltre il 10% sia per Rieti sia per Viterbo

di Luciano Costantini

Domenico Merlani

“Nulla sarà più come prima”. Frase usata, anzi abusata, ma che fotografa al meglio l’andamento della economia dell’Alto Lazio. Prima la crisi globale, poi il Covid, i primi segnali di ripresa, infine la guerra in Ucraina con il balzo dei costi delle materie prime e dell’energia. E domani, quasi certamente, l’aumento del costo del denaro. Un up down illustrato nel corso del Primo Rapporto delle province di Rieti e Viterbo, riunite da un anno in un’unica Camera di Commercio. Un report presentato in conferenza stampa nella sede viterbese di via Fratelli Rosselli. Presiede Domenico Merlani, numeri e slide del segretario generale Francesco Monzillo, presenti Raffaele Sampalmieri per gli agronomi di Rieti, Nicolò Passeri per quelli di Viterbo, Andrea D’Annibale responsabile del Centro Studi Ceramica di Civitacastellana. C’è anche la rappresentanza politica con il parlamentare Mauro Rotelli, l’assessora regionale Alessandra Troncarelli, il vice presidente della Provincia Claudio Parroccini. La prima indagine territoriale della nuova Camera, ovviamente, diventa anche un confronto (del tutto pacifico, s’intende) tra il reatino e il viterbese. Punti di crisi e di forza, potenzialità, speranze, in un quadro che in sintesi è comunque simile per tutta la penisola. Il Covid ha tagliato o ridimensionato le aspettative di ripresa per tutti e la guerra in Ucraina non disegna scenari positivi. Lo studio – chiarisce Merlani – si muove su due direttrici, quelle che sono più congeniali ai due territori: l’agroalimentare e il distretto ceramico. Il presidente chiede una attenzione puntuale e meticolosa sulle prospettive di un mercato che cambia quasi quotidianamente. “Gli imprenditori – sottolinea – hanno una sola, piccola chance di sopravvivenza, prevedere il futuro. Ecco cosa significa fare cultura di impresa. La ripresa può esistere, la dobbiamo cogliere”. In concreto, maggiore spazio alla green economy, alla digitalizzazione, al turismo mettendo in sinergia tutte le offerte, mare, montagna, laghi. Sono i numeri, come sempre, a fotografare la situazione. Non trasmettono sentimenti, sposano la monotonia, però parlano chiaro. Il Pil 2021/2022 a Viterbo è cresciuto del 4,0% rispetto al 4,3% di Rieti e al 6,3% del Lazio. La ricchezza pro capite è arrivata a 19.331 euro a Viterbo, a 17.221 a Rieti, a 25.545 nel Lazio. Per quanto riguarda le differenze tra i territori, l’agricoltura prevale nel Viterbese, l’industria nel Reatino. In quasi due anni la crescita del numero delle imprese è stato uguale sia per Rieti che per Viterbo (+0,82%). In diminuzione nel primo trimestre 2022 a Rieti con -0,19, in crescita a Viterbo con +0,21%. In salita il settore delle Costruzioni (+2,9%) e dei servizi di supporto alle imprese (+3,2%), ma in calo il manifatturiero (-2,4%), il commercio (-2,5%), l’alloggio e la ristorazione (-2,1%). Salgono le esportazioni però meno che in altri territori. Resta aperta drammaticamente la piaga della disoccupazione con oltre il 10% sia a Rieti che a Viterbo. Le previsioni per i prossimi 12 mesi, parlano di accentuata stabilità per tutti i settori commerciali. Il distretto della Ceramica di Civitacastellana sostanzialmente mantiene una confortante linea di galleggiamento, in certi casi, di oggettivo miglioramento come attestato dal 43,2% del fatturato che viene destinato agli investimenti. A significare che gli imprenditori ci credono. Continua a viaggiare spedito l’export nonostante le nubi all’orizzonte. Amara chiosa del responsabile civitonico del Centro Studi: “Credo che purtroppo alla prossima Conferenza dell’Economia i numeri non saranno più questi”.

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