A briglia sciolta

di Laura Sega

un'opera di Mauro Zazzarini dal titolo "Albe e tramonti"

A BRIGLIA SCIOLTA

Scrivere è difficile.

Scrivere su commissione, poi, è quanto di più amorevolmente detestabile si possa ricevere in sorte.

La causa è nobile. Ma noi ché sfuggiamo all’illusione d’essere buoni e degni tentenniamo. Tentenniamo anche di fronte all’imperdibile occasione di mostrarci spudoratamente e magnanimamente creativi.

Tuttavia si sa, a questo mondo bisogna “dire”. Cosa? Non importa. Qualcosa, purché si dica.

Tacere non è contemplato nell’era della iper-comunicazione. Occorre sforzarsi, emergere dalla matassa aggrovigliata delle informazioni e produrre qualche concetto, possibilmente ordinato, elegante e, purché si sia in grado, abbellirlo di qualche artificio stilistico.

Si dirà poi che un testo, un saggio, uno scritto che dir si voglia, dovrebbe rivelare una profonda e meditata conoscenza del contenuto per non risultare un insignificante, ridicolo e vuoto risuonare di selezionatissime parole, raffinatamente disperse nell’eco egocentrica dell’approssimatività.

Ma forse è proprio la sovversione del naturale paradigma conoscitivo-divulgativo a renderci dei moderni comunicatori. Guitti, colpevoli di scaltrezza dispensiamo righe, versi, persino capoversi a buon mercato in cambio della magra ed autoconsolatoria soddisfazione di una loro accondiscendente lettura.

Rimaniamo tenacemente attaccati alla retorica possibilità di raggiungere il prossimo attraverso la parola. Ma cosa sono le parole se non isolotti sperduti in attesa d’essere vissuti? Sono luoghi immaginari, terre d’inafferrabile materia da abitare e contaminare lasciandosi travolgere dalle grandiose risonanze del non detto.

E non è, forse, nel riverbero delle suggestioni del silenzio che la parola si fa nobile paladina del “comunicare”, del mettere in comune, del condividere, scambiare, mettere in relazione?

Raminghi retori di noi stessi, vaghiamo nella sospesa ed eterna convinzione di stringerle per un poco, guardarle brillare e svanire nella parabola lucente dei racconti, mentre nascono e muoiono tra le braccia universali delle emozioni, dei sentimenti, della ragione e della follia.

Scrivere dunque a noi tocca, qui, nella sperabile ed umile ricerca di grazia e bellezza, cavalcare i pensieri a briglia sciolta e dipingere nuove albe rincorrendo i colori di un tramonto senza sfondo, né versante.

Scriviamo allora, contro il vento dei mulini, noi, ostinati cercatori di poesia, cavalieri erranti minori inseguendo musica e spiritualità, decoro e misura finché gli occhi non brucino, bucati dal candore dei sogni.

Così, persi nel disincanto della più folle ingenuità, auguriamoci di non essere fraintesi.

 

Foto: un’opera di Mauro Zazzarini dal titolo “Albe e tramonti”

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