Un diario? Sì, ma anche molto dipiù. Il racconto delle sensazioni dell’animo? Pure quello. L’assaporare continuo del profumo della cultura, estrinsecato nelle sue forme più varie? Perché no. Il tutto racchiuso in un volumetto dal titolo un po’ criptico, con tanto di hastag iniziale: “Alba del metodo”, accompagnato da un sottotitolo rigorosamente tra parentesi (“Un apprendistato – 1978-1988”). Con una copertina rossa in cui è raffigurato un calamaio portatile in un bucchero, conservato al Metropolitan Museum di New York.
Non rimane che citarne l’autore: Antonello Ricci, insegnante di lettere, ma anche tanto di più. Narratore d’eccezione, innanzi tutto (epiche furono, all’inizio del terzo millennio, le sue passeggiate-racconto durante la battaglia per preservare l’oasi naturalistica dell’Arcionello dall’invasione del cemento). Ma anche scrittore, teatrante, cantastorie (proprio come quelli di una volta) e che più ne ha, più ne metta. Tanto da meritarsi il nomignolo di ‘menestrello’. Uno che però si è adeguato ai tempi. Passando dall’ormai mitico Commodore 64 (erano gli anni ’80 e fu il primo prototipo di pc acquistabile per uso domestico) ai portatili iper-moderni di oggi. Capaci – grazie a Internet – di colloquiare con l’intero mondo. E arrivando a Facebook. Arma talvolta a doppio taglio, ma che – se usata con intelligenza – può aiutare a condividere pensieri, sensazioni, sentimenti. E a diffondere cultura (fondamentale per il cervello umano, anche se anni addietro qualcuno provò a dire che con la cultura non ci si mangia).
Ebbene, “#Alba del metodo” non è altro che una raccolta. Di post pubblicati dal nostro su Facebook dal 2016 al 2022. Una galleria di ricordi, anche lontani. Attraverso i quali – ora che anche lui ha superato la sessantina – è finalmente arrivato alla sua maturazione.
Già, perché questi post riguardano un momento particolare della sua vita: quello che va dal 1978 al 1988 (ecco il motivo del sottotitolo: ‘un apprendistato’). Post nei quali c’è un po’ di tutto. Ma nei quali, ripercorrendo con la mente episodi, incontri ed esperienze, mostra a sé stesso e agli altri il passaggio da uno stato di confusione creativa a quello di una cultura determinata, frutto soprattutto delle sue potenzialità intellettuali.
Ricci racconta e si racconta, aprendosi al mondo. E lo fa andando a ritroso nel tempo. Partendo dal 2022 per arrivare al 2016. Fissando con estrema accuratezza tutte le date, perché quelle date sono parte intima del suo iter interiore.
Tanti post su Facebook, si diceva. Meticolosamente conservati nel tempo. Perché – oggi è evidente – il grillo gli frullava per la testa da un bel po’: quello di far traslocare il digitale sulla carta. Impresa che gli è riuscita (del resto, da buon viterbese, è anche dotato della classica “tigna”).
Il libro va letto tutto d’un fiato (le pagine sono 114). E si basa – come scrive Marco D’Aureli nella sua prefazione – su due elementi portanti: la condivisione e il bilancio. Che non è legato però alla nostalgia del passato. E’ un bilancio che è anche un rilancio.
Perché – state tranquilli – del “menestrello della Tuscia” ne sentiremo ancora parlare.
#Alba del metodo
(Un apprendistato – 1978-1988)
di Antonello Ricci
Effigi Edizioni, via Roma 14 – Arcidosso (Gr)
Costo: 12€