Quattrocentotrentotto ettari di verde che dalle falde della Palanzana vanno ad insinuarsi fino a via Genova. Una lingua di terra che dovrebbe dare ossigeno alla città di Viterbo. Ecco la valle dell’Arcionello che dovrebbe diventare un Parco. E scusate il doppio ricorso all’uso del condizionale, che in questo Paese e sempre doveroso. In realtà, il Parco è tale dal Natale del 2008, cioè da quindici anni, ma nella sostanza non è riuscito ancora a dare concretezza a tutte le sue potenzialità. Che sono tante. Ci riprovano amministrazione provinciale e Comune di Viterbo che hanno firmato simbolicamente un patto di cooperazione che prevede interventi in tempi brevi. Partendo dalla valorizzazione della “Cittadella delle acque”, che della valle dell’Arcionello è l’autentico cuore pulsante. Se solo si riuscisse di nuovo a farlo battere con costante sincronia. Il presidente della Provincia è stato chiaro nell’esporre il progetto di risanamento: “La Cittadella dovrà essere il punto di partenza e il primo intervento quello riguardante la pulizia dell’area, insieme al recupero di diversi tipi di fauna e anche di flora. E anche degli edifici abbandonati che nell’area si trovano. Abbiamo chiesto la collaborazione dei privati che hanno dato la loro disponibilità, adesso dovremo individuare le maestranze adatte all’operazione di ripulitura che evidentemente non può essere fatta con metodi e mezzi tradizionali, in quanto si tratta di lavorare all’interno di un territorio particolare. E poi c’è il problema dei cinghiali”. Già, il problema dei problemi: perché se non si risolve quello della presenza di questi animali, molto difficilmente si potrà procedere alla implementazione del Parco. Insomma, un progetto che è una scatola cinese. “Va ricordato a tutti – ha sottolineato il presidente – che il cinghiale è un animale selvatico, causa principale della peste suina africana. E, dunque, rappresenta per tutti un pericolo. Bisogna rieducare i cittadini, perché non basta ridurre le attività all’ingresso del parco….e se non basta, dovremo passare ad una fase di repressione”. Facendo balenare, neppure troppo celatamente, che non potranno essere tollerati comportamenti che rischiano di far salire la questione cinghiali a livello di emergenza cittadina. I funzionari della Regione Lazio, presenti in videoconferenza con palazzo Gentili, hanno spiegato che gli animali catturati saranno tutti abbattuti: o sul posto o in poche ore, dopo una letale puntura. “Certo, bisognerà farlo – ha precisato Dario Capizzi, responsabile regionale Ambiente – evitando situazioni che possano colpire la giusta sensibilità della gente. Noi siamo pronti ad intervenire anche domani”. Secondo l’ultimo “censimento” la situazione di Viterbo e dintorni sarebbe sotto controllo: una ventina i cinghiali presenti. Una popolazione cittadina residente quasi esclusivamente all’interno del Parco. Ovvio, il percorso di costruzione dello stesso passa necessariamente attraverso il controllo, se non l’eliminazione, dei cinghiali stessi. “Noi come Comune – ha garantito la sindaca, Chiara Frontini – certamente non ci tireremo indietro nel porci in prima linea nella salvaguardia di questo polmone della città. Noi e la Provincia, siamo tutti d’un sentimento”.

