Il chiostro risale al XIII secolo e fu completato con l’erezione del primo piano solo nel 1450.
All’interno del chiostro ha sede l’oratorio ed è anche la sede della banda parrocchiale-comunale MusiChiAmo.
E’ un ambiente molto frequentato nella quotidianità, nel periodo estivo, il parroco don Egidio Buongiorni ci celebra la santa Messa. Proprio l’ala di accesso è quella sovrastata dalla buona parte di dipinti che stanno andando in rovina. Abbiamo una Facoltà di Beni Culturali, con indirizzo Restauro, proprio gli studenti di questa facoltà sono assiduamente impegnati in cantieri didattici per il recupero di alcuni patrimoni culturali della Tuscia, recentemente il Castello Orsini di Vasanello, Palazzo Gallo a Bagnaia, siti d’arte che hanno visto impegnate le allieve del Corso di restauro dell’Unitus, con risultati di eccellenza.
Non è accettabile che non si rimanga sensibili alla salvaguardia dei patrimoni della città. Curia- Soprintendenza dovrebbero trovare un punto d’incontro con l’Università della Tuscia. Cominciando con i cantieri didattici, che pure tanto danno lustro alla Facoltà di Beni Culturali, il fiore all’occhiello dell’ateneo viterbese dal suo nascere negli anni settanta.
Gli affreschi, molto danneggiati, sono seicenteschi e furono a suo tempo attribuiti al pittore viterbese Angelo Pucciati (1610 ca. – giugno 1643), discepolo del Guercino, il quale vi raffigurò i Miracoli e scene tratte dalla vita di Sant’Antonio da Padova e le immagini di vari Santi dei tre Ordini Francescani. Il restauro intrapreso dalla Soprintendenza ai Monumenti nel 1964, ha consentito di poter godere delle parti ancora esistenti. Entrando a sinistra, sulla parete corrispondente alla chiesa, i primi due archi sono rimasti del tutto privi di intonaco; nel terzo si distingue bene una doppia scena: a sinistra Sant’Antonio che tiene la sua prima predica nella cattedrale di Rimini, a destra il Santo genuflesso che riceve una pergamena, simbolo, forse, dell’obbedienza di dedicarsi all’apostolato della predicazione. Il quarto arco conserva un piccolo frammento in basso del tutto indecifrabile, nel frammento in alto del quinto arco si vede ancora il Santo in atto di predicare dal pulpito, nel sesto è raffigurato il Miracolo della mula che si prostra dinnanzi all’Eucarestia, della scena però è visibile soltanto la processione che accompagna il SS. Sacramento. Nella parete settentrionale nel primo arco è dipinta L’apparizione di Gesù Bambino al Santo di Padova, nel secondo la scena dell’Avaro defunto, il cui cuore è rimasto nello scrigno, nel terzo è raffigurato la Bilocazione del Santo che, mentre predica a Padova, si trova contemporaneamente a Lisbona a difendere il proprio padre ingiustamente accusato e condannato. Nel quarto arco si nota il Santo con un compagno di viaggio vestito da pellegrino e nella metà destra del quadro un Angelo con un messaggio, mentre nel quinto è raffigurato il Miracolo della ricongiunzione del piede ad un giovane che se lo era reciso con un’ascia. Il sesto arco non reca traccia di pittura. Sempre nella stessa parete e nel medesimo ordine alla base degli archi sono raffigurati: Santa Elisabetta d’Ungheria con corona in testa e rose in grembo seguita da San Ludovico IX re di Francia, da Sant’Elzeario e da Sant’Ivo, tutti e tre del Terz’Ordine. Seguono altre due sante non meglio identificate.
Gli affreschi degli archi delle altre due pareti sono andati completamente distrutti, mentre sono ben conservate cinque immagini alle basi della parete orientale e una piuttosto rovinata nella parete sud, le cui arcate furono distrutte dal bombardamento dell’ultima guerra. I santi raffigurati sono: San Giovanni da Capistrano, San Giacomo della Marca, San Pietro d’Alcantara, San Diego d’Alcalà, protettore degli infermi, il quinto forse è da identificare con San Rocco terziario, anch’egli patrono degli appestati. L’ultimo infine, nell’altra parete non presenta segni specifici che lo facciano riconoscere.
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scatti del 14/4/2023 @TusciaUp