Qualcuno sa che cosa è uno stellarator? Sicuramente no. E allora, affidandosi all’aiuto di Wikipedia, si può sapere che è uno strumento usato per confinare il plasma caldo con dei campi magnetici per sostenere una reazione nucleare di fusione controllata.
Vabbè, si dirà. E allora? E allora val la pena di parlarne giacché c’è un gruppo di italiani tra gli scienziati che porteranno le stelle sulla Terra per produrre energia pulita. E lo faranno costruendo a Monaco di Baviera uno stellarator di nuova generazione. Sarà pronto entro il 2031. Fatto questo, punteranno a costruire una vera e propria centrale a fusione in grado di produrre energia sicura e a basso costo. Sarà la prima centrale nel suo genere. Se funzionerà, ne verranno costruite 10, 100, 1.000. Una per ogni città.
Ma la notizia che interessa gli abitanti della Tuscia è un’altra: tra questi italiani c’è anche un viterbese. Si chiama Francesco Sciortino, ha soltanto 30 anni, con un curriculum da far paura: laurea in fisica a Londra, un anno passato all’EPFL di Losanna, dottorato in fisica al MIT di Boston. Oggi è il Ceo della start up che ha cofondato, spin out del Max Planck di Monaco di Baviera, progetta centrali a fusione nucleare basate appunto sul concetto di stellarator, sistema per sospendere nel vuoto la materia ionizzata a 100 milioni di gradi, creando le condizioni per la fusione.
Sposato con una ragazza americana che ha conosciuto durante il dottorato a MIT, Francesco si sente cittadino europeo. “La nostra azienda – dice – è di base in Germania, ma è un’azienda europea. Speriamo di lavorare in futuro anche in Italia con i migliori ingegneri che troveremo e per cercare chi può contribuire al progetto”.
La notizia l’ha scovata il quotidiano “La Repubblica” e la cronista Eleonora Chioda lo ha intervistato. Val la pena, ad uso e consumo dei viterbesi, riportarne i passi salienti.
“Per persone come noi – esordisce Sciortino – non c’è sfida migliore della fusione per avere un impatto sull’umanità. Abbiamo alle spalle anni di ricerca scientifica. La fusione non è un gadget, non è un’App sul telefono, è una cosa che cambia tutto. Avremo bisogno di tempo, ma potremo davvero cambiare le carte in gioco. Mission driven è il nostro mantra. Ce lo ripetiamo continuamente”.
Cosa fate esattamente? Chiede la cronista.
“Proviamo a ricreare il processo di fusione che alimenta le stelle, ma sulla terra. Nelle stelle, la materia, chiamata plasma, molto calda e ionizzata, viene trattenuta dalla gravità. In un laboratorio sulla terra, si può confinare la materia utilizzando campi magnetici. Quello che facciamo con uno stellarator è sospendere nell’aria, o meglio in un vuoto, questa materia calda ionizzata. La scaldiamo a 100 milioni di gradi, quasi 10 volte la temperatura che c’è al centro del Sole e creiamo le condizioni in cui la fusione può avvenire. Da qui raccogliamo l’energia che ne deriva”. Energia pulita. Sicura, abbondante, a basso costo. “Da oltre 60 anni il mondo insegue la fusione, perché sulla carta è perfetta. Ha però un grande problema: è difficile da fare. Oltre 30 startup a livello globale ci stanno lavorando, in modo diverso”.
Francesco – scrive ancora Eleonora Chioda – da sempre ha la capacità di raccogliere sfide che spaventerebbero molti. Il padre è un fisico, ha lavorato sull’adattamento al cambiamento climatico. La mamma ha lavorato sull’analisi per l’inquinamento di acque in un’agenzia regionale di protezione ambiente. E una sorella role model. Anna, di pochi anni più grande, laurea a Cambridge, poi un master a Science Po a Parigi, è stata fondamentale nello spingere Francesco sempre oltre. “Oggi vive a Parigi e lavora per l’Unione Europea. L’anno scorso lavorava per il Governo Draghi. A 17 anni, Anna ha vinto una borsa di studio molto competitiva e le fu permesso di andare a Hong Kong per finire le scuole superiori. Avevo 14 anni. La guardavo e pensavo che non potevo assolutamente essere da meno di lei. Mi ha sempre ispirato e spinto a dare il massimo”. Competenze, grande forza di volontà e determinazione hanno fatto il resto. “In Proxima Fusion siamo consapevoli della difficoltà, del lungo tempo necessario e dello sforzo che dovremo compiere. Ma questo non ci fa paura. Mission drive è il nostro mantra. Una frase breve che abbiamo scritto nel nostro sistema informatico. Tutto quello che facciamo è per una missione comune”.
Su WhatsApp, Francesco ha una foto profilo mentre scala una montagna. Eleonora Chioda chiede: sei un alpinista?
“Quello che vedi è il Wendelstein, una delle più belle montagne delle Alpi bavaresi. Lo stellarator della società Max Planck ha preso il nome da qui. Tutti quelli che lavorano nel campo della fusione dovrebbero andarci in pellegrinaggio, prima o poi. In cima c’è un Osservatorio astronomico. Cinque ore di fatica, per avvicinarsi alle stelle. Noi ce ne impiegheremo molte di più per creare una stella sulla Terra, ma ci crediamo immensamente”.