A Tarquinia una pastasciutta per ricordare i fratelli Cervi

di Arnaldo Sassi

Una pastasciutta per ricordare i fratelli Cervi. E’ quella che si svolgerà domani a Tarquinia per ricordare la famiglia di Reggio Emilia, segnatamente antifascista e impegnata nella Resistenza, fucilata dai fascisti il 28 dicembre 1943 nel poligono di tiro di Reggio Emilia.

Già, ma perché il 25 luglio e perché i fratelli Cervi? Basta ripercorrere la storia per capirlo. Il 25 luglio 1943 fu il giorno (o meglio, la notte) in cui il Gran Consiglio del fascismo sfiduciò e defenestrò Benito Mussolini, poi fatto arrestare dal re Vittorio Emanuele III. E la pastasciutta fu quella offerta sulla piazza di Campegine dalla famiglia Cervi a tutto il paese due giorni dopo, una volta avuta la notizia.

Una tradizione, quella della pastasciutta, che coinvolge molte città italiane e che dal 2019 è approdata anche a Tarquinia, per volontà dell’Anpi (l’associazione nazionale dei partigiani), con lo scopo di tenere alto il ricordo di quei sette fratelli trucidati e della Resistenza, prodromo del ritorno alla democrazia dopo un ventennio di dittatura.

“La prima volta che sentii parlare di questa pastasciutta – esordisce Enrico Mezzetti, presidente dell’Anpi viterbese – fu proprio a Tarquinia, quando fondammo la sezione locale. La propose un dirigente del posto: si chiamava Roberto Sacconi. Un rito laico con una valenza quasi sacrale per tenere vivo il ricordo di quegli eventi. Una grande iniziativa che si fa nel circolo ‘Semi di pace’ di cui è presidente Luca Bondi, e che nel 2019 vide la presenza di circa 300 persone. All’evento quest’anno ci sarà anche Amalia Perfetti, a capo della sezione di Colleferro, ma anche presidente nazionale delle donne dell’Anpi. Insomma, la nostra funzione principale è quella di ricordare perché sappiamo quanto è importante la memoria, ancora di più in questo momento”.

Allarghiamo il discorso: cos’è oggi l’Anpi di Viterbo?

“Do alcune cifre: nel 2016, quando sono diventato presidente, c’erano tre sezioni. Oggi ce ne sono 12 e da 200 iscritti siamo passati a 600. A Viterbo abbiamo due sezioni, una intestata ad Aldo Laterza, che fu anche consigliere comunale, e l’altra, quella degli studenti, dedicata a Nello Marignoli, che – dopo essere stato arruolato nella Regia Marina e inviato in Jugoslavia – fu arrestato dai tedeschi, riuscì a fuggire e combattè da partigiano e alla fine della guerra tornò a Viterbo per riprendere il suo vecchio lavoro, quello di gommista”.

Di memoria di quel periodo, soprattutto nelle nuove generazioni, ne parla Daniele Colonna, presidente della sezione studenti.

“Noi lavoriamo nelle scuole e anche nell’università proprio per invertire la tendenza verso un oblio di quelli anni. Abbiamo organizzato anche diversi convegni. Il nostro scopo è soprattutto quello di fare riferimento alla Costituzione. Tutto ciò attualmente è in controtendenza col sistema scolastico che attualmente non valorizza la storia e si tenta anche di riscriverla. Oggi nelle scuole superiori la storia del ‘900 si studia molto a linee generali e in modo semplicistico”

Mezzetti riprende il discorso sulla realtà di oggi, soprattutto riferita al Viterbese.

“Molti mi dicono che noi viviamo in un territorio difficile, ma io non la vedo così tragica. Forse sarà anche frutto di una certa assuefazione. Noi siamo una minoranza, anche se qualificata. Ma è una minoranza anche la destra-destra. Poi c’è una grande zona grigia in mezzo, che può orientarsi in tutti i sensi. Vedo però una svolta che è stata fatta dall’Anpi. Oggi i partigiani non ci sono più per motivi anagrafici, così è stato cambiato lo statuto e nell’associazione si possono iscrivere tutti gli antifascisti. Noi oggi abbiamo una funzione, quella della difesa a spada tratta della Costituzione. Perché alla stesura della Costituzione i padri di quella destra-destra non parteciparono e quindi non è la loro Costituzione. E la vogliono cambiare, con il presidenzialismo, l’autonomia differenziata e altro. L’Anpi rischia di essere un bene-rifugio, in assenza di riferimenti politici che oggi esistono”.

A Mezzetti non poteva mancare l’ultima domanda: quella sul rifiuto della stretta di mano a Vittorio Sgarbi.

“Dico solo questo: più che una ideosincrasia ideologica, la mia è stata una ideosincrasia etica. Io quel personaggio non lo sopporto dal punto di vista etico. Lo considero un modello assolutamente negativo, soprattutto per le giovani generazioni, con un narcisismo smisurato. Comunque non me la sono andata a cercare. Perché io non sapevo che doveva venire Sgarbi. Me l’ha detto il prefetto 20 minuti prima. E non si sapeva delle strette di mano. Io ero l’ultimo della fila e quindi ho avuto alcuni secondi per riflettere”.

Domani comunque, l’Anpi si tufferà nella pastasciutta. A Tarquinia, ma anche a Civita Caastellana e a Vetralla. Il ricorso dei fratelli Cervi non deve morire.

 

 

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