Rapporto Istat 2023, gli effetti dell’invecchiamento della popolazione sempre più evidenti

Istat

Luci e ombre, come di consueto, emergono dal Rapporto annuale 2023. La situazione del Paese, stilato dall’Istat  e presentato nelle scorse settimane a Palazzo Montecitorio dal presidente dell’Istituto, Francesco Maria Chelli. «Terminato nel primo trimestre 2022 lo stato di emergenza sanitaria nazionale, nel corso dell’anno sono emersi nuovi elementi di criticità. Il forte rincaro dei prezzi dell’energia e delle materie prime, accentuato dal conflitto in Ucraina, ha condizionato l’evoluzione dell’economia, con rilevanti aumenti dei costi di produzione per le imprese e dei prezzi al consumo per le famiglie. Nonostante l’attenuarsi della fase più critica della crisi energetica, nel primo trimestre 2023, l’andamento dell’inflazione condizionerà l’evoluzione dei consumi e dei salari reali nel prossimo futuro», ha spiegato.

Sul fronte demografico, evidenzia il Rapporto Istat 2023, «gli effetti dell’invecchiamento della popolazione si fanno sempre più evidenti: il consistente calo delle nascite registrato nel 2022 rispetto al 2019, circa 27 mila nascite in meno, è dovuto per l’80 per cento al cosiddetto “effetto struttura”, ovvero alla diminuzione delle donne tra 15 e 49 anni di età e per il restante 20 per cento al calo della fecondità: da 1,27 figli in media per donna del 2019 a 1,24 del 2022. L’invecchiamento è destinato ad accentuarsi nei prossimi anni, con effetti negativi sul tasso di crescita del Pil pro capite». Infatti «i 15-64enni scendono a 37 milioni 339mila (sono il 63,4 per cento della popolazione totale), mentre i ragazzi fino a 14 anni sono 7 milioni 334mila (12,5 per cento). Gli scenari demografici delineati all’interno del Rapporto Istat 2023 prevedono un consistente aumento dei cosiddetti “grandi anziani”. Nel 2041 la popolazione ultraottantenne supererà i 6 milioni; quella degli ultranovantenni arriverà addirittura a 1,4 milioni». Soluzioni possibili? Secondo il presidente dell’Istat, «investendo sul benessere delle nuove generazioni, si può fare in modo che l’insufficiente ricambio generazionale sia in parte compensato dalla loro maggiore valorizzazione. Gli indicatori che riguardano il benessere dei giovani in Italia sono però ai livelli più bassi in Europa. Le notevoli risorse finanziarie messe in campo per uscire dalla crisi dovrebbero supportare investimenti che accompagnino e rafforzino il benessere dei giovani nelle diverse fasi dei percorsi di vita, intervenendo fin dai primi anni di vita.

Per quanto riguarda i flussi migratori, negli ultimi 20 anni hanno fatto registrare «un sostanziale equilibrio di genere. Al 1° gennaio 2022, le donne rappresentano il 49,3 per cento del totale degli stranieri non comunitari di 18 anni e più con un regolare permesso di soggiorno. Molto evidente la struttura per genere a forte connotazione femminile della collettività ucraina: le donne rappresentano più dell’80 per cento degli ingressi, senza variazioni negli ultimi quindici anni».(Fonte:Reti Solidali)

Rapporto annuale 2023. La situazione del Paese (istat.it)

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI