A Ferento un’Antigone dai segni nitidi e coinvolgenti della contemporaneità

Antigone a Ferento

Lunedì 7 agosto, in una delle prime serate fresche di questa estate, il Teatro Romano di Ferento ha portato sull’antico palcoscenico un classico della tragedia greca: l’“Antigone” di Sofocle per attingere dal suo splendido testo i segni più nitidi e coinvolgenti della contemporaneità, concetto avvalorato con la performance di un cast di attori di tutto rispetto: Alessandro Haber (Creonte), Elena Ferrantini (Antigone) e Matteo Rizzi (Emone), per la regia di Fausto Costantini (Tiresia), che interpretano la storia della giovane ribelle tebana in una originale forma di pièce narrativa-musicale, con gli arrangiamnenti di Sasà Flauto, chitarra e voce. Canzoni di un passato più recente – lo spettacolo apre con “Sapore di sale” di Gino Paoli e chiude con “La valigia dell’attore” di Francesco De Gregori” – fanno da contrappunto alle parole antiche, rappresentando il dramma di ieri come il più grande esempio narrativo della diatriba tra autorità e potere, tra leggi divine e leggi umane, valido ancora oggi. “L’indole più ostinata è quella che più facilmente si spezza”, così Creonte-Haber sminuisce l’insubordinazione di Antigone, che non riguarda solamente la sottomissione al nomos del re, ma anche il rispetto delle convenzioni sociali che vedevano la donna subalterna alla volontà dell’uomo.

La trama dell’opera è nota: Antigone decide di dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice, pur contro la volontà del nuovo re di Tebe, Creonte perché Polinice è morto assediando la città di Tebe, comportandosi come un nemico. Colta sul fatto, Antigone viene condannata dal re a vivere il resto dei suoi giorni rinchiusa in una grotta. In seguito alle profezie dell’indovino Tiresia e alle suppliche del coro, Creonte decide di liberarla, ma è troppo tardi perché Antigone si è omai impiccata. Questo porta prima al suicidio del figlio di Creonte, Emone, promesso sposo di Antigone, e poi della moglie Euridice, lasciando Creonte solo e sconfitto.

La versione “informale” concepita da Costantini e interpretata da Haber in maniera scanzonata ha svagato il pubblico, che si è fermato volentieri ad ascoltare il generoso bis concesso dall’attore bolognese. (S.G.)

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