Giove, il castello e quella bellezza di confine che non t’aspetti

di Luciano Pasquini

Il turismo di prossimità, un nuovo modo di intendere il viaggio, che porta i viaggiatori erranti   verso mete vicine, consentendo loro di conoscere quanto di meraviglioso ci circonda, senza dover intraprende lunghi viaggi, che a volte deludono le proprie aspettative. Un turismo che richiede pochi mezzi economici, sostenuto dalla voglia di conoscere, quanto di bello si trova vicino a noi.

Giove è un piccolo paese in bassa Umbria collocato nella  provincia di Terni a stretto confine con l’Alto Lazio.

Complice una soleggiata giornata invernale, dopo aver oltrepassato il Tevere che funge da confine tra la nostra regione e l’Umbria, ci siamo avviati lungo la  stradina che porta al piccolo borgo.  A colpire è  la mole dell’imponente complesso architettonico del palazzo Ducale o Castello di Giove, che dall’alto domina maestosamente la sottostante valle del Tevere che attrae visitatori da tutto il mondo con la sua maestosità e il suo fascino intramontabile. Il maniero è frutto di numerosi interventi eseguiti in epoche diverse, che da antica fortificazione militare nata per motivi di difesa e controllo del territorio della valle del Tevere, via di importanza strategica e commerciale.

Il complesso ha subito numerosi rifacimenti ad iniziare, probabilmente furono i Farnese già nel 500, che  si stabilirono su resti del castello medioevale, La trasformazione nella forma che ammiriamo oggi si deve alla nobile famiglia dei Mattei. Il Palazzo Ducale nel corso degli anni e stato vittima dell’incuria e dall’abbandono.

Nel 2015 sono iniziati i lavori per il recupero dell’immobile, un lavoro ciclopico, portato a termine nel rispetto del complesso, durante le fasi del recupero edilizio, nel 2016 una scossa di terremoto ha reso il palazzo per buona parte inagibile, mettendo in pericolo gli affreschi delle sale. Finalmente nel marzo del 2023 si e giunti alla conclusione dei lavori, rivedere le numerose sale, le 365 finestre nuovamente illuminate, tornate nuovamente a vivere è stata una grossa emozione,soprattutto, restituire una parte di “bello” per anni abbandonato a se stesso e poterlo restituire alla fruizione della comunità.

Lasciato il palazzo, la valle del Tevere ci saluta con un tramonto, che ne esalta gli spazi e gli orizzonti.

Ci riserviamo il tempo di passare dal fornaio per assaporare  il pane che si produce da queste parti, la scoperta di un altro tipo di bellezza quella resa dalla  tipicità del primo alimento dell’uomo, che unisce sapori e saperi senza mai confonderli con altri.

 

 

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