Tuscia in pillole. Camera con vista tombe

di Vincenzo Ceniti*

Meglio il letto del macellaio, specialmente se la moglie è accogliente, che quello di un’anonima locanda di paese. Avrà pensato così George Dennis (1814-1898) quando arrivò a Toscanella (oggi Tuscania) nel 1842 con la sua smania di etruschi e tombe che s’era presa dopo aver visitato a Londra nel 1837  la mostra dei Campanari di Tuscania: “Antichità Etrusche  fuori d’Italia” con sarcofago e corredi funerari da scrutare nella semioscurità, alla luce di torce che venivano consegnate all’ingresso.

Nel suo diario si legge “Trovai una soddisfacente sistemazione nella casa di un macellaio che aveva il vantaggio di stare accanto alla dimora dei Campanari. Il giardino è un posto singolarissimo. Vi sembra di essere trasportati in qualche scena di un fantastico racconto arabo, dove tutti i personaggi sono trasformati in pietra… Maestose matrone coperte di gioielli, giovani vigorosi e splendide ragazze sdraiati sul coperchio delle loro bare … Ciascuno sembra essere sul punto di riprendere la propria esistenza”.

Il disegno che vi proponiamo del vignettista Alfonso Artioli degli anni Ottanta del Novecento ritrae il Dennis nell’alcova del macellaio mentre la “signora” fa toletta. E’ un po’ irriverente, ma in tempi di gossip come i nostri fa notizia. In quegli anni il Dennis, esploratore e etruscologo come si legge nel suo biglietto da visita, aveva si e no trent’anni e tutte le ragioni per concedersi qualche svago nel lungo viaggio in Italia tra briganti, strade malsicure e una Maremma ancora semipaludosa e selvaggia.

La mostra dei Campanari, allestita con le accortezze di un tour operator dal padre Vincenzo coi figli Secondiano e Domenico al civico 121 di Pall Mall in pieno West End  londinese,  ebbe un grande successo, tanto da essere addirittura riportata  dal The Times del 26 gennaio di quel 1837.  “Il visitatore al suo ingresso – si legge nel prestigioso giornale – si troverà subito in una camera arredata in modo da rappresentare l’interno di una delle tombe da cui sono stati ricavati i reperti… La forma di questi orecchini richiama perfettamente la moda attuale e la lavorazione  è identica a quella che si vede oggi nelle vetrine degli orafi… Questa nota basterà a dare al lettore un’impressione  dell’esposizione, ma è soltanto una visita per avere  un’idea del suo valore, mentre a descriverla per intero ci vorrebbe tutto un trattato di antichità etrusche”. Parte di quella collezione sarà acquistata dal British Museum.

Oggi quel giardino al n° 11 di via Campanari (già via della Cava) a Tuscania non c’è più, ma restano intatte le emozioni percepite dal Dennis (e non solo) che lo battezzò il “Giardino delle meraviglie”, dotato, com’era, di una decina di  sarcofagi delle tombe dei Vipinana ritrovati a poca distanza dal centro storico di Tuscania.

Dennis si sofferma a considerare che gli uomini nelle raffigurazioni sui sarcofagi – come scriverà nella sua opera monumentale “The cities and cemeteries of Etruria”  (1848) – hanno in mano la patera, mentre le donne un uovo o un frutto. I primi sono vestiti solo a metà. Le donne hanno collane, anelli  e lunghi orecchini a conferma della loro passione orientale per i gioielli. Osserva poi che i defunti sono rappresentati al culmine della gioia mondana per simbolizzare la felicità nella quale avevano fatto possesso i loro spiriti.

Aggiunge “Rimasi sorpreso a casa Campanari nell’udire che la maggior parte di questi sarcofagi, ben 27, proveniva da una singola tomba scoperta nel 1839 in un vicino boschetto di olivi chiamato il Carcarello. I sarcofagi delle donne formavano un cerchio nel centro, e quelli dei loro mariti erano sistemati in un più largo circuito all’intorno. Il soffitto della tomba era franato, sebbene sostenuto da tre colonne”.

I Campanari si resero promotori nell’Ottocento di numerose campagne di scavi in vari centri dell’Etruria e soprattutto a Tuscania. Notevole il lavoro di recupero svolto nella vicina area archeologica di Vulci negli anni 1895-1897, i cui reperti si ammirano tra l’altro  nel museo etrusco gregoriano di Roma. 

Nella foto, il disegno di Alfonso Artioli

 

L’autore*

ceniti

Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.

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