Emigrazione. La doppia assenza e la morte ingiusta del giovane Md Abul Basar Matubbar

Quando vengono a mancare le condizioni necessarie al pieno compimento dei desideri dell’uomo, questo è spinto a cercare un luogo diverso da quello di origine “dove aver miglior fortuna”. Le motivazioni possono essere diverse: economiche, politiche, ambientali  guerre in atto, persecuzione. Sono sempre esistiti due tipi di emigrazione: quella temporanea e quella permanente. La separazione dalla terra d’origine è sempre sentita come una frattura nella vita personale.

L’emigrazione temporanea è quella che caratterizza i fenomeni migratori di manovalanza. Nell’Ottocento molti braccianti agricoli veneti andavano in Argentina nei periodi di pausa nella loro terra. È più difficile descrivere l’emigrazione quando si tratta di una permanenza nello Stato ospitante per vari anni. Queste persone cercano di far fortuna ed accumulare quel capitale necessario per acquistare un terreno o un’attività propria nella terra d’origine.

Abdelmalek Sayad, nel suo studio sulla migrazione (1999), la definisce come un “fatto sociale totale”, che interroga insieme le condizioni di partenza, i percorsi di vita dei migranti, le responsabilità e le scelte della società d’arrivo. Solo la valutazione dell’insieme di questi elementi è in grado di restituire un’esperienza migratoria, il cui tratto unificante – nella prospettiva dei protagonisti – è ravvisabile in quella condizione che il sociologo algerino definisce come una doppia assenza: quella dal paese in cui l’emigrato è nato (in cui lascia un posto vuoto, come nella difficile realtà delle famiglie transnazionali) e quella del paese in cui l’immigrato si trova a vivere (spesso, escluso).

Quest’ottica restituisce la realtà del migrare come esperienza di un’esistenza “fuori-luogo”, in cui il soggetto vive una vera e propria “caduta sociale”: è infatti costretto a ricominciare da zero, per conquistare, rinegoziandolo, il suo spazio sociale all’interno della società in arrivo.

Una caduta sociale che il giovane trentenne Md Abul Basar Matubbar non ha saputo da solo sostenere, togliendosi la vita  in piazza San Lorenzo, a pochi passi dalla cattedrale e davanti a palazzo dei Papi  luogo che della Viterbo in cui si trovava a vivere amava molto..

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