Durante il periodo rinascimentale, definito da alcuni come “l’epoca d’oro”, in particolare per l’Italia, si è portati ad immaginare che i legami coniugali nobiliari fossero caratterizzati da rapporti idilliaci e perduranti, ma purtroppo, in più di un’occasione, si sono concretizzati epiloghi mortali di natura violenta.
Uno degli episodi più tragici del ‘500 trova allocazione nel Castello di Gallese, ove risiedeva (per esilio papale dello zio Paolo IV) il duca di Paliano Giovanni Carafa e la moglie Violante Diaz Garlon, descritta come una donna avvenente e di notevole cultura letteraria, la cui figura viene narrata dallo scrittore francese Stendhal nel racconto “La duchessa di Paliano”.
Protagonisti del fatto di sangue sono proprio la duchessa Violante (all’epoca dei fatti al sesto mese di gravidanza) ed il capitano Massimo Capece, in servizio a Gallese: entrambi furono ritenuti dal duca Carafa di essere amanti, che per lavare l’onta del disonore, decise di giustiziarli all’interno del castello nell’estate del 1559, a distanza di alcune settimane l’uno dall’altra.
Riprendendo il filo della storia, nella seconda metà del ‘800 è residenza della famiglia Hardouin, e le vicende storiche più importanti ruotano attorno alla figlia del duca Giulio e della nobile Natalia Lezzani, la principessa Maria Hardouin, colei che diventerà la prima ed unica moglie del Vate, Gabriele D’Annunzio.
Le cronache di quel periodo tratteggiano Maria come una donna sensibile, non solo umanamente, ma anche nei confronti dell’arte e della poesia, e la sua bellezza disarmante è stata acclarata finanche dal seminarista Ambrogio Damiano Achille Ratti, poi eletto Papa Pio XI nel 1922.
Ma a fare colpo sulla giovane Hardouin fu il dandy abbruzzese, il quale, con le sue pubblicazioni poetiche, destò un particolare interesse su Maria, generando dapprima un amore idealistico, che ben presto si tramutò in fisico.
La complessa relazione tra i due è documentata attraverso un corposo carteggio epistolario, oggi conservato presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, che si compone di oltre trecento lettere che D’Annunzio scrisse alla moglie Maria, a partire dai primissimi incontri risalenti al 1883 fino al 1938.
Nonostante la condotta di vita disinvolta del Vate, i coniugi, pur vivendo separatamente da tempo, restarono giuridicamente legati dal vincolo matrimoniale, e la principessa di Montenevoso rispettò fino alla fine dei suoi giorni la promessa di fedeltà formalizzata al libertino Poeta il 28 Luglio 1883.
Il Castello di Gallese rimane un gioiello architettonico con la geometria del cortile e la sua elegante scala a tenaglia con putti in marmo che conduce al ricco loggiato superiore. A destra svettano le alte palme del Giardino Tripoli e al di là dei torrioni merlati si estende il Giardino della Sasseta, una fresca passeggiata tra lecci ed abeti che conduce all’incantevole lago sotterraneo.
Il Palazzo è situato in piazza Castello, nel centro storico di Gallese, ed è abitato dalla famiglia Hardouin di Gallese. Visitabile solo su prenotazione.
Laureato in Giurisprudenza. Appassionato di arte e cultura, è iscritto al corso di laurea triennale in Scienze dei Beni Culturali L-1 presso l’Università della Tuscia di Viterbo.