Il Cristo Portacroce di Bassano Romano, l’opera abbandonata da Michelangelo

Di Giovanni Stefanelli

Il Cristo Portacroce a Bassano Romano

Nella chiesa del Monastero di San Vincenzo, nel Comune di Bassano Romano, è conservata la scultura di cui, nel 1998, venne attribuita la paternità (ancorché parziale), da parte di alcuni studiosi, a Michelangelo Buonarroti. Nella cappella a destra del coro è conservata la statua del Cristo Portacroce o Cristo Redentore di Michelangelo Buonarroti.

L’opera è denominata in vari modi, ma quello probabilmente più diffuso è il Cristo Redentore, una statua realizzata nel 1514 dal Divin Artista su commissione della nobile Patrizia Marta Porcari, la quale desiderava che venisse collocata nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma.

Michelangelo era un perfezionista all’inverosimile: si recava alle cave di Carrara, dove sceglieva personalmente i blocchi di marmo da scolpire, ed era un eclettico genio che non accettava collaboratori, né consigli da alcuno.

Le narrazioni ci rappresentano che questa scultura sacra sarebbe stata lavorata a quattro mani, dal momento che, oltre un secolo dopo, un certo Gian Lorenzo Bernini venne incaricato dal marchese Vincenzo Giustiniani di portare a termine i lavori dell’incompiuta michelangiolesca.

Ciò accadde perchè durante il primo processo di lavorazione del supporto marmoreo, sul volto del Cristo comparve una lunga venatura di colore nero, un difetto intollerabile per il Divin Artista, che decise di abbandonare l’opera, donandola a Metello Vari, uno degli eredi e nipote della committente, che la custodì “come fosse d’oro” nel giardino della sua villa.

L’imperfezione materiale della vena nera, celata con gli opportuni ritocchi dal Bernini, dopo le operazioni di ripulitura avvenute in tempi recenti, è tornata alla luce, un giusto e doveroso riconoscimento per l’Artista Universale, per gli aspetti specificamente artistici ma anche per quelli storici.

Siamo nel 1514-16 e al Michelangelo, allora trentenne, viene commissionata una statua del Cristo Risorto, ma… arrivato al volto (le statue iniziano ad essere scolpite partendo dal fondo) sulla guancia sinistra del Cristo appare quello che per l’epoca è un difetto inaccettabile: una vena nera o, come si diceva allora, un “pelo nero” una linea scura nel biancore del marmo.
Michelangelo lascia “incompiuta” l’opera e ne fà dono, senza compenso, all’amico Metello Vari che, comunque, per ripagarlo forse più che dei costi sostenuti, della disillusione subita, gli regala un puledro.

Monastero di San Vincenzo martire di Bassano Romano ove il capolavoro è custodito

L’autore

giovanni stefanelli

Laureato in Giurisprudenza. Appassionato di arte e cultura, è iscritto al corso di laurea triennale in Scienze dei Beni Culturali L-1 presso l’Università della Tuscia di Viterbo.

 

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