Al CineTuscia Village di Vitorchiano, venerdì 24 gennaio, è stato proiettato in anteprima nazionale “Coscine di pollo”, cortometraggio scritto e intrepretato da Claudia Genolini per la regia di Federico Paolini sulla deportazione degli ebrei italiani nei campi di concentramento, prelevati dalle proprie abitazioni nell’ottobre del 1943, durante la festa del Sukkot. La pellicola racconta con la delicatezza matrilineare di una fiaba una triste pagina di storia del Novecento, attraverso il ricordo di una nonna scampata ai rastrellamenti alla propria nipote. Il titolo “Coscine di pollo” richiama la filastrocca che diede coraggio a nonna Anna durante la disperata fuga, quando era solo una bimba, tramandata poi nei nostri giorni alla nipotina Ester. Interamente girato nel suggestivo borgo medievale di Vitorchiano, l’organizzazione generale è stata curata da Carlo Cozzi, producer televisivo con una trentennale esperienza professionale alle spalle e residente nel Borgo Sospeso della Tuscia. Lo abbiamo incontrato a ridosso della proiezione, perché ci spiegasse il suo legame con Vitorchiano.
“Sono originario di Vitorchiano, più precisamente del Pallone, e il mio legame con il paese è viscerale. Non ho mai pensato di vivere altrove e difficilmente mi allontano per lunghi periodi. L’unica volta che mi sono spostato risale al 2009, quando un mio amico doveva andare in Honduras per il reality ‘La talpa’ e mi ha chiesto la cortesia di trasferirmi a casa sua, a Roma, durante la sua assenza, per paura che gli occupassero casa. Ma vivere nelle grandi città non fa per me, preferisco la provincia, dove i ritmi di vita sono meno frenetici e non si rischia di essere risucchiati dalla routine lavorativa”.
Producer cinematografico con un curriculum nobile, vincitore del Globo d’Oro grazie al docu-film “Gianni Agnelli, in arte l’Avvocato”, preceduto nel 2022 da “Sophia!”, omaggio alla leggendaria Loren, per cui ha curato il coordinamento delle riprese e della postproduzione. Produttore televisivo per importanti broadcast nazionali, è inoltre ideatore e organizzatore di Retrottanta, festival interamente dedicato alla cultura pop degli anni ’80.
Grandi lavori, premi, tutti dicono che ha un forte spessore manageriale che nel ruolo è indicativo di successo. È così?
“Ho la fortuna di aver realizzato un sogno, perché il mio lavoro è proprio quello che desideravo fare da bambino. I risultati che sono riuscito a raggiungere, compreso il premio inatteso del Globo d’Oro, sono il frutto di una lunga gavetta. Sono partito come l’ultimo dei garzoni, dandomi molto da fare e cercando di assimilare il maggior numero di competenze possibili. Certo, lavorare in piccole produzioni mi ha agevolato ad acquisire tutti gli strumenti utili per questo mestiere”.
In ambito locale, è stato coinvolto dal Comune di Viterbo per formare e far parte della Film Commission. Tempo fa diceva che il cinema Genio potrebbe tornare a vivere grazie a imprenditori e associazioni. Ne è ancora convinto?
“Sono sempre sicuro che a Viterbo sia indispensabile una sala cinematografica, ma l’ipotesi del Genio non è più percorribile, perché c’è già un progetto di riqualificazione per trasformarlo in Auditorium con locali attigui destinati ad attività culturali. Però, posso anticipare che sono coinvolto in prima persona nella riapertura del Cinema Lux. Grazie al coordinamento con Patrizia Notaristefano e Simona Tartaglia, è stato trovato l’accordo con Maurizio Burani, presidente del Dopolavoro ferroviario, che è l’ente proprietario della struttura, e i fratelli Ferretti, attuali gestori del CineTuscia Village, sono disponibili a prenderne la gestione. Una riapertura importantissima per la città, utile anche a migliorare una zona in cui si riscontrano criticità”.
Tra le sue “creature” spicca il Museo degli anni ’80, nel cuore di Viterbo, unica realtà in Italia dedicata alla cultura pop in ogni sua declinazione. È la sua risposta al celebre brano di Raf, che chiedeva cosa sarebbe rimasto di quell’epoca?
“Assolutamente sì, tanto è vero che il 45 giri ‘Cosa resterà degli anni ‘80’ è il primo della lista nel jukebox del museo. Ho voluto creare un luogo dove fosse possibile per il visitatore ritrovare tutti gli oggetti simbolo a richiamo di un’epoca colorata e divertente. Ora verrà chiuso per un breve periodo, perché voglio sistemare gli interni, mettendo anche una carta da parati a tema, perfetta per ricreare ancor di più l’atmosfera di quel periodo”.
Torniamo all’oggi, al corto “Coscine di pollo”, com’è nata l’idea e come si è arrivati a Vitorchiano?
“La sceneggiatura è firmata da Claudia Genolini, che ha poi affidato la regia a Federico Paolini, dopo aver vinto il bando Nuovo IMAIE 2024. In un primo momento Claudia era dell’idea di girare a Tolfa, paese natale dei suoi nonni, ma dopo aver letto la storia ero sicuro che Vitorchiano sarebbe stata la location ideale e, tramite Antonello Muscarà, produttore dell’opera con White in collaborazione con Fondente, abbiamo fatto tre sopralluoghi nel centro storico. Come pensavo, la casa di mia zia Angela (Sensi, ndr) in via Dante era perfetta per le scene ambientate negli anni ’40 e infatti, a parte spostare qualche mobile, non abbiamo dovuto modificare nulla. Per le scene contemporanee, invece, abbiamo sfruttato l’ex ostello di Sant’Agnese, mentre per quelle della fuga i boschi circostanti, precisamente l’area della Fontana del Duca”.
La narrazione del cortometraggio è poetica ed evidenzia come un’atrocità disumana possa trasformarsi in forza attraverso l’amore. Un messaggio prezioso, soprattutto per i giovani. Avete pensato di proporlo alle scuole?
“Alle scuole non ancora, ma solo per questioni di tempistica e di sicuro è un progetto che abbiamo. All’inizio ‘Coscine di pollo’ doveva essere pronto per marzo, poi invece abbiamo accelerato i tempi, anticipando il montaggio, per farlo uscire in concomitanza con il Giorno della Memoria. Intanto, comunque, continuerà a essere proiettato nelle sale italiane, già è in programma ad Aprilia e dovremmo riuscire anche a portarlo a Roma. Inoltre, parteciperà a diversi festival nazionali e, proprio dalla collaborazione con il Comune di Vitorchiano, sta prendendo forma l’idea di organizzare anche in paese una rassegna di cortometraggi”.
Il Giorno della Memoria non serve solo a commemorare milioni di persone uccise crudelmente e senza pietà, ormai 80 anni fa. Serve soprattutto a ricordare che ogni giorno, ancora oggi, ovunque nel mondo, esistono discriminazioni e persecuzioni verso chi ci sembra diverso.