La “pillola” su Giuseppe della settimana scorsa viene condivisa da una lettrice che mi segnala un episodio prodigioso riferito a Tuscania e conosciuto come il miracolo della sedia di san Giuseppe, accaduto alla fine del XIX sec. nell’allora convento delle clarisse di San Paolo. Ne eravamo a conoscenza, ma la sollecitazione ci dà l’opportunità di proporlo come ulteriore “pillola” legata al santo Patriarca. Avevamo già scritto che san Giuseppe viene invocato in tutte le situazioni disperate e questo miracolo lo conferma.
Si racconta che nel 1871, nell’allora Toscanella (l’antico nome di Tuscania), una giovane conversa, suor Maria Geltrude di circa trent’anni del convento delle clarisse di San Paolo era da tempo immobilizzata a letto per un tumore maligno che le procurava dolore e gonfiore. Nei documenti dell’epoca ancora conservati si legge che si trattava di un male incurabile. La suora era molto devota di san Giuseppe che pregava ogni giorno per farla guarire. La mattina dell’8 marzo di quell’anno, mentre le sorelle erano in cappella per la messa, la suora vide aprire la porta della sua cella ed entrare un uomo. Meravigliata, gli chiese chi fosse e lui accomodandosi su una delle due sedie della cella rispose: “Il falegname del monastero”. Il colloquio tra lei e l’occasionale ospite, peraltro dall’aspetto mite e bonario, riguardò in particolare la malattia della giovane novizia.
“Che cosa avete?” le chiese quell’uomo. “Dicono che abbia un brutto male e che non ci sia nulla da fare”, rispose. “Abbiate fiducia in Dio” aggiunse il misterioso avventore che discretamente se ne andò com’era arrivato. A detta della suora quell’insolito personaggio aveva due occhi meravigliosi, come due stelle, e le mani affusolate e diafane, non certo di un falegname.

Dopo la messa, la monaca infermiera, incaricata all’assistenza della novizia ritornò nella cella della suora malata e vide con sorpresa che una delle due sedie era fuoriposto. “Chi ha spostato la sedia?” disse visibilmente sorpresa. “Il falegname che è venuto poc’anzi”, rispose la novizia. “Il falegname?” replicò la suora infermiera. La portinaia, da parte sua, subito interpellata assicurò che non era entrato nessuno.
La badessa madre, Chiara Maria, appena sopraggiunta, vide suor Geltrude in piedi, piena di forze e raggiante. Il dolore e il gonfiore erano spariti. Percepì l’importanza soprannaturale di quanto accaduto, pensando subito a san Giuseppe sempre invocato da suor Geltrude. Si inginocchiò e pregando disse “San Giuseppe, se siete stato veramente voi a venire questa mattina, fatemi vedere in quale sedia vi siete seduto”. Miracolosamente una delle due sedie prese a muoversi sotto gli occhi di tutti i presenti. La madre badessa, seguita da tutte le sorelle, stringendosi la sedia al cuore ringraziò il Signore per il dono grande e mirabile. La novizia, guarita dal tumore terminale, godette da allora di ottima salute e morì il giovedì santo del 1920 a 81 anni.
La sedia miracolosa (di legno e impagliata) è visibile oggi in una teca all’interno della chiesa di San Paolo nel “Terziere dei Castelli” di Tuscania, presso le mura castellane. Gli sta accanto un cesto per la raccolta di biglietti con le intenzioni dei fedeli. D’impianto duecentesco, la chiesa si presenta con un’unica navata e arco trionfale ogivale, tipico dell’architettura del tempo. Del tutto singolare la struttura del tetto in forme gotiche diviso da tre arconi acuti, un unicum nella zona. La facciata venne rimodulata con la chiusura del rosone e altre modifiche nel XVI sec.
Ha accolto san Francesco nel 1222 come indicato in una lapide. Alle pareti della chiesa e in quelle dell’adiacente monastero si intravedono tracce di affreschi, in parte danneggiati dal terremoto del 1971 e successivamente restaurati. Il convento ospita oggi le suore Serve del Signore e della Vergine di Matarà (Famiglia religiosa del Verbo Incarnato), impegnate tra l’altro a pregare per conto delle famiglie che lo richiedono, a organizzare iniziative caritatevoli e a condurre una vita di gioia e di fede. Non è escluso che il prossimo 19 marzo, nella festa di San Giuseppe, preparino anche loro le tradizionali frittelle di riso secondo la ricetta locale che vale la pena di ricordare.
Ingredienti
½ kg di riso per risotti, ½ litro di latte, 3 uova, 3 buste di uvetta sultanina, 2 bustine di pinoli, 1 cubetto di lievito di birra, zucchero, farina, limone grattugiato, sale, cannella, rhum.
Preparazione
Mettere a cuocere il riso con acqua, latte, sale e zucchero. Preparare a parte la pasta con il lievito di birra e un po’ di farina. Fare lievitare l’impasto per un’ora. Scolare il riso a metà cottura, farlo raffreddare e unirlo alla pasta. Condire il tutto con uvetta sultanina, pinoli, uova, limone grattugiato, sale, cannella e tre cucchiai di rhum. Quindi con un cucchiaio modellare le frittelle e metterle a friggere in una padella ricolma di olio di semi. Depositare le frittelle in un recipiente e spolverare con zucchero e cannella.
Nella cover, la sedia su cui si è seduto San Giuseppe custodita in una teca nella chiesa di San Paolo a Tuscania
L’autore*
Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.