Rosa, giovane donna in fuga da una Berlino bombardata, approda nell’autunno del 1943 in un paesino della costa orientale della Germania dove vivono i genitori del marito impegnato al fronte.
Il villaggio povero, ma apparentemente tranquillo, nasconde un segreto: nella foresta che si erge alle proprie spalle Hitler ha creato il suo quartier generale, chiuso nel suo bunker e ossessionato dalla paura di essere avvelenato.
Sarà proprio questo il motivo che spinge i soldati tedeschi a prelevare ogni giorno Rose e altre sei ragazze giovani e in buona salute per far loro assaggiare il cibo che dovrà sfamare il Fuhrer.
Da un lato la fame, dall’altro la paura di morire.
Cibo che sfama e cibo che uccide, in una infinita roulette russa che ogni giorno accompagna le vite delle giovani donne.
Vite che si intrecciano, con i loro racconti, i loro sogni e le loro paure. Piccole e grandi alleanze che nascono.
Solidarietà femminile che sboccia e un infinito bisogno di amore e tenerezza che, anche per poco, faccia dimenticare l’orrore della guerra.
Amore che ha il volto e la fisicità di un ufficiale delle SS, che, a dispetto di ogni razionalità, risveglia in Rose il desiderio e il bisogno di sentirsi ancora viva e amata.
Tratto dal romanzo omonimo di Rossella Postorino, basato sulla storia vera di Margot Wolg, assaggiatrice durante il regime nazista, Soldini torna con un cinema che ancora una volta celebra l’universo femminile.
Un universo in cui le donne, mai oggetto ma sempre portatrici di desiderio, imbastiscono una storia corale dove l’orrore della guerra viene mostrato appieno, intrecciato però a sentimenti di solidarietà, amicizia e altruismo che le ragazze riescono a creare.
Poetico anche all’interno della crudeltà dell’orrore nazista, il film è in grado di alleggerire lo spettatore dal crescente pathos mettendo in scena sentimenti autentici, ambienti familiari colmi di amore e dolcezza che fanno da contraltare alla stanza asettica, quasi una camera mortuaria, dove ogni giorno si consuma il rito della degustazione del pasto destinato al Fuhrer.
Una stanza in cui la guerra non entra, ma neanche la vita sembra filtrare, tenendo in un tempo sospeso le sette ragazze e il cuoco che, con precisione matematica, ogni giorno recita le ricette del cibo da assaggiare per far poi gustare a Hitler.
Un cuoco anche lui portatore di morte, che rappresenta l’unico legame con il mondo esterno.
Film corale, film al femminile, nel quale il coraggio delle donne viene celebrato, in un mondo avvolto dall’orrore e dalla follia omicida che distrugge i corpi di chi la subisce gli animi di chi la pratica.
Con grande maestria il film mostra le atrocità della guerra senza esibire mai immagini belliche, facendo leva su una colonna sonora che nei momenti drammatici del film sembra far eco al passo dell’oca dei soldati nazisti, richiamando alla mente i suoni tipici delle parate militari tedesche.