In attesa di EGIDIO 17 –Viterbo 1517-2017 Antonello Ricci e Davide Ghaleb
presentano LE PASSEGGIATE DI EGIDIO 17
Passeggiate/racconto alla riscoperta della Viterbo umanistica e rinascimentale
Secondo appuntamento Sabato 17 settembre 2016
LE FAVOLE DI ANNIO
Viterbo, il suo “lutto”:
Poetica del risarcimento identitario nelle narrazioni pubbliche di Annio da Viterbo e i suoi seguaci
La nuova passeggiata/racconto di Antonello Ricci sulle tracce del frate falsario che al tramonto del Quattrocento fece di Viterbo la capitale di una mitica Etruria e la culla di tutta la civiltà occidentale.
Appuntamento ore 17.00
nel Cortile di palazzo dei Priori (piazza del Comune)
Il racconto itinerante si snoderà tra il portico e il cortile di palazzo dei Priori
per poi salire al piano nobile, tra sala Regia e del Consiglio
Letture Pietro Benedetti Percussioni Roberto Pecci Racconta e conduce Antonello Ricci
Evento organizzato in collaborazione con
Comune di Viterbo e Biblioteca Consorziale di Viterbo*
Il biglietto per la partecipazione consiste
nell’acquisto di un volume a scelta dal ricco catalogo di
Davide Ghaleb Editore
* Ai partecipanti verrà fatto omaggio di un numero a scelta di Biblioteca & Società, rivista edita dalla Biblioteca Consorziale di Viterbo
La storia:
Al tramonto del XV secolo Viterbo è ormai una Bella Addormentata. Viene a cullarla con le sue ninnananne un frate domenicano un po’ birbante. É un viterbese doc. Giovanni all’anagrafe, ma preferisce farsi chiamare Annio, con sfacciato latinorum. Torna in città nel 1489, dopo un’assenza di vent’anni. È noto per i suoi oroscopi (uno per Galeazzo Sforza, nell’anno dell’assassinio: chissà che c’era scritto). Insegna retorica e latino a un pubblico di eruditi notai, localisti sfegatati. Li abbindola all’ombra di un campanile smisurato, racconta loro favole incredibili: Re Desiderio, Pipino il Breve e Carlo Magno, ma soprattutto Ercole e… Noè. Viterbo sede della città sacra etrusca, tetrapoli originaria, improbabile Fanum Voltumnae: Viterbo mamma di Roma, insomma, e culla dell’intera civiltà occidentale. Annio convince il suo pubblico a colpi di apocrifi letterari e false epigrafi. Il bello è che gli credono in molti, e non solo viterbesi. Anche Alessandro VI, di passaggio in città: sotto i cui occhi tornano alla luce “prove” preziosissime di questa verità dimenticata, in realtà sepolte nottetempo da Annio stesso, a colpi di pala e di piccone. Erasmo da Rotterdam non si fida delle sue teorie, e così molti fra gli umanisti e filologi più avvertiti, ma ci vorrà tempo prima che il mito del FAVL tramonti. Mentre qualcuno, qui da noi, quelle storie se le racconta ancora. E nella toponomastica cittadina restano tracce delle sue fantasmagoriche etimologie. Fossili sorprendenti d’una testarda quanto patetica fierezza municipale. Poi un malinconico silenzio di secoli.