Alessandro Romoli ricorda Paolo Borsellino e la sua scorta, 32 anni dopo la strage di via D’Amelio

32 anni fa, a Palermo, il magistrato Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina perdevano la vita in una vile strage mafiosa.

Quella calda domenica d’estate la mafia ha sferrato l’ennesimo, inaccettabile, attacco allo Stato andando a colpire chi era disposto a tutto – soprattutto a sacrificare la propria vita – pur di combattere la criminalità organizzata e liberare l’Italia dal giogo della mafia.

A soli 57 giorni di distanza da un’altra strage, quella di Capaci, l’Italia tornava a piangere la morte di coloro i quali a quella mafia avevano dato volti e nomi. Ne avevano compreso la struttura, le dinamiche, i finanziamenti, i rapporti con settori deviati delle istituzioni e della politica. E si accingevano a sconfiggerla.

Non potremo mai dimenticare il loro sacrificio e coraggio. Ricordare Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, gli agenti della scorta e tutti coloro i quali hanno perso la vita nel tentativo di combattere la mafia è un dovere morale e civico: anche il ricordo è infatti un potente strumento per combattere la mafia.

Non possiamo e non dobbiamo restare indifferenti nei confronti della mafia, nei confronti di chi ci vuole costringere al silenzio con la violenza e le intimidazioni. E non possiamo mai smettere di sognare e combattere per un’Italia finalmente libera da tutte le mafie.

 

Alessandro Romoli
Presidente della Provincia di Viterbo

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