Per iniziativa di amiche e amici che non l’hanno dimenticato si stanno svolgendo in queste settimane a Viterbo vari incontri per preparare adeguate commemorazioni pubbliche di Alfio Pannega, il poeta e militante per la pace, i diritti umani, la liberazione dell’umanita’ e la salvaguardia del mondo vivente, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita (nacque infatti a Viterbo il 21 settembre 1925, e a Viterbo si spense il 30 aprile 2010).
E’ auspicabile che alle persone che con Alfio Pannega condivisero l’esperienza del “centro sociale occupato autogestito Valle Faul” e che costituirono la sua vera e propria famiglia negli ultimi vent’anni della sua vita, cosi’ come all'”Associazione nazionale partigiani d’Italia” il cui comitato provinciale viterbese ha meritoriamente deciso di farsi promotore di iniziative non solo nel capoluogo ma in tutto l’Alto Lazio ed anche oltre, si uniscano non solo altre persone di volonta’ buona ed altre associazioni culturali e d’impegno civile, ma anche le istituzioni democratiche rappresentative dell’intera popolazione: Alfio Pannega e’ stato infatti una figura fortemente rappresentativa di Viterbo e della sua cultura popolare, una persona in citta’ conosciuta da tutti e da tutti molto amata.
E sarebbe bene che le iniziative pubbliche in ricordo di Alfio Pannega siano propizia occasione per farne conoscere la figura, l’opera e la testimonianza di una figura come quella Alfio Pannega un luminoso testimone della nonviolenza.
Sabato 15 marzo presso il “centro sociale occupato autogestito Valle Faul”, che da diversi anni ha spostato di necessita’ la sua sede nell’area del capannone ex-Cogema a Castel d’Asso, si incontreranno ancora una volta alcune delle persone che furono amiche di Alfio e con lui condivisero per anni esperienze e riflessioni, all’ascolto e alla sequela della sua testimonianza di persona buona, di uomo di pace, di militante del movimento delle oppresse e degli oppressi che lotta per la liberazione e la salvezza di ogni persona, dell’umanita’ intera, dell’intero mondo vivente.
E’ nostra viva speranza che da quest’incontro scaturisca una messe di proposte di lavoro per adeguate iniziative pubbliche che lungo quest’intero anno 2025 accompagnino nel ricordo di Alfio Pannega quante e quanti si riconoscono nel cammino nonviolento di costruzione della pace, della giustizia sociale, del rispetto per la vita, dell’universale fraternita’ e sorellanza, del bene comune dell’umanita’ intera. Ve ne e’ grande ed urgente bisogno.
Autore: “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, , e-mail: centropacevt@gmail.com
Chi era Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta’ si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna a ridosso ed entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l’Ariosto, ma fu lavorando “in mezzo ai butteri della Tolfa” che si appassiono’ vieppiu’ di poesia e fiori’ come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell’intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell’improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010, a cura di Antonello Ricci e Alfonso Prota): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta’, per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita’ artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell’ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara’ fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E’ deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell’immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato – sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all’ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti – un monologo dal titolo “Allora ero giovane pure io” dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi’ rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un “Archivio Alfio Pannega” per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita’ le tracce della sua vita e delle sue lotte, e’ restata fin qui disattesa.
La sua casa storica a Valle Faul totalmente ristrutturata(foto a seguire) diverrà un punto informativo per i turisti della città dei Papi. Nel segno della parola Accoglienza dal latino ad-cum-legere, “raccogliere insieme verso”. Chi accoglie rende partecipe di qualcosa di proprio, si offre, si spalanca verso l’altro. Di questo Alfio è stato un esempio encomiabile da non dimenticare.