La Galleria “La Culla dell’Arte” ospiterà la scrittrice, poetessa e pittrice Francesca Cencetti e tutti coloro che vorranno presenziare all’incontro in programma il prossimo 7 giugno. Un ringraziamento va a Francesca, all’Accademia Pontificia Tiberina ed all’Università Lions dell’Età Libera per l’insostituibile e fattiva collaborazione nella ferma convinzione che fare cultura insieme è una “mission” necessaria nell’odierna società civile e che la sinergia tra i componenti della stessa rappresenta un valore aggiunto per l’intera comunità.
“Ut pictura poësis” – “Il doppio linguaggio di Francesca Cencetti. La celebre frase di Orazio che paragona la pittura alla poesia, è particolarmente adatta per delineare la personalità di Francesca Cencetti che si trova a suo perfetto agio tanto con l’uno quanto con l’altro mezzo linguistico. Non per nulla, la sua ultima raccolta di poesie, ha in copertina una sua opera, Il viola e la pietra che dà il titolo a tutto il libro. Francesca usa i colori come parole perché li colloca sulla tela in maniera coerente e consequenziale, tenendo presente le regole del contrasto e dei complementari. Invece usa le parole come i colori perché risultano evocative e armoniche” (Marco Bussagli).
“Polimaterica”. “Multicromatica”. “Interiore”. Forse sono queste le parole con cui dovremmo descrivere l’opera pittorica di Francesca Cencetti, che inizia la sua carriera attraverso il figurativo, soprattutto indagando il rapporto con il mondo floreale, per lei caro e prezioso. Ma sarà solo con l’astrattismo che avverrà la vera svolta. Un astrattismo che comunica, che non esprime solo il proprio stato d’animo, ma che anzi cerca continuamente una sinergia con lo spettatore attraverso le sue opere, senza mai rendere palese i suoi sentimenti: per Francesca gli oggetti della vita di ogni giorno non sono mai banali, ma si caricano di significato ed emozioni, come emerge anche dalla sua produzione poetica, dalla quale percepiamo quella tangibilità necessaria a comprendere le opere della pittrice. Ed è proprio il tatto che permette di cogliere appieno l’esperienza delle ultime opere di Francesca Cencetti, che utilizza sabbia e conchiglie, elementi a lei molto cari provenienti dal mare e dall’acqua, facendoli diventare simbolo di attaccamento agli oggetti della vita quotidiana, caricandoli di significato e diventando fonte di vita, esattamente come il colore che, steso con la spatola, viene applicato più volte, fino a creare una matericità e una tridimensionalità che invoglia lo spettatore ad averne un’esperienza epidermica: il blu dell’infinito, il marrone delle origini, il verde della giovinezza e della rinascita. Una cromia palpabile e mutevole che spiega il titolo dato alla mostra, prendendo a prestito dalla botanica e dalla geologia il termine “Metamorfosare”: un verbo che nella sua doppia forma, transitiva e intransitiva, indica il far subire e il subire l’azione del cambiamento, spiegando il lavoro dell’artista, che non risulta mai prestabilito, ma in continuo divenire, dando al colore la possibilità di esprimersi in piena libertà.
L’uso di oro e rame amplifica il tutto, come se la luce diventasse il supporto primo dell’opera, in ogni linea e in ogni andamento delle pennellate e delle spatolate, comunicando lo stato d’animo dell’artista, non solo a chi osserva, ma anche a chi vuole entrare nel mondo di Francesca: “polimaterico”, “multicromatico”, “interiore”.