Andrea Arena:“Genio e Sregolatezza” dell’attento narratore del proprio tempo

Luciano Costantini

Carattere introverso e scrittura spigliata, meticoloso testimone dei propri tempi e inguaribile sognatore, stile giornalistico sfrontato che sapeva essere assolutamente elegante. Andrea Arena era tutto e il contrario di tutto. Esattamente “Genio e Sregolatezza”, come recita il titolo della raccolta di oltre 250 pezzi che amici e colleghi del giornalista scomparso cinque mesi or sono hanno voluto mettere insieme per ricordarlo, certamente, ma soprattutto per mantenere integro nella sua freschezza il lavoro del cronista e dell’attento narratore del proprio tempo. Non soltanto cronache calcistiche, ma fatti e personaggi della più banale quotidianità esaltati da uno stile inconfondibile. Leggere, per favore, i resoconti delle sue partite di calcio od osservare gli affreschi di personaggi più o meno conosciuti elevati per un giorno agli onori delle cronache giudiziarie. Articoli costruiti con l’abilità di un sarto di gran moda che sa conferire sfarzo e bellezza a un tessuto ruvido. ”Sapeva andare al di là delle ovvietà”, giudizio parco e conciso del padre, che però ci sembra quello più esaustivo per chi volesse dare un marchio di fabbrica all’opera di Andrea, presentata nella Sala Regia di Palazzo dei Priori, alla presenza dei genitori Giovanna e Mauro. “La città – ha sottolineato il sindaco uscente, Leonardo Michelini – aveva il dovere di lasciare agli altri ciò che Andrea ha lasciato a noi”. Genio e Sregolatezza, realizzato dal Comune di Viterbo e curato da Sarah Ercolani, è un volume che raccoglie probabilmente il meglio della produzione del collega e offre un quadro a 360 gradi della Viterbo di oggi: nello sport, nella cronaca, nel sociale. “Ed è la dimostrazione – ha precisato il primo cittadino – di come si possa fare giornalismo in maniera diversa”. Gli articoli di Andrea Arena avrebbero potuto anche non essere firmati, perché erano immediatamente riconoscibili dallo stile dell’esecuzione e dall’intelligenza dell’elaborazione. “E’ un lavoro – ha puntualizzato commossa la compagna Alessandra –  che terremo sempre nel cuore”. Va bene così, perché aggiungere qualcos’altro magari farebbe straripare l’omaggio sincero al collega nella banalità della retorica. E sicuramente ad Andrea non sarebbe piaciuto.

 

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