Palazzo dei Papi a Viterbo: come arrivarci? Domanda semplice, semplice, che si può leggere consultando Internet. Risposta altrettanto semplice: salendo magari dalla Valle di Faul dove si elevano due ascensori, uno direzione piazza San Lorenzo. L’altro conduce al Sacrario. Non è esattamente così, perché il doppio servizio funziona part time. E senza preavviso. A sorpresa. Assai sgradevole per coloro che – soprattutto turisti – sono fin troppo spesso appiedati, causa non meglio precisate avarie. Un cartello, appiccicato alla bene e
meglio sulla porta dell’elevatore e arrivederci. Buona camminata verso il centro storico, accompagnata da litanie spesso irripetibili. “Benvenuto” niente male per una città che vuole ostentare le proprie gemme e aspira a candidarsi seriamente a capitale della Cultura, edizione 2033.
“Una città anonima, che sta perdendo identità”, sentenzia Giulio Marini, ex parlamentare, ex presidente della Provincia, ex sindaco, oggi consigliere a palazzo dei Priori.
I ripetuti stop degli ascensori pubblici sembrano fotografare una Viterbo che cerca puntualmente di salire e poi si ferma. Solo un problema tecnico temporaneo?
“E’ quello che tutti vorremmo sapere e per questo presenterò una interrogazione alla consigliera comunale al Bilancio, Elena Angiani. Per avere una risposta, possibilmente in tempi rapidi. Intanto chiariamo che i due ascensori sono di marca top internazionale e, come tutti i trasporti pubblici, hanno necessità di manutenzione costante. E’ così? Non mi pare proprio. Sappiamo che nel 2017 sono stati affidati in gestione alla Francigena che percepisce un canone di 50.000 euro all’anno. Se restano fermi per giorni e giorni e a più riprese evidentemente è una manutenzione non adeguata. Allora dico che sarebbe necessario un contratto più attento”.
In concreto?
“Per esempio, avere un manutentore con un contratto a chiamata è ben diverso che averlo a tempo, magari a un mese. Manca chiarezza e la Francigena invece deve dare risposte chiare. Ripeto, scriverò all’assessore per avere contezza sui vari punti dell’accordo di manutenzione. Tempi, modalità e costi. E anche sul servizio di pulizia che non mi pare sia il massimo. C’è, insomma, una lampante criticità che necessità di una seria indagine conoscitiva”.
Ci ricorda i tempi e i costi dei due ascensori?
“Quattro milioni per quello che sale verso piazza San Lorenzo, un milione e duecentomila euro per quello che sale al Sacrario. Il bando della Regione uscì a luglio 2011, presentammo come Comune domanda con progetto di fattibilità a ottobre 2011, il progetto definitivo a febbraio 2012, approvazione tre mesi dopo, nel 2012 abbiamo avuto la certezza del finanziamento”.
Problemi tecnici a parte, il tutto non le sembra un’offesa a Viterbo?
“Sono disgustato del presente, quando vedo e penso a ciò che poteva essere. L’esempio del tunnel che conduce all’ascensore sotto palazzo dei Papi è emblematico. Avrebbe potuto ospitare immagini e indicazioni della storia della città, essere un bel luogo di accoglienza, ed invece è lì bruttino, sicuramente anonimo, senza una testimonianza di ciò che è stata e che è Viterbo. Ma dai…e poi Valle Faul, che avrebbe dovuto essere l’ingresso principale della città con il piazzale libero dalle auto, destinate a parcheggiare fuori la porta. Il vecchio mattatoio trasformato, insieme a sede culturale della Fondazione Carivit, in un centro di primo approccio cittadino per i turisti. Ed invece…”.
Invece?
“Invece niente. A chi arriva non diamo neppure la certezza di raggiungere il centro storico in ascensore. Prego, accomodarsi a piedi, fa pure bene alla salute”.