Migliaia di specchi assemblati in quarantacinque ettari. Un lenzuolo nero fumo su un fazzoletto verde di pianura, tra Viterbo e Montefiascone. Località Rinaldone, spiega la topografia. Un impianto in grado di riflettere, incamerare e ridistribuire i raggi del sole, fino a poter illuminare e conferire una potenza energetica, capace di soddisfare le necessità del capoluogo e di Montalto di Castro. Ecco, in estrema sintesi, uno dei tre impianti fotovoltaici presentato a Villa Paladini, a un tiro di schioppo da Zepponami. Gli altri due a Montalto di Castro appunto, a Campo Scala e Mandrione. Capacità da 135 megawatt. Bnz, produttore indipendente, che costruisce e gestisce progetti solari fotovoltaici in Europa. Da Villa Paladini trasferimento in bus-navetta al Rinaldone per il tradizionale taglio del nastro. Un nutrito gruppo di operatori, i vertici di Bnz e una tramontana che sferza uomini e cose. I raggi del sole scaricano la loro luce sulla gigantesca distesa di pannelli scuri. Mentre quasi in tempo reale arrivano le prime reazioni di chi denuncia (e non da oggi) l’invasione devastante delle cosiddette “fonti rinnovabili”. “La Tuscia ne ospita ormai l’ottanta per cento del territorio regionale. Abbiamo già dato”, ha tuonato più volte la sindaca di Viterbo Chiara Frontini. Senza considerare magari che la provincia da decenni è costretta a svolgere un ruolo passivo (e per questo dannato) in termini di servitù prediali pubbliche: vecchie dipendenze come la Chemical City sul Lago di Vico, e nuovi rischi come i siti di scorie nucleari e materie plastiche. Che vanno ad alimentare l’avvelenamento progressivo da parte dei prodotti chimici per l’agricoltura.
Niente di tutto questo assicura Luis Selva, amministratore delegato di Bnz, in sede di presentazione del sistema del Rinaldone: “Sono convinto che siamo sulla strada giusta per costruire un’Europa più libera e sostenibile. Questo impianto coprirà il 65% del fabbisogno energetico di Viterbo e Montalto di Castro. L’energia pulita eviterà l’immissione di 66,187 tonnellate di Co2 equivalente all’anno, pari a circa 20.000 voli di andata e ritorno tra Roma e Città del Messico. Questo segna l’inizio di una proficua collaborazione. Il nostro obiettivo è chiaro, dare una concreta e sostenibile innovazione all’ambiente, e favorire lo sviluppo delle comunità locali. Le opere prevedono anche l’installazione di pannelli fotovoltaici in alcune scuole, e in loco saranno piantati ulivi e installati alveari”. “Facciamo chiarezza – replica il Comitato “No Fotovoltaico Selvaggio Montalto e Pescia” – perchè la Tuscia sta vivendo un momento cruciale: da area storicamente vocata all’agricoltura e turismo, si sta trasformando in una zona caratterizzata da un’alta concentrazione di impianti fotovoltaici che coinvolge diversi comuni. Riteniamo fondamentale aprire un dibattito chiaro e trasparente sulle scelte che riguardano il nostro territorio. Recentemente, a Montefiascone, sono stati presentati progetti per nuovi impianti fotovoltaici. Sui social e nelle dichiarazioni pubbliche si legge spesso che si tratta di progetti “già autorizzati in passato”. E’ un dato di fatto che alcuni iter autorizzativi siano iniziati tempo fa, ma è altrettanto vero che la normativa vigente prevede strumenti per approfondire la compatibilità di questi impianti con la pianificazione territoriale e ambientale attuale”.