Canepina e Canapina, un connubio perfetto tra natura e tradizioni

Luciano Pasquini

Storia, cultura e tradizioni, sono senza alcun dubbio le caratteristiche peculiari di questa affascinante località della TUSCIA .

Il nome deriva dalla canapa, coltivata qui nei secoli passati e in particolare nel Seicento, ma è ai castagneti secolari in cui è immerso il paese che deve buona parte del suo fascino. Adagiato in una conca circondata dai boschi dei monti Cimini, fu dominio dello Stato pontificio, della città di Viterbo e del Ducato di Castro. Tra i monumenti principali sono: il castello degli Anguilla, il palazzo Farnese ora sede del Comune, le chiese della Madonna del Carmine, di S. Maria Assunta delle Grazie.

il “Gruppo Podistico Canepina” in collaborazione con L’AVIS e il Comune promuove i “maccaroni” la tipica pasta del posto, fatta in casa, tagliata finemente da brave massaie e condita con ragù, una vera delizia per buongustai!. Gli Stand della festa, in alcune serate hanno raggiunto oltre ottocento presenze. La passeggiata in programma per una lunghezza complessiva di sette chilometri, ha dato la possibilità ai partecipanti di percorrere i castagneti che circondano il paese, di godere di un panorama unico. La parte finale del percorso, attraversa la porta di accesso al paese, stretti vicoli, vecchi fontanili, da dove sgorga un’acqua fresca e pura, ingrediente indispensabile per la riuscita dei “maccaroni”, vicoli e scalinate animati da persone che si godono il fresco, disponibili al saluto e alla battuta, sicuramente, qui la vista scorre lentamente, per essere apprezzata meglio nella sua semplicità. Termina la passeggiata da non mancare la visita al museo delle arti e tradizioni. Oggetti della passata vita quotidiana come aratri, zappe, telai tradizioni. I manufatti, gli oggetti, gli strumenti esposti testimoniano il lavoro duro, faticoso di uomini bambini e anziani delle generazioni passate.Nei gesti dell’artigiano che pialla, del contadino che semina, della donna che tesse e cucina, nella ripetizione dei gesti quotidiani c’è la base materiale e spirituale della vita: il pane di ogni giorno, la botte del vino, la tessitura. C’è sopratutto la tenace forza trasformatrice dell’uomo. Da questi strumenti e dal loro ruolo nel processo produttivo possiamo partire per recuperare la storia degli uomini, delle loro famiglie, delle classi sociali in una dimensione concreta che restituisce il lavoro e un modo di vivere semplice e in sintonia con l’ambiente di una comunità.

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