Casa del caffè Miani, una passione di famiglia, da Mario ai nipoti Alessandro e Pierpaolo

di Sara Grassotti

La bottega del caffè è il nome di una commedia di Carlo Goldoni, la similitudine con quanto vogliamo raccontare ci riporta a una storia corale e collettiva, d’insieme, dove il mondo in quel caso borghese fa il suo ingresso sulla scena del teatro ed è il teatro che diventa piacevole intrattenimento, garbato, sorridente e semplice.

Il palcoscenico stavolta calza la storica Casa del Caffè Miani, a Viterbo, in Corso Italia, 119 aperta nel 1970 da Mario, uno dei fratelli Miani, torrefattori a Roma già dal 1950. La continuità generazionale dopo la scomparsa di Mario, il gentiluomo del caffe, nel 2021, ha il nome di Alessandro e Pierpaolo, i due nipoti cinquantenni, eredi diretti, appassionati del caffè, della sua cultura mondiale. ”Si perché – ribadisce Alessandro – è una bevanda che più di ogni altra ha saputo integrarsi con le diverse culture, tanto che ogni paese ha sviluppato modalità di consumo e di preparazione diversi, declinati secondo gli usi e consumi locali, noi puntiamo sulla tradizione innovata, partendo da un punto fermo: ‘La nostra è una storia che non va dimenticata’. Il fermo di un anno è stato solo una pausa, perché abbiamo lavorato molto sulla ristrutturazione dell’esercizio, non privandolo della propria identità. Da pochi giorni abbiamo aperto in sordina, com’era nello stile di zio Mario. È il segno tangibile di una continuità”.

Incontriamo Alessandro Miani in uno dei suoi giorni a Viterbo, colloquiale, gentile e molto riservato (non siamo riusciti a immortalarlo nemmeno in uno scatto), con lui ripartiamo proprio da Viterbo.

Quando avete deciso di continuare?

Quando Ines, la moglie di Mario, non potendo più continuare, ci ha comunicato l’idea di restituire la licenza, lo scatto è stato immediato, Viterbo è la casa del caffè Miani, la storia doveva continuare.

Qual è l’aspetto che vi affascina di più in questa nuova avventura?

La Casa del Caffè di Viterbo è una parte importante della nostra storia nel mondo del caffè. Mario ed i suoi fratelli Tommaso ed Antonio hanno fondato il Caffè Miani e noi, negli anni novanta, abbiamo proseguito la loro iniziativa. La nostra azienda opera prevalentemente nel settore Ho.Re.Ca. (bar e ristoranti) come gran parte delle torrefazioni italiane, ma quasi tutte le torrefazioni industriali hanno origine dalle “botteghe del caffè” degli anni 60 e 70, e la Casa del Caffè di Viterbo è per noi quella “Bottega” dalla quale proviene la nostra tradizione; lasciamo a Ines di riposarsi dopo 50 anni di ininterrotto lavoro a fianco di Mario.

Pertanto…?

La Casa del Caffè deve continuare a vivere nel solco di una tradizione di famiglia. Ogni cosa evolve e questa evoluzione è il vero fulcro di questa avventura, intendiamo sviluppare ciò che rappresenta il nostro passato affinché viva nel presente.

Cosa ci dobbiamo aspettare oltre la tradizione, come avvicinerete il mondo dei giovani?

Per i giovani offriamo uno stimolo, La Casa del Caffè non deve essere solo “vintage” (come qualcuno scherzosamente ha detto!) deve appassionare ed incuriosire per ciò che offrirà. Ma questo accadrà gradualmente nel tempo, in cui passione e cultura condivise, potranno produrre anche una opportunità di lavoro.

L’attestazione di Bottega storica da parte del Comune di Viterbo ha preso forma?

A febbraio di quest’anno, avendo tutte le caratteristiche necessarie, abbiamo richiesto il riconoscimento nell’ambito del censimento avviato dal Comune. A dire la verità fino ad oggi non ci è stata resa alcuna comunicazione al riguardo. Sarebbe gratificante un simile riconoscimento, il nostro lavoro è quotidianamente apprezzato da tutti coloro che entrano per un caffè e che spesso chiedono di Ines e Mario. La Casa del Caffè di Viterbo ha una connotazione storica per tutti coloro che la frequentano, e questa è già una identificazione acclamata. Se poi arriverà il riconoscimento del Comune… sarà merito di Ines e Mario e del loro impegno di una vita, noi nipoti siamo semplicemente coloro che continuano a curare in un processo naturale la storia della famiglia Miani che con coraggio e lavoro, senza mai temere di arrischiarsi in inedite avventure pur di raggiungere i propri sogni, ha conquistato il futuro.

Il caffè è uno dei piaceri più diffusi e apprezzati nel mondo. Ha ispirato intellettuali e artisti di ogni epoca. Si parla di riapertura del Gran Caffè Schenardi, come la vedete?

Schenardi è un altro “pezzo di storia” di Viterbo e certe icone non possono semplicemente sparire. Ines ci ha raccontato che in passato c’era competizione tra le due attività, ma oggi sarebbe importante la riapertura anche per noi poiché se ci fosse un motivo in più per passeggiare sul corso di Viterbo gioverebbe a tutti.

Il caffè espresso italiano di tradizione mira a ottenere il riconoscimento Unesco, è giusto?

Sicuramente per molti questo fatto rappresenta una proposta quanto meno singolare. In realtà, che ci si trovi a Venezia, a Napoli o a Palermo, il Caffè Espresso Italiano è lo sfondo di un palcoscenico sul quale scorre la nostra vita, è un elemento che accomuna tutti gli italiani.
Dietro una semplice tazzina ci sono storie e tradizioni, ci sono elementi di socialità, c’è la cultura di un popolo che ha inventato la macchina da caffè espresso, e c’è il lavoro e l’ingegno di chi sapientemente trasforma una “bacca” in un attimo di piacere.
Potremmo parlare per ore di tutto ciò che c’è dietro una tazzina di caffè ma è comunque giusto che sia riconosciuta la “sapienza” di chi lavora in tutta la filiera, un’arte che si esprime da secoli secondo ricette e tradizioni, anche quando la bottega artigiana diventa industria, c’è sempre un “assaggiatore”, un “tostatore”, un barista E queste sono professioni.

E c’è sempre un degustatore appassionato da accontentare.

La ripartenza della Casa del caffè Miani significa per i viterbesi riprendere le buone abitudini, ritrovare la tazzina fumante di quel buon aroma distinguibile da sorseggiare velocemente in piedi, al bancone del bar, in momenti di pausa, da soli o con gli amici. Il Corso a Viterbo  è il punto di osservazione ideale della città, della vita che scorre..
Stavolta l’invito di Alessandro e Pierpaolo è per un nuovo appuntamento in cui il caffè si pone come autentica bevanda dell’ospitalità, della convivialità e del buon auspicio.
Il congedo di Alessandro si accompagna alla frase rassicurante e spontanea:  “Noi amiamo Viterbo è parte della tradizione del brand Miani”.
I baristi più “anziani” spiegano che la tazzina è come una “culla”. Il caffè deve essere “coccolato” da una tazza calda e confortante come quella servita da Casa del caffè Miani a Viterbo.
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barista

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