C’era una volta… a Hollywood, quando il cinema offre una seconda chance ai vinti

di Nicole Chiassarini

C’era una volta… a Hollywood è il nono film di Quentin Tarantino, distribuito da Warner Bros e da poco in tutte le sale italiane. Uno dei film più attesi e chiacchierati dell’ultimo periodo che vede nel cast le più importanti star del cinema americano: Leonardo DiCaprio, Brad Pitt e Margot Robbie sono i tre protagonisti della nona fatica di Tarantino, attorno a loro gira la storia e il finale alternativo alle vicende realmente accadute riservato dal regista, ma anche Kurt Russell, Al Pacino, Luke Perry (prima della sua prematura scomparsa), Nicholas Hammond, Margaret Qualley e Timothy Olyphant, che seppur con un ruolo piccolo, hanno ridato vita a personaggi importanti per la storia.Lo abbiamo visto per voi e vi consegnamo il nostro racconto.
Siamo nella Los Angeles del 1969. Sharon Tate, promettente attrice e moglie del regista Roman Polanski, è la nuova vicina di casa di Rick Dalton, star in declino che condivide la scena con Cliff Booth, il suo stuntman, che a sua volta si fece le ossa nei western girati a Spahn Ranch assieme all’attore. Autista di Rick, vive in una roulotte assieme al suo pitbull fedele e disciplinato, esattamente come lui che ormai da anni cerca di attutire le cadute dell’amico. Ma non sarà sufficiente, infatti l’ultimo insuccesso dell’attore in decadenza costringerà i due a traslocare in Italia, per girare degli spaghetti-western. Torneranno a Los Angeles sei mesi dopo, dove sarà lì ad attenderli la notte più calda del ’69.
È ormai risaputo che in ogni suo film Tarantino cerchi di raccontare un lieto fine, per i suoi personaggi e per le loro storie. In questa sua opera riporta in vita un’epoca che ormai non c’è più, la stessa di quando era piccolo e che lo fece appassionare all’universo cinematografico; cercando, inoltre, di regalare una seconda chance a personaggi che purtroppo uscirono sconfitti da quel periodo, quando la vecchia Hollywood stava pian piano perdendo la sua innocenza anche a causa degli efferati omicidi della Manson Family di Charles Manson (nel film interpretato da Damon Harriman). Il ritratto di un cinema ormai finito, di personaggi e storie che hanno fatto il loro decorso, la fine dello star system per far spazio alla New Hollywood. Agli spettatori viene offerta un’esperienza del tutto nuova, trasportandoli in un momento di nostalgia attorno alla vita urbana di Los Angeles di fine anni Sessanta.
Per la prima volta il regista rinuncia alla solita storia ed evoca con personale riguardo e purezza la materia che più di tutto gli sta a cuore: il profondo amore per il cinema. Rendendo così, C’era una volta… a Hollywood, un film contemplativo su un’età perduta, sul cinema della sua infanzia, quello di Bruce Lee (interpretato da Mike Moh) e Steve McQueen (che verrà ripreso nello stesso personaggio di Rick Dalton), dei vecchi film western di serie B e delle produzioni televisive poliziesche. Attraverso la macchina da presa vediamo il dietro le quinte dell’industria dei sogni con un Leonardo DiCaprio che assume il ruolo di tutti quegli attori che conobbero la gloria fino a un inesorabile tramonto, un Brad Pitt che rappresenta con disinvoltura le ombre del vecchio cinema e una Margot Robbie che interpreta, con delicatezza, Sharon Tate per riallacciare il film a una realtà storica. È anche su questo che il famoso regista mette in piedi il suo progetto: riportare in vita quelli che hanno subito una terribile fine da parte dei loro carnefici, dandogli un secondo momento per potersi vendicare, per poter finalmente vincere contro il male che fece Charles Manson. E così Tarantino riporta in vita, con estrema dolcezza ed eleganza, il personaggio di Sharon Tate alla quale Manson riservò la fine peggiore; e il finale per niente scontato, ma decisamente azzeccato e liberatorio, è quello che chiunque vorrebbe: il bene che vince sul male, i buoni che si riprendono la propria vita, che non si lasciano sconfiggere.
Per il regista il cinema è in grado di salvare il mondo, come con Bastardi Senza Gloria e Django Unchained, dove gli ebrei vengono vendicati e gli schiavi liberati, ovviamente con quel tocco immancabile di violenza e splatter tipico del cinema tarantiniano. Un film, inoltre, tecnicamente perfetto, con un montaggio magistrale, in grado di unire filmati originali a scene girate con gli attori di Tarantino. In un continuo riferimento a sue precedenti pellicole e a citazioni di quelli che furono i registi ai quali il regista si ispirò, come Sergio Leone e gli spaghetti-western.
In C’era una volta… a Hollywood si trova il perfetto incastro tra tutto ciò che era veramente il cinema in passato e quello che è sempre stato rappresentato, con un risultato affascinante e, indubbiamente, attraverso un punto di vista più maturo di Quentin Tarantino. Probabilmente non sarà la sua miglior pellicola, ma il modo in cui racconta il cinema, in cui ridà vita e rivendica i suoi personaggi, è incredibile ed emozionante. Un’opera che non nasconde niente tra le righe, solo amore, rivalsa e cinema.

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