Percorrendo Via Filippo Ascenzi, prima di giungere a Piazza del Plebiscito, non si può fare a meno di notare, proprio all’altezza dell’Ufficio delle Poste un fabbricato dalla forma arrotondata, costituito da pietre di peperino irregolari e caratterizzato da una bifora absidale a sesto acuto, che a prima vista appare in contrasto con il contesto urbanistico odierno.L’edificio, che risale al primo ventennio del XIV° secolo, fu eretto per volontà e contributo finanziario del notaio Fardo di Ugolino di Uffreduccio, benefattore locale di osservanza francescana; l’opera venne concepita per essere utilizzata come oratorio e ricovero da destinarsi a persone indigenti.Fardo fu un vero e proprio filantropo, titolare di un cospicuo patrimonio lasciatogli dai genitori che utilizzò per tutta la vita a fare del bene al suo prossimo. Nel 1313, colpito dalle vicende particolarmente burrascose che interessavano la città in quei tempi e disgustato da tutte le ingiustizie che colpivano in particolare le donne, s’impegnò in via prioritaria a proteggere quelle ragazze di strada che avessero voluto abbandonare la mala vita.A lui è dedicato un premio promosso per l’Epifania da Legambiente Viterbo, destinato a quelle persone che si sono distinte per l’impegno verso il prossimo.
Scendendo la breve scalinata che porta su Via della Pescheria, l’ingresso della chiesa (oggi sconsacrata) si pone in tutta la sua grazia artistica.
Il registro centrale della facciata evidenzia l’alternanza di marmi di colore bianco e rosa, mentre le pregevolissime decorazioni scultoree, raffiguranti le quattordici Opere della Misericordia, collocate sugli stipiti e sull’arco in stile gotico del portale di accesso alla chiesa, altresì corredato da una cornice tortile ed altri fregi, sono riconducibili alla scuola dell’architetto Lorenzo Maitani, colui che ha curato anche la realizzazione del fronte del Duomo di Orvieto.
L’interno presenta un impianto ad aula unica, privo di arredi ed oggetti sacri, a suo tempo asportati e conservati presso la Fondazione Carivit ed il Museo Colle del Duomo.
Sulla pavimentazione si rilevano due lapidi tombali affiancate, recanti la sepoltura in loco di Mastro Fardo (1348) e del giurista Alberto Mastrio ( 1644).
Nel 1951 divenne una delle location del set del film “Otello” di Orson Welles, dove vennero girate (non senza polemiche) le scene dell’uccisione di Desdemona.
Attualmente l’immobile è di proprietà dell’Ordine degli Avvocati di Viterbo, che l’ha concesso in comodato gratuito all’Associazione Archeotuscia onlus, per la custodia, gestione e manutenzione, attività quest’ultima svolta di concerto con la Fondazione Carivit spa.Propone annualmente un calendario di eventi che spaziano dalla presentazione dei libri alle conferenze.
L’autore
Laureato in Giurisprudenza. Appassionato di arte e cultura, è iscritto al corso di laurea triennale in Scienze dei Beni Culturali L-1 presso l’Università della Tuscia di Viterbo.
