Con la Città a Colori la valle di Faul ha fatto il pieno

di Arnaldo Sassi

Una giornata particolare. Molto particolare. Che nulla ha a che vedere col celeberrimo film di Ettore Scola interpretato da Marcello Mastroianni e Sofia Loren. Ma che ha avuto come scenario (oggi quelli bravi direbbero location) la mai tanto abbastanza decantata valle di Faul, polmone verde situato proprio al centro della città e mai sfruttato in modo veramente adeguato.

Ebbene, la giornata di domenica ha segnato una cesura che forse (ammesso che ci sia la volontà politica) potrebbe segnare un punto di svolta per questo vero e proprio gioiello viterbese. Grazie alla Città a colori, manifestazione distintivo di Viterbo con Amore, ormai diventata storica. Che – dopo tre anni di stop causa Covid – ha rivissuto il suo momento magico con i suoi stand, con le sue esibizioni, con i suoi clown, con bambini e adulti insieme e far festa. E soprattutto con tanta musica a fare da sottofondo a una manifestazione dedicata interamente al volontariato.

Insomma, la valle di Faul ha fatto il pieno. Ma non di auto parcheggiate l’una al fianco dell’altra. Ma di gente festante che l’ha resa veramente viva. Con la piena soddisfazione di Domenico Arruzzolo, presidente di Viterbo con amore, soddisfatto per l’esito dell’iniziativa. “Quando lo sforzo viene premiato in questo modo – dice – la fatica scompare di fronte alla soddisfazione per aver compiuto qualcosa di utile”.

Il programma (che non staremo qui a ripetere) è andato avanti dalla mattina fino alla sera con iniziative di tutti i tipi. Unici assenti (ma giustificati) gli sbandieratori e le bande musicali, che – essendo stata rinviata la manifestazione dal 14 al 28 maggio a causa del maltempo – avevano altri impegni.

Ma poco importa. La gente ha partecipato e si è divertita. E il colpo d’occhio della valle invitava a un sentimento di gioia e di entusiasmo, provocando anche una semplice riflessione. Quella che valle Faul ha una vocazione che non deve essere assolutamente sottovalutata. Anzi. La Città a Colori potrebbe essere addirittura lo spunto per una rivoluzione copernicana in grado di rendere vivo un centro storico da troppi anni in coma farmaceutico. Negli anni ’70 – i diversamente giovani se lo ricorderanno – Corso Italia era il centro di gravità permanente con il suo struscio e con il Gran Caffè Schenardi. Oggi assomiglia al deserto del Sahara. Valle Faul, se sfruttata a dovere, potrebbe essere la valida alternativa. A patto che chi di dovere sia in grado di cogliere al volo l’occasione.

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