Economia, laTuscia tiene, il Pil cresce del + 3,20%

di Luciano Costantini

“Molte luci e qualche ombra”. “Per questo siamo molto fiduciosi per il futuro”. Così Francesco Monzillo e Domenico Merlani, rispettivamente segretario generale e presidente della Camera di Commercio di Viterbo e Rieti, nel sintetizzare il quadro dell’economia dell’Alto Lazio fine 2022 e inizio 2023. Una “Giornata dell’economia”, che sarà ripetuta giovedì prossimo nel capoluogo della Sabina. Per la Tuscia una fotografia sicuramente non esaltante, ma che prospetta uno scenario di “tenuta” non affatto scontato dopo l’uscita faticosa dal tunnel del Covid e in concomitanza con la guerra tra Russia e Ucraina, che hanno fatto impennare i costi per imprese e famiglie e resa più problematica la ripresa. Il dettagliato report, in sostanza, conferma quelli che sono i problemi atavici del territorio, ma anche le sue potenziale risorse. Dunque, un territorio fondamentalmente dedito all’agricoltura, scarsa e sfilacciata presenza del tessuto industriale, reddito più basso rispetto al livello regionale e nazionale, invecchiamento progressivo della popolazione, ma pure ripresa del settore edilizio, balzo sorprendente del turismo, export ancora robusto, soprattutto nel comparto ceramico di Civitacastellana. Alla presentazione del rapporto sono presenti, tra gli altri, il prefetto di Viterbo Antonio Cananà, il deputato Mauro Rotelli, il presidente della Provincia di Viterbo Alessandro Romoli, i consiglieri regionali Daniele Sabatini ed Enrico Panunzi. Cerchiamo di fornire un quadro necessariamente più semplificato sulle varie voci dello studio camerale, che è stato accompagnato da un focus sul distretto ceramico sanitario di Civita il cui fatturato è salito dai 376.761.501 euro del 2022 (+13,02%) rispetto ai 333.329.833 del 2021.

Il Pil viterbese cresce. Però un po’ meno rispetto a quello nazionale e regionale. In confronto ai dati del 2021/2022 l’aumento è stato del +3,20% contro il +3,70% del Lazio e al +3,70% dell’Italia. Una percentuale sulla quale è oggettivamente decisivo il peso specifico della ricchezza prodotta nella Capitale, ma che mette in evidenza anche il ritardo nei confronti della media nazionale.

La ricchezza pro capite. A Viterbo si è attestata sui 19.579 euro all’anno. Molto al di sotto dei 31.301 euro registrati mediamente nella regione Lazio e ai 26.894 euro del Paese.

Le differenze tra i settori. Restano rilevanti: agricoltura e silvicoltura sono ancora e sempre prevalenti, in netta ripresa è il settore delle costruzioni che rappresenta il 4,9%, grazie anche le ristrutturazioni del “110%”.

Cresce il numero delle imprese. Nel 2022 è stato del +8%, ma nel primo trimestre 2023 arretra del -0,2%. In particolare, manifattura -1,2%, commercio -1,5%, alloggio e ristorazione -2%, costruzioni +1,7%, imprese non classificate -1,3%.

Salgono le esportazioni. Quelle regionali nel 2022 aumentano del +12,7%, quelle nazionali del +20%, quelle viterbesi del +8,2%.

Vola il turismo. Un vero e proprio boom con gli arrivi, che nel 2021/2022 sono saliti del +57% e le presenze del +102%, passando da 664.872 a 1.344.758. Praticamente raddoppiate. Indice di permanenza media 4,3 rispetto a quello italiano del 3,5; indice della qualità alberghiera del +22,9% rispetto al + 21,7% nazionale.

La disoccupazione. Resta molto, molto alta: a Viterbo è al 7,5%, nel Lazio al 7,9%, in Italia al 7%. Con una variazione del -35,7%, rispetto al Lazio -22,7% e del -14,7% rispetto all’Italia. Particolarmente preoccupante l’aumento del livello di anzianità scarsamente contenuta dalle nascite e dall’arrivo degli stranieri.

 

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