Il Natale è alle porte e gli acquisti arrivano allo sprint finale. Tra giovedì 22 dicembre e sabato mattina, sei italiani su dieci – il 58% – andranno a caccia dei regali mancanti da mettere sotto l’albero per familiari, parenti e amici. Una corsa all’ultimo minuto che vedrà protagonista la rete dei punti vendita fisici. È quanto emerge da un sondaggio condotto per Confesercenti da IPSOS su un campione nazionale di consumatori.
Quando e dove si compra. I ritardatari che ancora devono ultimare i regali hanno concentrato il loro shopping nelle giornate di giovedì (41%) e di venerdì (40%) ma c’è anche un 19% che aspetterà fino all’ultimo momento utile del giorno della Vigilia, sabato 24 dicembre. Con margini così ristretti, i negozi battono in volata l’online, frenato dai tempi di consegna: l’89% dei consumatori farà almeno un acquisto presso un punto vendita fisico, contro il 59 % che sceglierà anche il web. Una buona notizia per le circa 600mila imprese, piccole e grandi, della rete commerciale italiana, che resteranno aperte fino alla sera della Vigilia per agevolare gli acquisti.
La spesa media. In media, per i regali del Natale 2022 si spenderanno in tutto 197 euro a persona, un budget minore di 39 euro rispetto a quello allocato lo scorso anno. A pesare incertezza e riduzione del potere d’acquisto, che frenano gli acquisti di una larga parte della popolazione: a fronte di un 39% di italiani che dichiara l’intenzione di mantenere stabile la spesa, quasi la metà – il 47%, ma si arriva al 54% nelle regioni del Centro – annuncia che ritoccherà al ribasso il budget previsto per i doni rispetto allo scorso anno. Solo il 14% pianifica di spendere di più.
L’effetto di bollette e inflazione. Un calo tutto sommato contenuto e purtroppo comunque atteso, vista la pressione esercitata sui bilanci delle famiglie dalla corsa dei prezzi e dal boom delle bollette e dei conti da saldare, che quest’anno assorbirà un terzo circa delle tredicesime, per un valore di circa 15 miliardi di euro, 5 miliardi in più rispetto allo scorso anno.
I regali più cercati. Libri e prodotti di moda sono ancora una volta i doni più ambiti. Nella top ten delle intenzioni di acquisto per un regalo, spiccano infatti i capi d’abbigliamento (44% delle indicazioni), seguiti da libri (40%), prodotti di profumeria (39%), giochi e giocattoli (38%), regali gastronomici (31%), accessori di moda (30%), prodotti tecnologici (25%), arredamento e prodotti per la casa, vini ed elettrodomestici e piccoli elettrodomestici (tutti al 21% di indicazioni). Due su dieci – il 20% – regaleranno invece un prodotto di gioielleria. Una quota simile a quanti scelgono calzature (19%) e videogiochi (18%), mentre il 7% dei Babbo Natale italiani metterà sotto l’albero un viaggio o una vacanza.
Fringe benefits. In pochi, però, potranno contare per i regali sui fringe benefits dall’impresa presso cui lavorano. L’intervento di detassazione non sembra avere avuto ancora un impatto significativo: a fronte di un 11% che segnala di aver ricevuto un benefit di valore maggiore dello scorso anno, si registra una quota uguale di intervistati che dichiara di aver visto ridursi la somma erogata.
Un segnale positivo per i consumi del periodo delle feste. La fiducia dei consumatori e quella delle imprese è in salita per il secondo mese consecutivo: un’inversione di tendenza che ci fa sperare che il Natale non sarà freddo, e non solo dal punto di vista del meteo.
Così Confesercenti in una nota commenta i dati Istat.
L’auspicio, ora, è che la ripresa del clima di fiducia si confermi anche nei prossimi mesi: un obiettivo per cui lavorare attivamente. Anche perché, nonostante il recupero di novembre e dicembre, per i consumatori siamo ancora ben lontani dai livelli registrati in gran parte dello scorso anno, quando l’inizio dell’allentamento delle restrizioni aveva generato aspettative molto positive, poi freddate dallo scoppio della guerra in Ucraina e dall’esplosione delle bollette energetiche.
Per quanto riguarda le imprese, invece, si sono recuperati i livelli rispetto al 2019, nonostante oscillazioni anche significative. Le riaperture post pandemia ed il consolidarsi della ripresa nei servizi, con in testa il turismo – che dovrebbe registrare un incremento deciso delle presenze, soprattutto straniere, anche per queste festività – hanno fatto da volano nell’ultimo anno.
I servizi, comunque, fanno registrare a dicembre una riduzione dell’indice di circa 7 punti, un segnale di aspettative non definitivamente consolidate in senso positivo. Per quanto riguarda il commercio al dettaglio, invece, le piccole imprese proseguono con una lenta crescita ma restano in un limbo intorno al 100, mentre lo scarto con l’indice della grande distribuzione si mantiene intorno ai 20 punti.
WEEKEND LUNGO DI NATALE E SANTO STEFANO ATTESE 3,6 MILIONI DI PRESENZE, TRAINANO LE CITTÀ D’ARTE
Turismo delle feste al via. Per il weekend lungo di Natale e Santo Stefano, tra il 24 ed il 26 dicembre, sono attese 3,6 milioni di presenze turistiche nelle strutture ricettive ufficiali. Un buon risultato che lascia ben sperare per l’andamento del periodo delle festività invernali, uno dei più importanti per le imprese del turismo e in particolare del comparto ricettivo italiano.
A stimarlo per Assoturismo Confesercenti è il Centro Studi Turistici di Firenze, sulla base di un’indagine condotta su un campione di 1.334 imprenditori della ricettività.
Il dato stimato, infatti, è in leggero aumento (+5%) rispetto allo scorso anno. Una crescita dovuta anche al calendario: nel 2022 Santo Stefano cade di lunedì, mentre nel 2021 è stato di domenica, accorciando di un giorno il periodo sfruttabile per un viaggio da parte dei turisti italiani.
Complessivamente, per il periodo delle feste Assoturismo stima 13,8 milioni di presenze nelle strutture ufficiali, il +8,1% rispetto al 2021. Una crescita trainata dall’incremento delle presenze estere (+19,5%), che in alcune città d’arte sono tornate ai livelli del 2019.
Una buona notizia per il comparto che, dopo una buona estate, ha attraversato un autunno non privo di difficoltà e condizionato dal caro-energia: alcune imprese sono state costrette ad anticipare la chiusura stagionale o a sospendere l’attività nei periodi di bassa stagione per l’aumento dei costi di gestione. Sui mercati turistici, però, la voglia di partire non manca.
Le mete. In particolare, le città e i centri d’arte dovrebbero registrare un incremento del +11%, mentre per le località di montagna la stima di aumento è del +8,4%. Buone aspettative anche per le località di collina/campagna e dei laghi, con un incremento rispettivamente del +7,2% e del +6,2%. Aumenti più contenuti, ma comunque rilevanti, per località termali (+5,3%), marine (+5%) e le località ad Altro Interesse (+3,1%). In generale, la tendenza risulterebbe leggermente migliore per le strutture extralberghiere (+9,1%) che per le alberghiere (+7,7%)
Le aree. Dall’indagine emerge un andamento abbastanza uniforme tra le diverse aree del Paese: le previsioni migliori sono delle imprese del Centro (+9,1%) e del Nord Ovest (+8,2%), ma un trend positivo è atteso anche nel Nord Est (+7,9%) e nelle regioni del Sud e delle Isole (+6,7%). Una certa differenziazione si rileva, invece, in merito alla presenza degli stranieri: nelle aree del Nord Est e del Nord Ovest la quota della domanda estera è stata segnalata rispettivamente al 42% e al 40%. Nelle regioni del Centro dovrebbe attestarsi al 33%, mentre al Sud e Isole scenderebbe al 19%.