“Che carino!! Com’è socievole. Vieni qui piccolino. Si fa prendere in braccio, ma che amoreee.”
“Sei nuova tu vero? Non lo avevi mai visto prima? E’ sempre qui. Segue le lezioni, va su in biblio, prende l’ascensore, va giù nei seminterrati di restauro, ci aspetta alle macchinette delle bibite, dorme sulle sedie e viene agli esami, tesi comprese. Questa è casa sua. Te lo ritroverai tra i piedi per i prossimi tre anni, più due, come si dice.”
“Fantastico. E il nome?”
“Davide, faccio il terzo di archeologia”
“No, non tu…lui, o lei”
“Scusa…non avevo…beh…comunque è un lui.”
“Ciao io sono Anna, primo storico artistico.”
“Frrrrrr, frrrrrr, miaoooo, miaoooo. Frrrrrr, frrrrrr. Che goduriaaa.
Si, io sono la loro mascotte. Qui vivo come un re.
Se comincio sembro un motorino e in tre secondi accorrono ai miei piedi, ehm no, alle mie zampe. Mi venerano come un dio egizio, studenti, docenti e tutti gli altri. Quelli che non mi adorano, semplice, io li ignoro. Sono io il padrone qui, mica quello che entra ora, il direttore del dipartimento di Beni culturali.”
“Ora vado Davide, ho lezione di museologia e tu? Ciao piccolo, vai.”
“Paletnologia. Ciao, magari a dopo.”
“Ah, Davide, non mi hai detto il suo nome.”
“Già è vero, è che ognuno lo chiama come vuole.”
“Si, mi hanno dato i nomi più imbecilli tipo Fuffi, Cicci, Meo Meo, e vattelapesca. Ma anche Romeo, Silvestro, Cesare, Artu’. I meno fantasiosi ne ha sfornato uno davvero originale: Gatto. E meno male che siamo nel tempio del sapere dove gli orizzonti mentali si allargano. Forse dopo tutte queste riforme anche gli allargamenti si sono ridimensionati. Qualche inetto è arrivato a Cleopatra. Ma dico, non hanno visto che io i miei gioielli ce li ho ancora attaccati sotto la coda. Ma mi ha convinto GIOVE! Me lo ha appioppato una studentessa del ciclo di Restauro. Brava, lei ha capito tutto, forse perchè è greca. Ho parenti li.”
“Ciao Tigrone, vado su.”
“Miao. Vado con lei, Carla, la aspetto ogni mattina. Sta in biblioteca a scrivere la tesi, mi porta su in ascensore.”
“Eccolo raga’ Ciao tesoro, anche tu a studiare. Ma quanto sei bello, vieni qui sul tavolo. Ti abbiamo portato i biscotti al salmone. Tu non sei un gatto comune. Dopo ci vieni con noi a Storia della Letteratura Latina?”
“Frrrrrr, frrrrrr, frrrrrr, lo so, Giove è bello, fa girare la testa a tutti. Grazie dei biscotti. E con voi ragazzi verrei ovunque tranne che a casa vostra.”
“Che ci fa lui sempre qui dentro ? Secondo me è la reincarnazione di qualcuno, è troppo speciale, secondo me ci capisce.”
“Shhhhhh.”
“Eh sì, sono un pezzo unico. Ma…piano…piano ho detto! Aspetta. Mi tiri troppo la coda. Attento, alla zampa. Mettimi giù l’orecchio, non vedi che non entri. Non c’è fretta. Ma che modi!”
“Vuole uscire si agita tutto. Gli apro la porta.”
“Si fatemi uscire, ho un ospite infilato nella spina dorsale.”
“Su vai, a dopo.”
“Chi sei? Potevi essere più delicato no?Villano!”
“Ma non sei tu che dai passaggi alle anime? I Sacerdoti di Surina così mi hanno riferito”
“Si sono io, ma ci tengo a precisare che non sono parente di Caronte.”
“ Sono Lucumone! Di Tarquinia.”
“Io sono Giove. Il quinto re di Roma infilato sotto il mio pelo, Tarquinio Prisco. Onorato!”
“Si sono io. Sono venuto qui per ricordare un viaggio con la mia sposa Tanaquil fatto proprio da queste parti.”
“Quello dell’aquila che scese sulla tua testa portandoti via il copricapo? “
“Non so se fu proprio quello, forse. Sono passati più di 2650 anni, la memoria mi inganna.”
“Ma fu allora che Tanaquil capì che eri nato per essere Re.”
“Tanaquil, mia dolce sposa. Si fu allora.”
“Com’era la Regina etrusca?”
“Com’è vorrai dire. Noi continuiamo il nostro cammino in un’altra dimensione. Incolto! Ma ti dirò. Tanaquil e’ bellissima, ha riccioli neri che le cadono sulla fronte e grandi occhi scuri. Un cuore immenso, una mente sagace e acuta. Legge il volo degli uccelli e l’amore nel mio cuore. Oh! Mia Tanaquil, speravo di incontrarti qui.”
“Tarquinio, io posso ospitare un passeggero alla volta, o te, o Tanaquil. Non ho due sedili.”
“Ma, mi guardo intorno, che luogo sinistro è questo, senza colori, musica, incensi profumati, nè serpenti da nessuna parte?”
“Serpentiiii? Io non ci vado daccordo sai!”
“Chi vi dona il sacro sapere della madre terra se non quelle creature divine che dal suo ventre escono e vanno verso la luce della scienza.”
“Mah, vedi, noi abbiamo altri metodi, non è che le serpi ci dicano proprio tutto. E in questo luogo sinistro, come dici tu, si formano i futuri sapienti, se vuoi metterla cosi.”
“ In questo posto? Mi sembrate così rozzi e primitivi.”
“Mi dispiace, forse lo siamo, ma prima di lasciarmi, dimmi, Surina era la Viterbo etrusca?”
“Scoprire questo è compito vostro, con la vostra sapienza, non più con la nostra. Addio. Tanaquil, Tanaquil, dove seiii?”
“Miaoooo, è andato.Che sollievo! Con tutta quella roba di bronzo addosso pesava troppo”.
“Eccoti Pucci, ti ho portato un po’ di biscottini al pollo, sbrigati ho lezione, lascio la porta socchiusa così puoi entrare, Storia dell’arte Moderna, ti va?”
“Frrrrrr. Miaoooo. Ma chi è ora, è più grosso di prima. E’ ciclopico. Miaoooo, che invadente!”
“Ho udito Storia dell’Arte Moderna e mi son fermato. Di sicuro mi riguarda.”
“Se mi fai la cortesia di presentarti, ti dico se ti può interessare”.
“Come puoi non sapere chi son io!”
“…ehmm, scusami, dalla voce non ti riconosco”.
“Stolto! Son MichelAgnolo Buonarroti.”
“Buon Dio! Che giornata oggi! L’avevo detto che era grosso. Sono ai tuoi piedi Maestro”.
“Voglio ascoltr ciò che di me qui si dice.”
“Ti assicuro che chi parla è molto competente, colto e stimato, non ti deluderà.”
“E così sia, dunque.”
“Maestro, solo una curiosità, cosa sono quei rotoli sotto il braccio? Mi fanno il solletico all’anca.”
“Disegni, studi di teste, busti”
“OH! Posso vederli?”
“Neanche morto”
“…Michelà…non ti vorrei offendere…ti ricordo che sei già morto, o non te ne sei accorto?”
“Ignobile taci! Di secolo in secolo per la mia arte io vivrò!”
“Ma non l’aveva detto Ovidio? Certo, che caratterino, mica sei cambiato, geloso come sempre della roba tua, forse sei pure peggiorato con gli anni. Vieni, da qui puoi seguire bene la lezione. Oggi ti va fatta bene, spiega la Cappella Sistina. Quando finisce l’uscita è a sinistra. Riesci ad uscire pian piano dalle mie orecchie? Addio Maestro.”
“Miaoooo. Che fatica. Ho bisogno di un po’ d’aria fresca.”
“Che dolce, sembra che aspetti qualcosa, Marco fallo uscire.”
“Frrrrrr frrrrrr, miaoooo, un po’ di aria fresca…ci voleva…che c’è adesso, miaoooo, chi è che entra dal mio naso? Grosso pure questo, ma piu’ delicato nel tocco. Chi sei?”
“Son io, Lionardo da Vinci”
“Oggi è la giornata dei giganti.”
“Son passato per vedere i marchingegni delle aule di diagnostica giù nei sotterranei di restauro, ne ho sentito parlare. Conducimi lì, ma prima mostrami questo tempio del sapere per intero.”
“Sia fatto. Che eleganza Maestro Leonardo! Sembra che questo posto a te piaccia più che a Tarquinio.”
“No, non mi piace, da fuori è un edifizio privo di armonia et grazia.”
“Miaooo! Se fate tutti così, da qui non mi muovo, oggi è tutta una critica. Questa è casa mia!”
“Me lo hai chiesto e ti ho risposto. Ora entriamo?”
“Solo se non critichi più. Chiamo qualcuno che ci apra la porta, intanto mettiti comodo, giù nella coda è meglio. Miaoooo, miaoooo. Ecco ci siamo, tieniti forte”
“Oh! Interessante, cosa sono?”
“Distributori di bevande, la’ c’è anche la macchinetta del caffè. Vuoi vedere come funziona?”
“Si, gradirei molto.”
“Aspettiamo, ma non mi tirare, dopo andiamo anche di là”
“Certo che quest’anno ho una bella classe, seguono tutti. Posso offrirti il caffè?”
“Si grazie. Certo quand’è così è un piacere insegnare. Ci vai al convegno venerdì? ”
“Leonà fermo, non ti distrarre ora, guarda bene e prendi appunti.”
“Oh! Interessante, interessante!”
“Ti porto a vedere i proiettori nelle aule. Qui c’è la lezione di Tecniche e Procedimenti Esecutivi. La porta è aperta entriamo. Osserva.”
“Stupore e maraviglia!”
“E ora, su in biblioteca, a vedere i computer. Smettila di tirare la coda, ti ho già detto che ti porto dappertutto. Peggio dei bambini. Miaoooo.”
“E questo che cos’è”
“E’ l’ascensore, ora aspettiamo che qualcuno lo chiami.”
“Lo chiami?”
“Si scusa, schiacci il bottone così si aprono le porte.”
“Ciao Flu, vieni su con me a fare le fotocopie?”
“ Flu? Fotocopie?”
“Leonardo, lascia perdere la prima parte della frase e concentrati sulle fotocopie, poi te le faccio vedere. Ecco, entriamo.”
“Ma non ho mai visto nulla di più stravagante e fantasioso. Spettacolare! Questo posto mi piace molto. Aspetta prendo appunti. E’ straordinario. Stiamo salendo senza muoverci. C’è un meccanismo a corda che ci tira su, ma come la fune esercita sua trazione? Devo sapere, vedere.”
“Leonardo, diamine, stai fermo, non puoi uscirmi ora sennò rimani chiuso qui dentro. Fermo! Miaoooo, miaoooo. Leonardo! Ma che indisciplinato!”
“Cos’hai Flu, stai male, siamo arrivati, ti prendo su io.”
“Noooo, miaoooo, miaoooo.”
“Flu, Fluuuu, come faccio a uscire ora?”
“Leonà, usa il tuo genio e buonanotte, vedrai che da solo ce la fai. Ti saluto Maestro. E non chiamarmi Flu. Il mio nome è Giove.”
“Queste anime sono suscettibili e disobbedienti. Mi hanno stufato. Per oggi l’omnibus delle anime chiude. Io vado farmi le foto con i laureati la’ fuori. Scendo a piedi che faccio prima. Ragazzi aspettatemi voglio la foto con l’alloro. Vi amoooo, vi adoroooo, per quanto siete veri. Voglio stare sempre con voi. Miaoooo, miaoooo.”
“Ragazzi c’è Giove. Vieni a far la foto, Giove.”
Foto di Maria Luisa Sanna