Il passaggio a livello di Porta Fiorentina, ovvero una storia quasi secolare, un problema mai risolto per Viterbo. Il Messaggero del 7 gennaio del 1954 denuncia per l’ennesima volta le criticità per il traffico cittadino, causa quelle sbarre peraltro azionate manualmente, che bloccano la circolazione complessivamente per due ore al giorno. Chissà cosa oggi avrebbe scritto quel cronista di quasi settanta anni fa, con la movimentazione veicolare cresciuta esponenzialmente e il passaggio a livello ancora e più che mai al suo posto. Solo le barriere spostate a mano sono state sostituite dalle sbarre elettriche. L’annuncio di una sua prossima eliminazione viene riproposto ad ogni appuntamento elettorale.
Anno Domini 1954. Così scriveva Il Messaggero il 7 gennaio
Molti lettori ci pregano di protestare energicamente per i gravi inconvenienti che si verificano al passaggio a livello di Porta Fiorentina, posto in un punto nevralgico del traffico, all’incrocio della Strada Nazionale Cassia con le strade per Orte, per Bagnoregio e per altri centri della provincia ed inoltre vera strozzatura delle comunicazioni tra il centro urbano ed alcuni dei più noti e popolosi quartieri viterbesi (zona industriale della Teverina, zona residenziale di viale Trieste, borgate di La Quercia e Bagnaia). Il passaggio a livello dalle 8 alle 20 rimane complessivamente chiuso per circa due ore perché il blocco è effettuato nella maniera più tradizionale. Noi stessi giorni fa abbiamo osservato questi fatti: giunti alle 19,20 davanti al passaggio a livello, lo abbiamo trovato chiuso; alle 19,25 abbiamo inteso un campanello che, se non erriamo, indicava la partenza di un convoglio dalla stazione di Porta Romana; alle 19,27 è passata un’automotrice. Crediamo che qualche cosa del genere avvenga per ogni passaggio di treni, ma ci sembra che le precauzioni del guardiano siano eccessive. Basterebbe chiudere le sbarre quando i treni lasciano le stazioni di P.R. e di P.F. per avere una sicurezza sufficiente. Sarebbe opportuno abolire le antiquate sbarre spinte a mano e sostituirle con quelle azionate elettricamente che sono usate nei passaggi a livello molto meno importanti. Se le nostre informazioni non sono errate, il guardiano responsabile di tante lungaggini non dipende dalle autorità ferroviarie locali, bensì da un ufficio di Roma. Non sappiamo se dobbiamo rivolgere la protesta dei viterbesi addirittura al ministero dei Trasporti, ma è certo che questa è vibrata e sentita e che bene farebbero la Camera di Commercio, l’Automobil Club e i funzionari delle FF.SS. di P.R. e di P.F. ad appoggiarla nella maniera più energica, perchè non è ammissibile che un passaggio a livello costituisca un serio ostacolo per il traffico di un capoluogo di provincia e di una parte considerevole del suo territorio. Questo disgraziato passaggio a livello è un’ossessione per gli automobilisti, per i motociclisti e per i ciclisti viterbesi anche perché presenta un fondo addirittura infernale, con le rotaie sporgenti, da vere e proprie buche che causano ad ogni veicolo dei sobbalzi paurosi. Molti guidatori evitano il passaggio a livello e passano per la cosiddetta “gabbia del cricco”, ma questa variante non risolve il problema perché anche qui il fondo stradale è orribile e la “gabbia” e un’autentica strozzatura, che mette spesso in pericolo i conducenti dei veicoli. Sappiamo che il Comune ha incaricato l’ing. Smargiassi di studiare la possibilità di eliminare il passaggio a livello di P.F. con varianti o sottopassaggi, ma i progetti redatti dal valoroso tecnico implicano la spesa di diversi milioni e non potranno essere realizzati che tra qualche anno. Per sistemare il fondo stradale e per dotare il famigerato passaggio a livello di sbarre azionate elettricamente la spesa dovrebbe essere modesta e i lavori di facile attuazione: i viterbesi esigono che si provveda al più presto.
*Luciano Costantini, giornalista professionista, ha lavorato in qualità di vice capo servizio presso la redazione centrale de Il Messaggero, occupandosi di sindacato ed economia. Rientrato in sede stabile a Viterbo, firma in qualità di direttore editoriale la testata TusciaUp. La sua grande passione per la storia è raccolta in due libri: Il giorno che accecai il Duce, Fuori le donne dal palazzo dei Priori. E’ prossima l’uscita del terzo libro, tutti editi da Sette Città. Echi di cronaca del secondo dopoguerra è una rubrica periodica su questa testata, che racconta aneddoti e fatti di quel periodo storico riportati proprio dal quotidiano romano in cui il giornalista ha vissuto il suo cammino professionale.
Documentazione tratta dalla ricerca d’archivio presso la Biblioteca di Viterbo.