Il Bar Putiferio dell’indimenticabile Ugo Cappetti nel secolo scorso è tra i più frequentati di Viterbo. Posto all’inizio di via Marconi, si fregia (si fa per dire) di questo nome, non esattamente fascinoso, perché ospita una clientela piuttosto vivace. Negli Cinquanta vi lavora Stelio Lanzi, un amore sconfinato per la lirica, accompagnato da una voce “dolce e armoniosa”, come scrive il primo marzo del ’58 T. B. (Tina Biaggi) sul Messaggero. Il giovanissimo Stelio diventa allievo prediletto del baritono viterbese, Fausto Ricci, che diventa suo grande estimatore e anfitrione avviandolo allo studio del bel canto. Percorso però troppo costoso e impegnativo, così Stelio è costretto a tornare nella sua Viterbo a coltivare un sogno mai del tutto realizzato.
L’articolo della giornalista Tina Biaggi
Fra le promesse dell’arte viterbese che fioriscono intorno, vanto e speranza di tutti i cittadini, un posto preminente spetta al giovane tenore Stelio Lanzi, il popolare barista di “Putiferio”. Non ha che venti anni, ma dal ragazzo duramente provato in un’infanzia non davvero facile ed agiata è già sorto uomo. Stelio ha una magnifica voce dal timbro armonioso e dolce. Abbiamo avuto varie volte il piacere di ascoltare brani lirici e classici cantati da lui e sempre abbiamo riportato l’impressione che al giovane il futuro serbi una meritata affermazione. La passione del canto Lanzi l’ha sempre avuta nel sangue; fa parte di lui stesso. Aveva soltanto 15 anni quando l’ascoltò per la prima volta il concittadino baritono, comm. Ricci, rimanendone colpito molto favorevolmente. Anzi il celebre artista fece di più. Preso semplicemente per mano il timido adolescente l’avviò per i difficili meandri del bel canto e per due anni fu per lui amorosa guida, plasmando, educando, addolcendo quella voce veramente potente e bella, ma allo stato primitivo. Dopo una breve parentesi di studi canori a Roma, rivelatisi sproporzionati alle sue forze economiche, Lanzi tornò un po’ avvilito alla sua città natale dove per fortunata occasione, tramite la gentile signora Leoncini, conobbe un’altra brava professoressa di canto, la concertista signora Nava e ne divenne volenteroso allievo. Da allora è passato circa un anno e mezzo; Lanzi ha trovato la sua migliore vena. Noi che lo abbiamo seguito con interesse fin dai primi studi, non possiamo che constatare con vivo piacere lo splendido cammino fatto dal giovane barista, benché handicappato da un inadatto mestiere (deve continuamente tenere le mani in acqua, passare da ambienti caldi ad altri freddi) che può pregiudicare sensibilmente la sua voce, con fermezza e fiducia si è saputo affermare brillantemente nella nostra città. Ha partecipato a concerti e spettacoli mietendo schietti applausi e riscuotendo la più benevola critica di autorevoli competenti. Ha riportato ottime classificazioni in concorsi nazionali. Attualmente spera di ottenere l’agognata audizione al Teatro sperimentale di Spoleto. Si avvererebbe il suo grande sogno di artista lirico. Nel frattempo, studia accanitamente le opere preferite, “Turandot” e “Lohengrin”. Forse un giorno lo applaudiremo artista affermato anche sul nostro palcoscenico dell’Unione. Per ora auguriamo al bravo tenore, semplice e veramente modesto, un radioso avvenire artistico.
*Luciano Costantini, giornalista professionista, ha lavorato in qualità di vice capo servizio presso la redazione centrale de Il Messaggero, occupandosi di sindacato ed economia. Rientrato in sede stabile a Viterbo, firma in qualità di direttore editoriale la testata TusciaUp. La sua grande passione per la storia è raccolta in due libri: Il giorno che accecai il Duce, Fuori le donne dal palazzo dei Priori. Venerdì 14 aprile 2023 alle ore 18 a Palazzo Gallo a Bagnaia presenterà il suo terzo libro, “O Dio con Noi o tutti in cenere”, tutti editi da Sette Città. Echi di cronaca del secondo dopoguerra è la rubrica periodica su questa testata, in cui racconta aneddoti e fatti di quel periodo storico riportati proprio dal quotidiano romano in cui ha vissuto il suo cammino professionale.
Documentazione tratta dalla ricerca d’archivio presso la Biblioteca di Viterbo.
foto cover archivio Mauro Galeotti