Elisa Pagliarello, scrittrice in erba, il valore magico della parola

di Sara Grassotti

Elisa Pagliarello

Elisa Pagliarello 17 anni li compirà il 3 luglio prossimo, di Viterbo, cresciuta al quartiere Villanova in breve tempo è salita sul podio due volte: con la poesia all’ IX premio internazionale  Masio Lauretti, con una menzione d’onore per  suo componimento, dal titolo “Dolceamara”, poi un secondo posto ex-quo al recente premio Vismara, ideato dall’ Istituto Santa Rosa, la  scuola dove frequenta il terzo anno del Liceo delle scienze umane, indirizzo economico sociale. Premio che si lega a quell’Istituto Magistrale di cui il professor Vismara è stato un esimio docente nelle materie letterarie, ha formato tanti dei giornalisti che si sono posizionati nella professione in ambito locale e non solo. La passione per lo scrivere Elisa l’ha scoperta nella scuola elementare grazie a un tema in cui veniva chiesto di parlare di se stessi, in modo interiore, non banale. “Riuscii a impressionare la maestra, che quell’elaborato lesse alla classe. Fu la sprone alla lettura, alla riflessione, alla confidenza con la penna che rimane il mezzo più intimo per fissare su un foglio pensieri e parole”. Per Elisa, come per gli altri autori della Generazione Z (quella nata dopo il 1995), la scrittura è un bisogno: “L’urgenza di esprimere emozioni, sensazioni a volte anche una solitudine che non avrei potuto raccontare in altro modo”.

La promettente scrittrice si presenta così:

La prima domanda è d’obbligo. Uno scrittore deve essere un affamato
lettore
?

Sì, assolutamente, per essere scrittori c’è inevitabilmente bisogno di
essere avidi lettori: non solo per padroneggiare la lingua (e rendere di conseguenza ciò

che si scrive più fluido e più piacevole da leggere) ma anche per ampliare il propri
o punto
di vista e arricchire il proprio bagaglio personale di conoscenze, soprattutto per poter

comprendere e poter
parlare a 360° dei contenuti di cui si andrà a scrivere.

Una solida conoscenza della lingua italiana è fondamentale. Dedichi tempo
preciso
a imparare le regole grammaticali e a migliorare la tua scrittura?

Sì, ogni volta che scrivo mi impongo di dedicare diverso tempo a rivedere quello che ho
realizzato a livello grammaticale.

Penso che la grammatica sia il punto di partenza per far
si comprendere in generale con più
facilità; per questo dedico
del tempo per verificare di aver usato le regole
grammaticali giuste e cerco sempre uno spunto per migliorare la sintassi.

Quali sono i tuoi libri e qual è l’autore contemporaneo che più ami?

Due libri che ho letto recentemente e che mi hanno colpita sono Fahrenheit 451 di Ray
Bradbury e 1984 di George Orwell,
soprattutto per la marea di metafore e significati
simbolici che hanno e che trascendono il filo del racconto.

Poi nel mio cuore c’è sicuramente la saga de L’amica Geniale di Elena Ferrante, che è

anche una degli autori contemporanei che
amo di più.

Intendi partecipare a corsi di scrittura creativa per ricevere suggerimenti e
migliorare?

Mi piacerebbe molto partecipare a dei corsi di scrittura creativa, proprio perché sono
spunti
di miglioramento. Penso che scrivere non sia qualcosa di finito ma qualcosa di mutevole, che può essere alimentato nel tempo: per questo ricercare spunti e consigli è qualcosa che ho sempre reputato fondamentale in un percorso come aspirante giornalista e scrittrice.

Hai vinto un premio di poesia e uno di narrazione. Quali delle due dimensioni
preferisci?

Nonostante sia stato il mondo della poesia quello a cui mi sono avvicinata con serietà
per primo (durante le medie), ho sempre prediletto quello della narrativa. Trovo molto più

suggestivo raccontare una storia, descriverne i risvolti e i dettagli. Anche se penso

comunque che la poesia sia una
delle forme d’arte migliori per “fare un
ritratto” (proprio come nell’arte) dell’argomento o della scena di cui si parla.


Quanto secondo te l’intelligenza artificiale penalizzerà il talento e la creatività
nella scrittura’?

Penso che tutta la macroarea dell’arte che comprende anche la scrittura verrà
fortemente
penalizzata dall’intelligenza artificiale, soprattutto in futuro, quando le
prestazioni di questi
strumenti saranno ancor più ottimizzate.
Anche se  l’I.A. è pur
sempre un mezzo sviluppato ad hoc per simulare l’intelletto
umano, e proprio per questo motivo penso che
il progresso di questo strumento influirà
anche
sull’estro.


La tua è una passione ben delineata, quali percorsi intendi intraprendere
finito l’Istituto superiore?

Non ho ancora ben chiaro quali saranno i miei piani finito il liceo. Grazie al concorso in
onore del prof. Vismara ho conosciuto la mia propensione per il giornalismo, e sento di credere che sia
questo il mio obiettivo finale; per quanto riguarda gli studi universitari, devo ancora mettere in ordine le idee.
Grazie al mio
attuale percorso di studi ho capito che le materie d’indirizzo (le
scienze umane, il diritto e l’economia)
sono per me delle opzioni valide da valutare una
volta diplomata.


Quando hai capito che scrivere era il tuo progetto di vita?

E’ stato subito dopo la seconda premiazione del concorso Vismara: quando ho realizzato di essermi classificata una seconda volta, ho capito che scrivere per me non è solo una propensione, ma è anche quello che vorrei fare nel futuro.
Prima di allora non ci avevo mai pensato
, anzi, ero sempre stata piuttosto confusa. Ma la
premiazione ha delineato quello che voglio fare da grande.


Nell’era in cui internet sviluppa nuovi linguaggi che ne pensi dello
Storytelling? Lo trovi affine a te?

Dello Storytelling, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata la retorica dei filosofi sofisti, “l’arte del conviviare tramite il linguaggio” usandolo affinché sia coinvolgente ed accattivante per chi ascolta.
Proprio per questo motivo penso che
essendo una pratica nata circa 500 anni prima
di Cristo
, lo Storytelling (quindi la ex retorica) sia uno strumento di certo molto valido e
soprattutto rispondente
per quanto riguarda sia i contenuti commerciali  e di  marketing che della politica e del personal branding.

 

Viterbo è una città che ispira la tua scrittura? Nei tuoi scritti ne usi le
ambientazioni che più ti sono famigliari?

Tutti i posti che ho visto hanno sempre ispirato la mia scrittura. Anche viaggiare è una mia
grande passione, ed ho
la fortuna di averlo fatto sin da quando ero più piccola fino ad ora,
abbastanza spesso.

Ogni volta che visito un posto, qualcosa di esso rimane sempre in me e mi segna: questo

ha le sue influenze anche nella scrittura, chiaramente. È capitato molte volte che
scrivessi
una poesia o una storia che parlassero di quanto avevo visto nei miei viaggi.

Succede altrettanto con Viterbo. S
crivere di Viterbo mi ha sempre
ricordato della differenza tra i luoghi che ho
visitato e la città dove vivo da quando sono
nata: il calore di un posto così familiare.


Chi è secondo te il più grande scrittore italiano ancora in vita?

 
Per quanto riguarda gli autori italiani, non credo di poter stabilire chi si
a, a mio parere, il
più grande ancora in vita, ma se dovessi prenderne uno che sia emblematico dell’abilità

dei nostri autori sceglierei Elena Ferrante, la scrittrice invisibile.

La sua scrittura è molto diretta e, secondo me, è
proprio questo a rendere la sua
produzione unica
e a valorizzare la sua grandissima capacità. Sono romanzi ben scritti, con personaggi descritti a fondo e una trama che parla della vita vera, soprattutto dell’amore, dell’amicizia, del rapporto fra uomini e donne, del ruolo di queste ultime nella società.

E il tuo futuro come lo vedi?

Un continuo saliscendi che comporta studio, informazione e fantasia.

La chiamiamo generazione Z, ma è quella che evoca quello che Pavel Florenskij chiamava “Il valore magico della parola”.

 

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