La fine di ogni anno è puntualmente il momento dei bilanci. Il Covid ha mandato i conti in rosso: ovunque e comunque. Il 2020 è archiviato come annus horribilis, mentre quello che sta per partire viene immaginato come l’anno della ripresa. Di più: della rinascita. Elvino Pasquali dal primo marzo scorso è direttore della Coldiretti di Viterbo: “Sono arrivato praticamente con il lockdown e con i miei collaboratori ho dovuto adottare immediatamente misure di emergenza perché l’agricoltura non può rimanere ferma. Abbiamo attivato presidi attivi in tutta la Tuscia. Abbiamo dovuto dare certezze a tutte le 6.000 aziende che rappresentiamo. Una delle principali preoccupazioni è stata quella di attenzionare le varie filiere anche rispetto a possibili tentativi di speculazione. Voglio dire che è stato fatto un lavoro mirato in tutti i comparti agricoli ed è stato svolto un compito sociale primario>.
Cioè?
“Non abbiamo fatto mancare il mangiare. A nessuno. Non era facile, ricordo bene gli assalti ai supermercati nella prima settimana di marzo. Sembrava una guerra. Vorrei dire, senza esagerare, che i nostri agricoltori sono stati gli “eroi del cibo”. E questo di fronte ad una situazione quasi drammatica, con il 57% delle nostre aziende che sono andate in sofferenza. Le ricadute si sentono e continueranno a sentirsi: oggi siamo a un livello di oltre il 10% di perdite, nonostante per il mondo agricolo siano stati stanziati due miliardi e cento milioni di euro. Venti/venticinque milioni soltanto per le aziende della nostra provincia. In realtà nel periodo estivo c’era stato un netto recupero che però non ha compensato l’arretramento che si è registrato negli ultimi mesi, nelle ultime settimane, con la seconda ondata del virus. Tanto è vero che abbiamo attuato una forte azione per Natale anche e soprattutto sul versante del supporto sociale. L’esercito dei nuovi poveri purtroppo quest’anno raddoppierà ed è un dato allarmante. Abbiamo così iniziato alla vigilia di Natale, attraverso le parrocchie e le associazioni di volontariato, la distribuzione di pacchi spesa contenenti le nostre eccellenze. Vorremmo fare in modo che tutti, in questo periodo difficile, abbiano un pasto dignitoso. Abbiamo iniziato l’operazione su Viterbo, ma arriveremo un po’ in tutti i centri mediante l’attivazione delle nostre strutture territoriali”
Come avviene la distribuzione?
“Be’ con il sistema del cosiddetto cibo sospeso, raccolto nei nostri centri e, in seconda battuta, ascoltando i suggerimenti che ci vengono da persone che sono impegnate sul versante della solidarietà sociale. Per esempio, i parroci dei paesi che conoscono meglio di tutti le varie situazioni familiari. Quindi le necessità. In quei casi facciamo arrivare dei pacchi con i nostri prodotti a titolo assolutamente gratuito”.
Cosa si attende Coldiretti dal 2021? Concretamente, senza ricorrere all’astrologia.
“La nostra priorità è quella della liquidità. Cioè delle risorse che si renderanno disponibili in tempi brevi, accompagnate da un taglio dei lacci burocratici che rischiano di appesantire la ripresa. E poi serve un nuovo modo di pensare il futuro. Cioè un nuovo modello di sviluppo anche nell’agricoltura>.
Può essere più preciso…
“Parlo dell’agricoltura del sociale. Le aziende impegnate in questo settore sono passate da 1.300 a 9.000 dal 2013 al 2019 con servizi equivalenti a 12,5 miliardi di euro per un risparmio consistete per il sistema pubblico. La provincia di Viterbo in questo momento rappresenta il 49,8% delle aziende agricole regionali impegnate nel sociale. Viterbo è la provincia leader sia per le esperienze che per le linee virtuose segnate in questi anni di attività. Cosa vuol dire in concreto? Che cerchiamo di coniugare il lavoro alle esigenze e alle disponibilità personali dei lavoratori e non più in modo indifferenziato come accade oggi. Sempre più giovani e nuove imprese agricole si stanno avvicinando a questo mondo”.
Perché un giovane oggi dovrebbe scegliere di fare l’agricoltore anziché un’altra professione, magari più comoda?
“Perché è una delle poche strade che riesce ancora ad offrire concreti sbocchi di lavoro. Cioè delle certezze. Basti pensare che nella nostra provincia in un quinquennio il numero degli affiliati a Coldiretti è cresciuto di circa 600 unità. Nel contesto dello sviluppo di una agricoltura sana che valorizzi le eccellenze della terra. In questo caso della Tuscia”.