Ermanno Manzetti: “Recitare è come respirare”

di Paola Maruzzi

Ermanno Manzetti-cover

Classe 1978, Ermanno Manzetti calca le scene teatrali da oltre vent’anni passando con versatilità da ruoli attoriali classici a quelli più sperimentali. Videomaker, regista e musicista, ci racconta cosa significa puntare il tutto per tutto per approccio poliedrico all’arte. Pur essendo in perenne movimento, ha un legame viscerale con la Tuscia. In particolare il suo sguardo è diretto a Barbarano, un paese dalla “perpetua potenzialità che deve ancora prendere il coraggio a due mani e spiccare davvero il volo”.

Come è nata la tua passione per la recitazione e dove ti sei formato?

So che suona poetico dire per caso, ma in parte è così. Sono sempre stato appassionato di cinema e musica, e quando a vent’anni un amico mi propose di entrare in una compagnia che stava mettendo in scena la mia opera del cuore (Jesus Christ Superstar) l’ho preso come una sorta di segno del destino. Non ho avuto una formazione “canonica”, ma quello spettacolo è stata la partenza di un ventennio ininterrotto in cui ho recitato in qualsiasi tipo di forma teatrale (musical, commedie americane, napoletane, teatro-danza, reading, etc.), imparando praticamente tutto sul campo. All’attività di attore (sia in teatro che in cortometraggi) si è affiancata quella di cantante, regista e compositore. Attualmente sto componendo un musical e ho scritto spesso le musiche per i miei spettacoli.

Chi sono i tuoi maestri in campo artistico?

La mia attività teatrale è principalmente rivolta al teatro musicale, perciò metterei fra i miei riferimenti Andrew Lloyd Webber e Boublil & Schönberg. Nella musica “pura” considero Mike Oldfield il più grande compositore dell’ultimo secolo. Per il cinema invece ho sempre in mente l’Edgar Reitz di Heimat e il Jean-Daniel Pollet di Mediterranée. 

Quali rinunce e sacrifici deve mettere in conto un ragazzo che sceglie di intraprendere la strada della recitazione?

L’arte non è un lavoro come gli altri ma in realtà lo è perciò via tutte quelle fesserie sul sogno di cui si nutrono aberrazioni come talent show e film. Devi fare l’artista perché non puoi fare altro, e lo devi fare con la stessa naturalezza con cui respiri. Sono necessari tanto tanto lavoro su se stessi, tanto studio (dopo anni da autodidatta io stesso mi sono rimesso a studiare con maestri) e una vagonata di umiltà. Devi stare su un palco perché ti senti bene là sopra. Servono impegno, ma anche tanta tranquillità e a morte l’ansia.

Che legame hai con la Tuscia e quali pensi siano le sue potenzialità in campo artistico?

Un legame fortissimo che parte da mia madre e dalla mia famiglia, radicata qui da secoli. È l’unico luogo dove riesco a sentirmi a casa, dove il vestito non è mai troppo largo né troppo stretto. Artisticamente ha la forza dell’antichità e della storia, la capacità di guardare al futuro con uno sguardo placido e mai fuori posto. Possiede gli scenari più perfetti, con quel matrimonio cromatico fra sole e tufo che fa da scenografia a ogni possibile racconto.

Oltre ad attore sei anche videomaker: quali lavori hai realizzato e cosa ti piacerebbe fare in tal senso?

Video, documentari, spettacoli teatrali e corti. Per sintetizzare citerò una cosa mia e una fatta per altri: ho restaurato il leggendario film opera rock Orfeo 9 di Tito Schipa Jr. e creato l’edizione in triplo dvd, con otto ore di contenuti speciali, in modo completamente autonomo e occupandomi di ogni aspetto. Una follia, ma è stato un gran successo.
Fra le mie opere posso citare 1999. Nell’anno in questione scrissi un poema, mettendo in versi ogni singola giornata. Nel 2022 decisi di ripercorrere la stessa strada, realizzando una versione filmata del poema, girando e montando un video al giorno per 365 giorni. Oltre a realizzare i film che ho progettato, mi piacerebbe lavorare al recupero di opere cinematografiche perdute, specialmente del periodo muto.

Che tipo di fermento culturale esiste a Barbarano Romano e quale contributo stai dando a questa piccola virtuosa realtà?

Barbarano vive la strana situazione di essere una perpetua potenzialità che deve ancora prendere il coraggio a due mani e spiccare davvero il volo. Negli ultimi anni si stanno moltiplicando gli eventi, fra i quali non posso che spudoratamente citare anche le cose che sto realizzando con la mia collega e amica, la giornalista Giovanna Rossiello (duetti teatrali e passeggiate racconto). Ma sono sempre isole sperdute di un arcipelago che faticano a fare squadra e collaborare. Gli orti vanno bene, ma gli orticelli mai! Comunque vedo un netto miglioramento negli ultimi tempi, e sono totalmente fiducioso. Barbarano ha un’anima palpabile, che ti abbraccia appena ci metti piede, e l’arte non può che esserne il vestito.

Ermanno Manzetti

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