Un componimento teatrale con protagoniste due donne che parla di emozioni, incomunicabilità e verità nascoste, esaminando il conflitto fra la volontà di sopravvivere e il suo opposto, uno spettacolo di grande coinvolgimento scenico che induce alla riflessione, bello da vedersi. In programma al Mat a Viterbo nei giorni 17 e 18 novembre prossimi. Proviamo a chiedere qualcosa in più a una delle due interpreti, che recita il ruolo della madre, Fabiana Pagani.
Fabiana Pagani, dopo il successo della scorsa estate a Roma, l’arrivo a Viterbo. Cosa vi aspettate?
La nostra aspettativa è che il pubblico sia disposto a emozionarsi. Lo spettacolo è molto toccante e sono sicura che le persone usciranno coinvolte e profondamente commosse. Il nostro lavoro è proprio quello di arrivare alla mente, al cuore e alla pancia dello spettatore. Il teatro è un luogo magico e poetico che ha bisogno del pubblico per esistere e noi speriamo che il pubblico si avvicini al MAT per immergersi per un’ora in un atto poetico.
Lo spettacolo è incentrato sul rapporto fra una giovane donna malata di epilessia intenta a preparare il proprio suicidio e una madre che cerca disperatamente di farle abbandonare il progetto. Lei come interpreta il ruolo della madre? Quanto il coinvolgimento emotivo?
Non essendo madre, ma avendo un forte istinto materno, ho lavorato sul mio intenso desiderio di maternità e sulla malattia di un essere umano, cosa che conosco molto bene. Giulia Achilli, che interpreta mia figlia, ha una sensibilità che mi aiuta a vivere il personaggio in modo reale. Questo è un lavoro di squadra, se non funziona una di noi, non funziona niente. Io e lei funzioniamo insieme perché tra noi c’è sintonia e abbiamo lavorato duramente per creare questo difficile ma intenso rapporto.
Un dramma fra due donne che parla di emozioni, incomunicabilità e verità nascoste, analizzando il conflitto fra la volontà di sopravvivere e il suo opposto. Un tema secondo lei dominante nel contesto sociale di oggi?
Io credo che sotto diversi punti di vista il tema sia molto attuale. Viviamo in un mondo dove siamo invasi da una informazione veloce che arriva da tutte le parti del mondo ma fra noi essere umani a regnare sovrana è l’incomunicabilità, la mancanza di ascolto e di empatia. Tutto questo porta a comportamenti isolanti, aggressivi, violenti e perfino a scelte estreme come il suicidio davanti a una telecamera per essere visto e riconosciuto da più persone.
A dirigervi è Danny Lemmo, già componente dell’Actors Studio di New York, ora stabilmente in Italia come insegnante, regista e acting coach. Quanto la sua mano avvalora il tema delicato dello spettacolo?
Danny Lemmo ha la sensibilità, l’esperienza giusta per portare in scena questo testo con profonda umanità, rispetto e delicatezza. E’ stato lui a proporcelo e io e Giulia ce ne siamo innamorate subito. Danny si immerge nel testo, lo analizza nei minimi particolari e cerca di cogliere il senso più profondo di ogni singola parola. Lavorare con lui è emozionante, stimolante e costruttivo. Riesce a emozionarmi sempre.
Cosa vorrebbe dire al pubblico di TusciaUp, in dominanza femminile, per spingerlo ad assistere allo spettacolo?
Questo è uno spettacolo principalmente per le donne perché parla di un legame che ci tocca tutte nel profondo. In fondo essere madre fa parte del nostro Dna e anche se a volte sbagliamo o non ci comportiamo bene nei confronti dei nostri figli, il dialogo è l’unica strada possibile per crescere insieme e imparare a rispettarsi reciprocamente.
Soggiornerete a Viterbo? Conosce la città?
Sì soggiorneremo a Viterbo. Tutti e tre conosciamo molto bene la città, ma è talmente bella che non ci stancheremo mai di visitarla. E io non vedo l’ora di approfittare delle ore di pausa per andare in giro a fare la turista.