Fattoria La Gioconda: quando la campagna fa scuola

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Stefano Corbianco è la risposta vivente e sorridente a chi va sostenendo che gli uomini di una volta non si trovano più. Dalle sue parole traspaiono l’orgoglio delle proprie origini e la passione che mette nella sua attività di imprenditore agricolo, la sua fiducia nelle nuove generazioni e la voglia di trasmettere i valori che lui, cresciuto in campagna, ha respirato e fatto suoi da sempre. La Fattoria Didattica “La Gioconda” è un piccolo paradiso tra Celleno e Bagnoregio, in un territorio inciso dalla natura e dalla storia, a due passi dai Calanchi e dalle vestigia affascinanti di Ferento. Qui la primavera si è già rivelata in pieno e la luce che inonda i prati e gli alberi parla apertamente di risveglio. L’azienda agricola di famiglia, che utilizza il metodo biologico, si estende su circa 30 ettari coltivati a cereali, olivi e frutta. La sua organizzazione zootecnica moderna ha fatto sì che con il tempo molti studenti universitari compissero stage presso le sue strutture e prove sperimentali su tesi.

Stefano Corbianco però ha voluto rivolgersi anche alle nuove e nuovissime generazioni. Molte scolaresche, dall’asilo alle superiori, provenienti dall’intera provincia di Viterbo ma anche dalla vicina Roma, sono già venute accompagnate da insegnanti e genitori, per un’immersione rigenerante nell’atmosfera e nei riti della civiltà contadina, che per la Tuscia rappresenta patrimonio comune e fondante. “Fino alla nostra generazione si aveva familiarità con la natura, con la terra e le sue potenzialità” esordisce Corbianco. “Non tanto tempo fa, molti vivevano ancora in campagna, e chi viveva in città aveva comunque uno zio o un nonno con un pezzo di terra, degli animali da cortile, vigne e oliveti. La vendemmia, la raccolta delle olive, erano occasioni in cui la famiglia si riuniva e il lavoro diventava piacere conviviale. I bambini e i ragazzi di oggi non sono stati così fortunati, e spesso non hanno mai visto con i propri occhi un vitellino o un maialino appena nati. Da qui la mia idea di creare la Fattoria Didattica”. Alla Fattoria esistono varie tipologie di “percorsi”, attraverso i quali far sperimentare ai bambini e ai ragazzi le usanze e i riti della tradizione contadina.

Le esperienze vengono concordate in modo preventivo con le insegnanti, in modo che possano essere un vero e proprio arricchimento al percorso didattico che essi compiono a scuola. Stefano, perito agrario e laureando in veterinaria, illustra in modo divertente e accessibile, e allo stesso modo competente, il percorso di maturazione dal fiore al frutto, le varie fasi della nascita e della crescita degli animali presenti nella fattoria. Insegna a riconoscere le varie tipologie di uova. “Uno degli spettacoli più amati dai bambini è la schiusa delle uova. Assistono a bocca aperta al miracolo della nascita dei pulcini e dei vitelli. Prendono in braccio i conigli e ne accarezzano la pelliccia morbida”. Le esperienze che si possono fare alla Fattoria Didattica “La Gioconda” coinvolgono tutti i sensi dei bambini. “Spesso devono vincere delle resistenze iniziali, ma presto imparano il piacere di accarezzare il muso di un vitellino o di partecipare direttamente alla mungitura del latte”. Dopo aver accompagnato le scolaresche attraverso le strutture aziendali, Stefano e il suo team illustrano la lavorazione del latte, dalla mungitura alla ricotta e al formaggio.

I bambini e i ragazzi possono poi realizzare personalmente la marmellata, la pasta e il pane, impastando con le proprie mani la farina e le uova e cuocendo la loro personale pagnotta, da portare a casa. “Ho sempre pensato che una lezione senza coinvolgimento personale fosse sterile e fine a se stessa. Vorrei invece che i ragazzi che vengono alla Fattoria portino con sé il ricordo di un’esperienza vera”. La signora Gioconda, pilastro della famiglia Corbianco, prepara a mezzogiorno pizza a volontà per tutti. Presso la Fattoria è possibile inoltre la degustazione di prodotti tipici, piatti tradizionali della Tuscia. “Il mio fine ultimo è emozionare i ragazzi e far riscoprire loro i valori di una volta, attraverso la conoscenza di lavori manuali e preziosi. Di realtà semplici ma non per questo meno importanti e attuali” conclude Stefano. “Un patrimonio che sarebbe un peccato disperdere”. 

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