Ferdinando Bastianini: “Faremo rinascere la banda musicale Dobici”

di Luciano Costantini

Ferdinando Bastianini

“Far rinascere la banda musicale Cesare Dobici è una nostra priorità. Un nostro obiettivo”.  Più che un impegno formale, quasi un giuramento, non fosse altro perché avviene in un luogo sacro, ai piedi dell’organo della cappella di sinistra della Chiesa della Verità a Viterbo. Parole e musica (è il caso di dire) del maestro Ferdinando Bastianini, presidente dell’associazione e Centro Studi intitolato al compositore e musicista viterbese. Una chiacchierata in pit line, sotto il gigantesco strumento a canne. Il maestro, piede sull’acceleratore, è pronto a staccare: “Sono viterbese, diplomato in pianoforte, in organo, direzione di coro, insegno in conservatorio lettura della partitura. Sono stato per ben 27 anni in quello di Fermo. Mi sono cimentato perfino in pianoforte jazz. Ora insegno alla scuola musicale di Viterbo. E sono l’organista di Santa Rosa”.

“Vuol dire l’organista principe di Viterbo…”.

“Diciamo l’unico, anche perché di organisti non siamo tantissimi. La musica, grazie alle sollecitazioni di una zia, la amo e la frequento da quando avevo 5 anni. Ne ho 60, faccia lei il conto”.

Come nasce l’associazione Cesare Dobici?

“Allora, io sono anche l’accompagnatore del coro “San Giovanni” di Bagnaia. E proprio con i coristi, nel 2012, ebbi l’occasione e la fortuna di parlare di Dobici. Devo dire che molti di essi ne ignoravano persino l’esistenza. Poi crebbe l’interesse fino al punto da sollecitarmi ad allestire degli incontri mirati. In parole povere, la riscoperta di Cesare Dobici è dovuta al Coro di Bagnaia, in particolare a Loredana Serafini che il Coro dirige e che ora è vice presidente della nostra associazione. Abbiamo organizzato convegni interessantissimi con grandi personaggi all’Università e alla Chiesa della Trinità. Nel 2012 abbiamo restaurato e sistemato a Prato Giardino anche un busto del musicista. Prima il busto, nel 2012 appunto, e subito dopo è nata l’associazione”.

Quanti siete?

“Una quindicina gli iscritti, compresi alcuni romani, ma tantissimi i simpatizzanti”.

Non c’è un’assurda sproporzione tra il ruolo dell’associazione e il numero di iscritti? Dobici non meriterebbe maggiore attenzione?

“Sicuramente. Ma purtroppo egli ha prodotto quasi solo musica sacra e il Concilio Vaticano II, con l’obbligo della messa in italiano, non ha certo aiutato a farlo conoscere”.

E la città lo ha aiutato?

“Non molto anche se noi abbiamo cercato e cerchiamo di trasmettere la sua grandezza”.

Rimanendo inascoltati….

Gran sospiro. “Diciamo che si fa gran fatica. Si dà più spazio a tutto ciò che fa audience immediata. A ciò che offre risultati certi e rapidi. Ma accade ovunque, non soltanto a Viterbo. La musica sacra evidentemente non è lo strumento più adatto a fare cultura. Lo sappiamo bene. E poi c’è la mancanza di soldi che non aiuta”.

Programmi? 

“Per il prossimo 25 aprile abbiamo organizzato una visita al Cimitero sulla tomba del maestro in ricordo dell’ottantesimo anno dalla morte. Poi stiamo allestendo un incontro musicale presso la sala del Quattrocento di Santa Rosa. Non bisogna dimenticare che Cesare Dobici era uomo di chiesa. E ancora, stiamo preparando una pubblicazione con la sua opera omnia. Be’ pensa che tutto questo sia sufficiente per smuovere l’interesse? Lo spero, ma non ne sono affatto sicuro”.

E senza soldi non si va da nessuna parte.

“In effetti noi ci autofinanziamo con quei pochi denari che incassiamo con i concerti”.

Niente contributi pubblici?

“Ci ha aiutato solo la Fondazione Carivit”.

Almeno sui giovani si può contare?

“La risposta è incoraggiante come è avvenuto, per esempio, con le visite delle medie Egidi e Vanni al conservatorio di Fermo. Stiamo, insomma, lavorando per portare Dobici nelle scuole”.

Si può pensare a una banda musicale intitolata a Dobici ?

“C’era ed è scomparsa. Da decenni. Per la verità, si è provato diverse volte a rifondarla, ma sempre con esiti disastrosi. Noi siamo determinati a riprovarci anche per ricostruire la storia musicale di Viterbo. E’ assurdo che oggi, per Santa Rosa, dobbiamo chiamare la banda di Vejano o di altri paesi. Purtroppo a Viterbo manca un conservatorio. Vero è che c’è dal ’79 una Scuola Musicale, che prepara gli allievi ad entrare nel conservatorio, ma probabilmente sarebbe stato il caso di farne prima una sede distaccata di Santa Cecilia e dopo trasformarla in conservatorio”.

Ci sono giovani musicisti o aspiranti tali, interessati a formare una banda musicale tutta viterbese?

“Ci sono e non soltanto a Viterbo. Molti ci chiedono solo la possibilità di cominciare. E’ chiaro che un sostegno finanziario all’operazione non soltanto sarebbe benedetto, ma essenziale”.

La prossima iniziativa dell’associazione?

“L’installazione di una targa turistica in via Cesare Dobici. Anche se…”.

Anche se….

“Questo grande musicista meriterebbe qualcosa di più che il nome e il cognome ad anonima strada accanto ai gabinetti pubblici del Sacrario”.

 

Nessuna descrizione della foto disponibile.

La Banda musicale “Cesare Dobici” (Viterbo 1873 – Roma 1944) riunita in una foto ricordo.
Al centro è il sindaco Domenico Smargiassi, alla sua destra il cav. Ferruccio Gatta, alla sinistra è il maestro Otello Benedetti.
Dietro è Fernando Giuliani, Giovanni Epistolari e dietro ancora sono Mario Cioccoloni, Robespierre Bizzarri e in ultima fila in alto il 3° da sinistra è Giuseppe Roberti.
                (Archivio Galeotti su g.c. di Giuseppe Roberti)

 

 

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI